12 Maggio 2023 - 8.35

Alla sinistra, e al Pd, le tasse non bastano mai!

Credo che solo gli illusi pensassero che il conto per le risorse messe a disposizione dall’Europa per i Fondi  del Pnrr prima o poi non arrivasse.

Era evidente che sarebbe successo, perché l’Unione Europea ha le casse vuote e un sacco di capitale  e interessi da pagare sui prestiti contratti per finanziare le politiche di sviluppo; e non potendo chiedere maggiori fondi agli Stati membri, alle prese con il post pandemia e la crisi economica, sta elaborando un piano per razziare le tasche dei cittadini europei.

Non arrabbiatevi subito ragazzi!  D’altronde da dove pensate che a Bruxelles  possano recuperare nuove risorse, dal cielo?

E così è stato elaborato una testo di Risoluzione, dal titolo “Un nuovo inizio per le finanze Ue, un nuovo inizio per l’Europa”,  firmato dai parlamentari Josè Manuel Fernandes (Ppe) e Valerie Hayer (Renew Europe), che è stato votato mercoledì 10 maggio scorso dall’assemblea plenaria del Parlamento Europeo.

Scorrendo questa Risoluzione sul reperimento di “risorse proprie” si scopre soprattutto una pioggia di nuove tasse, che vanno da una nuova imposta sulle transazioni finanziarie a una sulle criptovalute, da quelle sull’economia digitale a quelle basate anche sul  “gap salariale di genere”  fra gli Stati,  sulle percentuali di riutilizzo di rifiuti (es. imballaggi di plastica),  sugli sprechi alimentari.

Secondo me si sta raschiando il fondo del barile, ipotizzando nuove tasse anche di non facile riscossione, ma tant’è, i soldi servirebbero per non scaricare il peso del Pnrr sulle nuove generazioni, e alla fine la Risoluzione è stata approvata. 

Fortunatamente si tratta di un voto di indirizzo del Parlamento Europeo nei confronti della Commissione e del Consiglio, e non di indicazioni vincolanti, ma già in passato è accaduto in numerose occasioni che tali indicazioni si siano poi trasformate in Direttive e Regolamenti obbligatori per gli Stati. 

Ma in realtà quello su cui voglio attirare la vostra attenzione non è questa Risoluzione, la cui approvazione davo per scontata, bensì su 5  emendamenti presentati dagli Europarlamentari della Sinistra europea, fra cui quelli del Partito Democratico.

Preciso che per quanto mi sia sforzato, non sono riuscito a reperire il testo in originale di detti emendamenti, per cui riporto quello che ho trovato su alcuni giornali (non molti per la verità, visto che le grandi testate sembrano aver trascurato questo passaggio).

Allora, nel primo si sarebbe chiesto al Parlamento europeo di tassare maggiormente «gli individui e le famiglie più ricchi, per motivi di uguaglianza sociale ed economica”.

Nel secondo, dopo aver sottolineato “l’importanza di forme progressive di tassazione”, la sinistra europea avrebbe invitato  la Commissione a presentare una proposta relativa ad una nuova risorsa propria (cioè una nuova tassa) basata su di un’imposta sul patrimonio degli individui e famiglie. 

Nel terzo si sarebbe chiesto di tassare gli extraprofitti, con quella che nel documento viene chiamata «tassa di solidarietà» da applicare alle “grandi imprese”, e basata “su un’aliquota più elevata per gli utili in eccesso”. 

Nel quarto emendamento si sarebbe chiesta una nuova tassa sulle plusvalenze “allo scopo di tassare gli utili ottenuti da un’attività al momento della sua vendita”,  che dovrebbe comprendere anche «immobilizzazioni, azioni e obbligazioni». 

Nel quinto e ultimo poi, a mio avviso un vero capolavoro di vetero marxismo,  al fine di combattere la “sostanziale e crescente disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza”, secondo la Sinistra ed il Pd si dovrebbe introdurre un’imposta minima per i redditi elevati, ed un ulteriore scaglione fiscale per i redditi “eccessivi”.

