19 Luglio 2021 - 9.35

Cosa unisce la destra divisa?

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di Umberto Baldo

Ieri ho assistito per caso ad una manifestazione della Lega in quel di Rosolina Mare, alla presenza di capitan Salvini che ha scelto questa località marina polesana, davanti ad uno stabilimento balneare, per sostenere la raccolta firme per i referendum sulla Giustizia promossi assieme ai Radicali italiani.
Vista la coda che si è formata per firmare, mi sembra che la manifestazione sia riuscita, anche se verso le 17 è comparsa qualche nuvola scura, si è alzato il vento, ed è caduta qualche goccia di pioggia. Giusto poche gocce che però hanno innescato il consueto “fuggi fuggi” dalla spiaggia.
Mentre assistevo alle sgomitate per assicurarsi un selfie con il Capitano, rigorosamente in “versione spiaggia”, maglietta e pantaloncini corti, mi sono posto questa domanda: ma cos’è la destra oggi in Italia?
Sembra una domanda facile facile, visti i sondaggi che da mesi attribuiscono alle forze di quest’area percentuali vicinissime al 50%.
Ma è davvero così? Esiste veramente un raggruppamento di centro destra, cementato da valori comuni, da una comune visione circa il futuro del Paese ed il suo posizionamento internazionale?
A pensarci bene non ne sarei così sicuro.
Innanzi tutto perchè l’Italia non ha mai avuto un partito od un movimento di opinione assimilabile alle grandi famiglie del liberalismo europeo.
E la conferma la troviamo nella realtà attuale, in cui a costituire il “rassemblement italico della droite” ci sono la Lega di Matteo Salvini, evoluzione della Lega Nord di Umberto Bossi, Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, erede prima del Msi, e poi di An, e infine Forza Italia (FI) di Silvio Berlusconi (almeno nominalmente), quest’ultima chiaramente in crisi vista la nascita di Coraggio Italia di Brugnaro e Toti.
Partiti che non sembrano proprio tetragoni nel perseguire una politica comune, viste le “deviazioni” della Lega prima nel Conte 1, governo populista con il Movimento 5 Stelle, e poi nell’attuale Esecutivo Draghi, in entrambi i casi con Fratelli d’Italia all’opposizione, e probabilmente proprio a questo fattore è dovuta la crescita esplosiva del partito della Meloni nei sondaggi.
Non va sottaciuto che il Governo Draghi ha portato anche all’aggancio fra Salvini e Berlusconi, entrambi nell’attuale maggioranza, con il Capitano che propone la federazione fra Lega e Forza Italia, ed il “Cavaliere” che rilancia la vecchia idea del partito unico, ipotesi che è facile pronosticare non avrà molta fortuna sia perchè è ancora viva a destra la memoria di come sia finita l’esperienza del Popolo della Libertà, e poi perchè la proposta è vista come il fumo negli occhi da numerosi esponenti di Forza Italia, fra cui la Gelmini e la Carfagna, che temono un’annessione di FI da parte della Lega.
Non stupisce che Giorgia Meloni, per quanto formalmente invitata al progetto, abbia declinato. Con una certa logica in verità, perchè sarebbe alquanto arduo partecipare ad una nuova fase costituente dell’area quando una parte dei componenti sta all’opposizione ed un’altra sta in maggioranza, e poi perchè la Meloni non si stanca di ribadire che “l’identità dei partiti di centrodestra è un valore che non deve essere disperso”.
Io credo che il problema stia nelle origini.
Forza Italia è nata con l’intento dichiarato di essere un partito di centro-destra liberale, ma di fatto è sempre stato un partito ad-personam, e così il progressivo declino personale di Berlusconi ha finito per trascinare con sé anche la destra “moderata”, lasciando un vuoto che è stato colmato dai populismi di Salvini e della Meloni.
La Lega Nord nacque dalla federazione dei sei movimenti autonomisti regionali già attivi in Italia, fra cui la Liga Veneta, che almeno alle origini avevano come obiettivo dichiarato l’indipendenza della Padania.
Fratelli d’Italia è la formazione più recente, essendo nata dalle ceneri del Popolo della Libertà, e si connota come un movimento nazional-conservatore, tradizionalista e sovranista.
Va da sé che alle diverse origini fanno riferimento elettorati diversi.
