20 Dicembre 2021 - 10.39

Dopo il Tosano: come uscire vivi dalla Lidl

di Alessandro Cammarano

Anche questa volta, come per le precedenti, è necessaria una premessa – o, per parlare forbito, un “disclaimer” – sul politicamente scorretto di quanto verrà tra poco messo su carta.

Dopo il successo planetario del pezzo su Tosano (vedi qui), roba che nemmeno un articolo di fondo sul Corriere della Sera totalizza così tante visualizzazioni – chi scrive se ne bullerà per i secoli a venire – si è deciso di tornare in qualche modo sul luogo del delitto mettendo sotto la lente di ingrandimento la catena di supermercati hard discount forse più famosa al mondo. Quale? Ma ovviamente la Lidl, che domande!

La storia del marchio tedesco è lunga: è nel 1973 che la famiglia Schwarz apre il primo supermercato in Germania e da lì in avanti è una corsa folle verso il successo: basti pensare che nel mondo ci sono circa undicimila (!!!) succursali.

In Italia il marchio si affaccia nel 1992 in quel di Arcole in provincia di Verona, è il successo è immediato, vuoi per la formula discount fino ad allora inedita da noi, vuoi perché i prodotti avevano un che di esotico e all’italiano, è risaputo, la novità garba parecchio.

Allestimento spartano, casse che non consentono di imbustare gli acquisti costringendo il cliente a rimettere tutto nel carrello spostandosi poi in un’apposita area dove riempire i sacchetti; il tutto per velocizzare le operazioni di pagamento. I cassieri sono – probabilmente per precisa politica aziendale – meno loquaci di un monaco buddhista in meditazione profonda e anche il sorriso spesso latita; però, in fondo, al supermarket si va a fare la spesa mica salotto, suvvia.

La concorrenzialità dei prezzi è data, nella politica discount, nel proporre prodotti a marchio proprio – anche se per dovere di cronaca bisogna dire che da qualche anno si trovano anche generi alimentari di marche note, quelle delle pubblicità in TV per intenderci – che spesso richiamano un po’ paraculescamente quelli delle grandi marche.

Chi non ricorda, ad esempio, lo stracchino e altri latticini “Certossa”? Leonardo Manera, grande comico, in un suo monologo diceva di aver trovato anche la “Nutela” con una elle sola, però è una battuta.

Chi scrive è affascinatissimo dalle proposte etniche della Lidl, capaci di stupire ad ogni loro apparire.

Gli amanti del tex-mex possono deliziarsi con la linea “El Tequito”, nella quale si trovano nachos, tortillas, salsette varie e piccantissime e pure una birra che somiglia a quell’altra famosa che si beve con lo spicchio di limone.

A chi invece preferisce la “caliente” Spagna sono riservati i prodotti “Sol y amor” con tanto di jamòn serrano “gran reserva” e le immancabili patatas bravas, il tutto sempre sotto i due euro al pezzo, si intende.

Una quindicina di anni fa era stato proposto il sushi surgelato da scongelare a temperatura ambiente. In mancanza degli attuali all-you-can-eat all’epoca sembrò un’innovazione pazzesca, ma in realtà si trattava di una cosa al limite del commestibile che però faceva esotico e trendy e uno se la mangiava lo stesso, un po’ come Fantozzi col sashimi di pesce rosso.

La mia simpatia va comunque a tutto ciò che va sotto il nome commerciale di Mcennedy, scritto proprio così, capace di portare sulle tavole di chiunque il sogno alimentare stile USA. Ecco dunque a voi la pizza con l’ananas e l’altra con la besciamella per proseguire con patate fritte di tutti i tipi e cheesecake assortite, il tutto a prezzi stracciatissimi

Non mancano i prodotti per vegani “My best Veggie” – per intendeteci quelli che si li vai a comprare nei negozi specializzati devi venderti un rene – che alla Lidl vengono via per una pipa di tabacco.

Non solo cibo, comunque. Dal 2009 anche l’abbigliamento fa capolino sugli scaffali del discount giallo-rosso-blu dando vita a fenomeni di costume dalla portata inaspettata.

Chi non ricorda la corsa alle orrende scarpe che non più tardi di due anni fa assursero ad oggetto di culto scatenando corse e accaparramenti degni del manzoniano assalto al forno?

Le orride sneakers godono tuttora di un florido mercato tra i collezionisti e alcune edizioni limitate sfiorano i cinquemila euro al paio.

Se non si vuole spendere così tanto le t-shirt si possono comprare online a circa cinque euro al pezzo; come il sushi.

Nell’ambito dell’emulazione di altri prodotti concorrenti la palma va comunque ai giocattoli di legno, fatti tornare di gran moda dal noto marchio svedese che vende mobili da montare ma che fino a qualche anno fa si compravano benissimo agli stand sovietici o cecoslovacchi alle Feste de L’Unità dove erano classificati come “giochi didattici” e da un po’ di tempo disponibili da Lidl.

Le mamme pancine, sempre attente al risparmio ma altrettanto pronte ad esaudire ogni desiderio del loro frugolo di centosettantré mesi hanno scoperto che la cucina in miniatura da Lidl costa un trenta per cento in meno di quella venduta dal magazzino svedese.

Ecco dunque tutto uno scatenarsi di chat e messaggi per capire in quale supermercato si possa ancora trovare l’oggetto agognato dal poppante di nove anni che la desidera almeno da due Natali e che rischia di rimanere a bocca asciutta anche quest’anno.

Comunque sappiatelo: trovare la suddetta cucina è più difficile che scoprire le città perdute di Eldorado anche perché quando la mamma pancina la trova si impadronisce di tutti i pezzi disponibili.

Concludendo Lidl è tanto famoso da essere stato oggetto, alcuni anni fa di una parodia fantastica – e il diventare protagonisti di una presa in giro è privilegio dei grandi – ad opera della Gialappa’s Band; Lidl diventa Piccol e a prezzi folli si propongono oggetti come l”Orgasmo in scatola” o lo “Scarpadanaio” a offerta libera o ancora la “Presa in giro” ovvero una presa di corrente sul muro esterno di un palazzo a sessantacinque euro per finire con i “Baffi da mento” a sedici e novantacinque; fantastico.

Mi è venuto un languorino: vado di iberico o messicano?

Alessandro Cammarano

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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