23 Gennaio 2017 - 16.12

ARZIGNANO – Il parkinson visto dagli occhi di una bambina, una storia che tocca il cuore

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Nella foto di gruppo: da sinistra Giovanna Mastrotto, presidente Fondazione Silvana e Bruno, il sindaco di Arzignano Giorgio Gentilin, i coniugi Bruno e Silvana Mastrotto cui è intitolata la Fondazione e tra loro Valeria Pecora.

IL PARKINSON VISTO DAGLI OCCHI DI UNA BAMBINA

Al Parkinson Cafè partecipato incontro con la scrittrice sarda Valeria Pecora e il suo romanzo d’esordio “Le cose migliori” che ha permesso di ascoltare una dimensione diversa della malattia di Parkinson

Un incontro diverso quello che si è tenuto lo scorso sabato al Parkinson Cafè con la scrittrice sarda Valeria Pecora e il suo romanzo d’esordio “Le cose migliori”, edizioni Lettere Animate. Il pubblico, accorso numeroso ad ascoltare dalle parole dell’autrice, un punto di vista sul Parkinson spesso trascurato, né è uscito arricchito. E Valeria ha saputo entrare in punta di piedi nei loro cuori. La trama, semplice quanto drammatica racconta la vita della bambina Irene, figlia del Parkinson che vive, appunto, di riflesso sin dall’età di appena setta anni la malattia della madre che influenzerà tutto il suo percorso di crescita verso l’età adulta.
Romanzo autobiografico che, come ha raccontato al pubblico l’autrice, alza il velo su un problema cui si presta spesso poca attenzione. Come vivono i bambini la malattia di un genitore, in questo caso il Parkinson giovanile della madre? “La mia è stata un’esperienza particolare perché alla fine degli anni Ottanta, quando la malattia è stata diagnosticata a mia mamma, il Parkinson e tantomeno quello giovanile non era così frequente – ci racconta l’autrice Valeria Pecora -. In questo mio primo libro “Le cose migliori” ho voluto dare un volto a quella bambina e in qualche modo fare pace con essa. Mi ha aiutato a sentirmi meno sola in questa mia esperienza. Ed è questo il messaggio che desidero far passare: la condivisione, il dialogo sia per il malato sia per le famiglie e in questo caso i bambini, è fondamentale per affrontare la vita e il futuro positivamente. Ho anche capito, grazie alla forza di mio padre che si sempre preso cura di tutta la famiglia, che ai bambini non si deve mentire o celare la malattia; vanno informati con il linguaggio corretto, a loro misura, di cosa succederà, questo li fa sentire meno spaventati dai cambiamenti”.
“Per il Parkinson Cafè – spiega Giovanna Mastrotto, Presidente della Fondazione Silvana e Bruno – questo incontro rappresenta un ulteriore tassello che si va ad aggiungere alle tante esperienze che vengono proposte periodicamente agli ospiti, siano essi malati, famigliari o caregiver. Il nostro obiettivo è fare in modo che il percorso della malattia di Parkinson non sia una strada solitaria bensì una maratona, sicuramente faticosa, ma da percorrere insieme, perché solo con la condivisione la fatica, il peso fisico e psicologico, in qualche modo si alleggeriscono, soprattutto per i famigliari. Gli incontri che organizziamo, i corsi di attività motoria, gli incontri educazionali, ricreativi o culturali o come quello di sabato sono sempre più partecipati, segno che stiamo andando nella giusta direzione e i malati e le famiglie dimostrano di trarre beneficio e apprezzare da questo tempo loro dedicato”.

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