5 Settembre 2022 - 8.38

Elezioni – FdI sopra il 30% in Veneto?

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Non ho alcuna ambizione di fare il profeta, ed il futuro, come si usa dire, “E’ nelle mani di Dio”, ma pur con tutte le cautele che sono dovute quando si parla di previsioni, ho la netta sensazione che il dopo-Zaia in Veneto non solo sia già cominciato, ma sia un processo già ampiamente avviato, che quasi sicuramente si materializzerà concretamente il prossimo 25 settembre.

Ma non il dopo-Zaia immaginato da Enrico Letta, che sta battendo i mercati rionali, le case di riposo, i piccoli borghi della nostra Regione sostenendo che “L’era Zaia è ormai al tramonto, e noi vogliamo esserci”, immaginando una rimonta della sinistra in Terra di San Marco.

Il Veneto è sempre stato una brutta bestia per la “gauche”. Il Veneto profondo, non quello delle città come Padova dove certe ammucchiate “civiche” vincono le comunali, è sempre stato, per dirla con una parola forse abusata, “di centro”.

Prima democristiano, poi leghista, e se qualcuno si illude che il Veneto possa diventare un’altra Emilia Romagna od un’altra Toscana è decisamente fuori strada.

Difficilmente i veneti voteranno un Pd che si sta progressivamente spostando più a sinistra, che ha come compagni di viaggio esponenti di cultura comunista come Fratoianni, e che nonostante le dichiarazioni contrarie, continua a fare l’occhiolino a Giuseppe Conte ed ai 5 Stelle.

E quindi? Se non sarà la sinistra a determinare il dopo Zaia chi lo farà?

Un partito formalmente alleato che risponde al nome di Fratelli d’Italia.

Non è un mistero, e l’ho già scritto più volte, che dentro la Liga Veneta stiano montando i malumori per la gestione “centralista”, qualcuno la definisce “stalinista” di Matteo Salvini.

E non sono un mistero nemmeno la disaffezione, la delusione, conseguenti alla compilazione delle liste, che ha falcidiato territori ed esponenti da sempre leghisti, quelli che in qualsiasi partito si definiscono lo zoccolo duro.

E non meraviglia se il malcontento maggiore si riscontri nella Marca Trevigiana, da sempre “cuore pulsante della Liga”.

E la riprova la troviamo nelle cronache, che riferiscono che il tradizionale gazebo della Liga al mercato settimanale di San Liberale è stato prima annunciato e poi cancellato.

Quel gazebo del giovedì costitutiva un appuntamento immancabile per i militanti della Liga, ed è emblematica la motivazione con la quale il Segretario della Sezione di Treviso ha avvisato che la cancellazione era dovuta alla “mancata presenza di personale della sezione”.

Un bel modo per dire che, sembra per la prima volta da che esiste la Liga, militanti e volontari hanno snobbato l’appuntamento.

Forse avevano tutti di meglio da fare?

Difficile pensarlo. E’ evidente che si tratta di un campanello d’allarme, e ascoltando qualche mio amico leghista di lungo corso ho l’impressione che nel corpaccione leghista ci siano molti che stanno pensando di votare i nemici-amici meloniani, un po’ per delusione, ed un po’ per “dare una lezione” a chi ha ridotto la “Liga Veneta” ad un ruolo di vassallo della Lega Lombarda di Salvini.

D’altro canto cosa ha portato la gestione del Capitano per il Veneto? Una battaglia per l’autonomia regionale differenziata mai veramente combattuta a Roma, e sacrificata alle mire nazionali di Salvini? Una gestione centralistica basata su commissari di stretta fede salviniana? Liste compilate da quegli stessi commissari imposti dall’alto?

Naturale che coloro che ricordano la Lega di qualche anno fa, quella in cui le sezioni contavano, quella in cui i militanti erano ascoltati, quella in cui i candidati erano espressione dei territori, si sentano quanto meno “scavalcati”.

E qui si inseriscono i Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, che hanno capito che i temi dell’immigrazione e della sicurezza, cavalli di battaglia di Salvini anche in queste elezioni, non scaldano più i cuori dei veneti, che altre sono le preoccupazioni, che altri sono i temi sul tappeto.

Fratelli d’Italia che hanno adeguato i loro programmi, ed hanno cominciato a mandare messaggi ben precisi al mondo produttivo veneto, che ha mal digerito la caduta del Governo Draghi per mano anche della Lega.

E così gli esponenti di Fratelli d’Italia hanno cominciato in terra veneta a parlare dell’ “Italia che produce e che lavora”, ponendo al centro della loro proposta politica le ragioni del lavoro e della crescita.

«La priorità è far ripartire la nazione attraverso le sue imprese, soprattutto in una regione come il Veneto fatta di tante piccole e medie attività, ossatura della società e modello di sviluppo. Non siamo cambiati, è ciò che ci circonda che è mutato, la gente ci chiede di pensare prima alle fasce deboli, alle aziende. Non a ius soli, ddl Zan, o a chi riceve il reddito di cittadinanza e rimane sul divano. I soldi vanno dati a chi ne ha bisogno”, ha affermato il coordinatore regionale Luca De Carlo.

Capite bene che messaggi come questi sono musica per le orecchie degli imprenditori, ma anche per una popolazione che ha sempre fatto del lavoro uno dei principali valori della società veneta.

Negli ambienti politici girerebbe un sondaggio di cui tutti hanno sentito parlare ma che rimane custodito nei cassetti più segreti. Lì, nero su bianco, ci sarebbe scritto che per la prima volta Fratelli d’Italia prenderebbe in Veneto più voti della Lega. Nella terra del 70% al governatore Zaia, del 49% alle europee 2019, del 32% alle politiche del 2018, il Carroccio tornerebbe in una forbice calcolata fra il 20 e il 22%. E Fdi, sempre secondo questo sondaggio “riservato” che fa tremare i leghisti, avrebbe un punto e mezzo in più: una rivoluzione.

A dirla tutta ce ne sarebbe anche un altro sondaggio che gira, elaborato dall’Istituto Noto su tutte le Regioni d’Italia, secondo cui FdI otterrebbe nei collegi Veneti alla Camera fra il 28 e il 35%, e la Lega fra il 19 e il 22%.

Forse quest’ultimo è esagerato (ma vedi mai che invece….), ma basta quel quel punto e mezzo che sembra molto molto vicino alla realtà a preoccupare, giustamente, i vertici leghisti.

Se questi fossero i risultati del 25 settembre, se FdI superasse la Lega, come non pensare che alle prossime regionali Giorgia Meloni non pretenda un Governatore del Nord?

Escluso Attilio Fontana che Salvini ha già blindato in Lombardia, ed escluso anche Massimiliano Fedriga, al quale sarebbe difficile negare un secondo giro, resta il Veneto, con Zaia arrivato al capolinea.

E non è escluso che questa possa essere la richiesta: il Veneto a Fratelli d’Italia.

Sarebbe proprio un bel risultato per il Capitano!

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