Quello della Lega ai ceti produttivi, alla piccola e media industria del Nord che, piaccia o no, sono quelli che danno da mangiare all’Italia, e che si aspettano le necessarie riforme in senso liberale, mentre Fratelli d’Italia è più forte e radicato nelle regioni del centro sud, tradizionalmente più inclini all’assistenzialismo statale.
Forza Italia sin dalle origini si rivolgeva invece ad un elettorato moderato, conservatore e liberale, e di fatto ereditò buona parte dei consensi della Democrazia Cristiana.
Anche sul posizionamento in Europa non sembra esserci un grande feeling fra le forze del centro destra.
Forza Italia fa parte da sempre della famiglia del Partito Popolare Europeo (PPE), il gruppo maggioritario al Parlamento di Bruxelles, che raccoglie le forze generalmente classificabili come moderate, cristiano democratiche, e conservatrici.
Fratelli d’Italia aderisce invece all’ECR, il cosiddetto Partito dei Conservatori e dei Riformisti Europei, di cui Giorgia Meloni è Presidente, formazione di destra moderatamente euro scettica, che vede al suo interno anche i populisti polacchi di Diritto e Giustizia, e gli estremisti spagnoli di Vox.
ECR sembra porsi in una posizione mediana fra il PPE, accusato di essere subalterno alla sinistra europea, e i “sovranisti sfegatati” di Identità e Democrazia (ID), che riunisce, fra gli altri, la Lega, il Rassemblement National di Marine Le Pen, e Alternative fur Deutschland.
Va comunque segnalato che le diversità, pur presenti, non hanno impedito a Salvini e alla Meloni di firmare assieme ad altri 16 Partiti della destra europea il documento denominato “Carta dei valori”, in cui si accusa la Ue di essere sempre più uno strumento di forze radicali che vorrebbero realizzare una trasformazione culturale e religiosa, per arrivare alla costruzione di un’Europa senza nazioni. Scontata la reazione del Pd e della sinistra italiana, che hanno ammonito Salvini, dicendogli che non si può stare allo stesso tempo con Orbàn e con Draghi.
La firma della Carta dei valori non sembra peraltro aver stemperato le tensioni che persistono fra Lega e FdI sulla gestione quotidiana potere, tanto che in alcune partite (per esempio il Cda della Rai) Matteo Salvini e Giorgia Meloni assomigliano sempre più a due contendenti, piuttosto che ad alleati pronti a governare insieme.
E queste frizioni sono apparse chiaramente anche nella partita delle candidature per le prossime elezioni comunali.
Tornando quindi alla domanda iniziale, nata sulla spiaggia di Rosolina Mare, se esista o meno una destra unita in Italia, io credo che la politica italiana sia talmente machiavellica che è possibile tutto ed il contrario di tutto.
Lo stiamo vedendo in questi anni in cui il Partito Democratico tecnicamente non vince un’elezione dal 2006, ha perso il controllo della maggioranza delle Regioni, eppure continua imperterrito a governare il Paese, smentendo il principio che “in politica governa chi vince le elezioni”.
Per non parlare della coerenza di un partito che aveva dichiarato al mondo che non avrebbe mai governato con i grillini, finendo poi per costituire il Governo Conte 2, e giustificando questo “inversione di rotta” con la solita manfrina dell’impedire che a governare siano le “destre”.
Se questa è l’etica politica delle sinistre, in cui a far da collante è il “governare”, credo che alla fine anche le divergenze, le divisioni, delle forze di centrodestra, che ci sono e si vedono, in caso di vittoria alle prossime politiche (nel 2023?) saranno superate sulla stessa logica, quella del “potere”.
Certo ci saranno ulteriori screzi, ulteriori divisioni, soprattutto su chi debba essere il leader della coalizione, e quindi il premier di un possibile futuro Governo, ma siate certi che sulle “careghe” alla fine ci si accorda sempre.
Se poi il centrodestra sia un mero cartello elettorale spacciato per una solida alleanza politica, se sia possibile tenere insieme moderatismo ed estremismo, sovranismo ed europeismo, liberalismo e statalismo, ce lo dirà il futuro.
L’importante è che a pagare le divisioni, le diverse visioni, non siano come al solito gli italiani.
Umberto Baldo

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