Confesso che mi sono venuti i brividi quando ho letto quell’aggettivo “eccessivi”, perché, a quanto ho capito, nell’emendamento non viene specificato quale sia il livello a partire dal quale per i “Robespierre delle gauche” si è ricchi, e quindi degni di essere spennati (o vessati, fate voi). 

Può essere che i vari partiti della Sinistra, visto che i livelli di reddito dei cittadini sono ancora piuttosto differenti fra gli Stati membri dell’Unione, abbiano trovato difficoltà a individuare un importo valido ed accettabile per tutti, per cui meglio restare nel vago, rifugiandosi nel termine “eccessivi” (termine che forse ha un maggior senso se si parla di etica piuttosto che di livelli di reddito).

Mi viene in mente ad esempio che, stante il nostro ordinamento tributario, il livello che “marca la ricchezza” in Italia sono 50mila euro lordi annui; ma è accettabile questo limite anche altrove, visto ad esempio che lo stipendio medio in Germania è di 2.400€ netti al mese, rispetto ai 1.500€ netti al mese in Italia, e ai 1.975 € della Francia?

Di positivo c’è che questi emendamenti sono stati tutti bocciati dall’Assemblea del Parlamento Europeo.

Per le verità qualche dubbio lo hanno avuto anche alcuni esponenti del Pd, visto che tre eurodeputati Dem si sono astenuti (Tinagli, Toia e Variati), ed una ha votato contro (Bresso).

Ma resta il fatto che tutti gli altri hanno votato a favore.

Da notare che non se la sono sentita di seguire il Pd in questa deriva massimalista neppure gli eurodeputati del Movimento 5 Stelle, che hanno votato contro! 

Al di là della vicenda in sé, che potrebbe anche lasciare il tempo che trova, visto che emendamenti  “identitari” di tipo ideologico sono spesso presentati dalle forze politiche per “marcare il territorio” a favore dei propri sostenitori, resta per me il fatto politico, che non si può far passare sotto silenzio. 

Perché, comunque la si veda, questa vicenda dimostra che il Partito Democratico targato Elly Schlein si pone sempre più come una forza politica sbilanciata verso la sinistra estrema, in buona sostanza anticapitalista ed anti impresa.

L’accanimento contro i presunti ricchi (propugnato da gente che incassa 15.000 euro e passa al mese, ma lo so che qualcuno pensa che parlare degli emolumenti dei politici sia demagogia spicciola), nella specie contro questa nuova categoria dei “redditi eccessivi” (eccessivi rispetto a cosa?) mostra chiaramente che i princìpi vetero comunisti non sono mai stati veramente superati a gauche.

Cambiano i nomi, cambiano i Segretari, ma l’accanimento fiscale resta sempre il faro della sinistra italiana, il “tassa e spendi” la filosofia di governo.

Da cittadino del Nord Est, di una delle Regioni più produttive del Paese, mi chiedo veramente come con questa “filosofia” il Pd pensi di potere in qualche modo fare breccia nell’elettorato veneto e friulano, che da sempre non ama l’idea che si mettano le mani in tasca di cittadini e imprese per finanziare una spesa pubblica sempre crescente, senza mai fare un po’ di spending review.   

Certo potrei anche sbagliare, ma finché nel Pd si continuerà a parlare di “patrimoniali”, fasando per di più  le proprie politiche economiche su quelle della Cgil, credo che la Lega e le forze di centro destra potranno dormire sonni tranquilli dalle nostre parti.

Per il momento prendo atto  che il Pd, pur avendoci provato, non è riuscito a far passare in Europa quello che il popolo italiano lo scorso 22 settembre gli ha impedito di fare con il voto: la patrimoniale. 

E non è cosa da poco!

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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