CURA ITALIA – ‘Azione’ di Calenda propone il piano di rilancio
Nel marasma dei dati sui contagi, i decreti, le ordinanze i fondi straordinari e la discussione sulle riaperture, il nuovo movimento politico ‘Azione’ fondato da Carlo Calenda scende in campo con una serie di proposte per il governo. L’ex ministro allo Sviluppo economico ha infatti fondato qualche mese fa una nuova formazione politica liberal-progressista. Ecco le proposte.
“Azione -scrivono nel testo che inquadra la campagna- ha analizzato il decreto “Cura Italia” del Governo, che ha l’obiettivo di evitare che l’emergenza sanitaria da Coronavirus possa provocare un vero e proprio infarto della nostra economia.
È un primo provvedimento che prevede interventi operanti soprattutto sul breve periodo che dovrà essere seguito immediatamente da nuove misure per il rilancio della crescita economica, attraverso un piano straordinario di stimolo agli investimenti pubblici e privati.
Le misure per il rilancio della crescita dovranno essere dirompenti ed efficaci, con l’obiettivo di stimolare gli investimenti in macchinari, ricerca e sviluppo, energia ed ambiente, come previsto nel Piano di Rilancio dell’Economia Nazionale presentato di recente da Azione.
Attenderemo quindi l’emanazione dei prossimi provvedimenti per dare un parere complessivo all’azione di Governo per il rilancio dell’economia, nella consapevolezza che l’intervento deve essere di dimensioni ed impatto senza precedenti poiché siamo davanti alla terza recessione in poco più di 10 anni.
Su alcuni aspetti pensiamo, tuttavia, che si sarebbe potuti intervenire fin da ora. Misure per la semplificazione del codice dei contratti pubblici, lo sblocco dei cantieri, la revisione della normativa in materia fallimentare soprattutto in tema di revocatoria e di allarme.
Sarebbe stata anche opportuna fin da ora l’introduzione di una norma per lo sblocco immediato dei circa 27 miliardi di euro di crediti vantanti dalle imprese nei confronti dello Stato e manca, infine, ogni riferimento a misure immediate di sostegno all’edilizia, un settore già in profonda sofferenza in questi ultimi anni, che sta subendo anch’esso gli effetti della crisi sanitaria a causa della difficoltà di conciliare la prosecuzione dei lavori con le ultime disposizioni urgenti in materia.
Misure in ambito sanitario
In linea generale, accogliamo positivamente le misure prese in ambito sanitario. Tuttavia è necessario anticipare al 31 marzo 2020 la data per il trasferimento dall’INAIL a Invitalia dei 50 milioni da distribuire alle imprese per l’acquisto di prodotti di protezione individuali. La data del 30 aprile vanifica, infatti il proposito della misura.
Riguardo al credito d’imposta del 50% per le spese di sanificazione sostenute da chi ha attività d’impresa, occorrerebbe aumentare il tetto dei 20.000 euro a 200.000 euro, almeno per le imprese pubbliche che si occupano di salute pubblica e di edilizia popolare in modo da sanitizzare le parti comuni degli immobili impattando su un bacino di utenze molto più esteso.
Ammortizzatori sociali
L’introduzione, di fatto, di una CIG (Cassa Integrazione Guadagni) universale anche per le imprese con un solo lavoratore è sicuramente un fatto positivo.
Il meccanismo di pagamento della CIG in deroga rischia, tuttavia, di essere troppo macchinoso e non facilmente gestibile, soprattutto per le piccole aziende. Riteniamo quindi necessario promuovere immediatamente un accordo con il sistema bancario per l’anticipo dei relativi pagamenti. In questo modo, sarà possibile assicurare l’immediato accesso delle imprese alla necessaria liquidità.
Pe ragioni di equità e ragionevolezza del sistema, poi, dalla CIG aggiuntiva devono essere escluse le procedure già avviate ai sensi dell’art 44 del “Decreto Genova”.
Riteniamo, invece, che l’indennizzo di 600 euro una tantum per i lavoratori autonomi e per le partite IVA sia troppo basso e crediamo vada aumentato quanto meno a livello della CIG (due scaglioni da 950 e 1.100 euro), restringendo la platea dei lavoratori ammessi ai soggetti con un reddito dichiarato per il 2019 inferiore o pari a 65.000 euro.
È altresì necessario includere anche i liberi professionisti iscritti alle forme di previdenza obbligatoria che nella formulazione attuale del decreto ricevono un’indennità dal “Fondo di ultima istanza” le cui modalità applicative e coperture appaiono incerte. A tali professionisti dovranno essere estesi per legge tutti i benefici riguardanti le scadenze fiscali e contributive riconosciuti agli altri lavoratori autonomi.
Fiscalità
Sotto il profilo fiscale e contributivo, è necessario prevedere la sospensione del versamento delle ritenute d’acconto dei contributi previdenziali e degli adempimenti fiscali non solo per il mese di marzo ma anche per quello di aprile. Soli 15 giorni di sospensione sono davvero pochi per qualsiasi programmazione.
Inoltre, per evitare che il versamento del carico fiscale sospeso, o la sua rateizzazione, gravino o addirittura ostacolino le imprese proprio all’inizio dell’auspicata ripresa dell’attività economica, è necessario prevedere che il pagamento complessivo o l’inizio della rateizzazione decorrano da gennaio 2021, invece che da maggio 2020 come previsto dalla testo del decreto.
Supporto alle medie imprese
Una grave assenza che riscontriamo nel testo del decreto è il supporto alle medie imprese: aziende integrate nelle catene globali del valore, che esportano nei mercati internazionali e alimentano la domanda di beni intermedi da parte delle altre aziende italiane, incluse quelle di dimensioni più ridotte (supply chain).
Queste imprese, fondamentali per il nostro tessuto imprenditoriale, sono escluse dai benefici in termini di fiscalità e di accesso al credito che sono garantiti ad aziende con fatturato fino a 50 milioni di euro o con un numero di addetti fino a 250 unità. È necessario quindi ampliare l’efficacia di tali misure quanto meno alle imprese che impiegano fino a 499 addetti.
Inoltre, se è positivo il coinvolgimento di CDP per il supporto all’accesso al credito anche a medie e grandi imprese tramite il rilascio di garanzie, riteniamo largamente insufficiente la consistenza del plafond che è stato previsto allo scopo e proponiamo un sensibile aumento della dotazione finanziaria ipotizzata in modo da avvicinare l’Italia all’impegno di Germania e Francia tramite i loro rispettivi Istituti di Promozione Nazionale.
È inoltre opportuno introdurre norme di limitazione della disciplina fallimentare nel periodo di crisi, come già sta avvenendo, ad esempio, in Germania, dove è in fase avanzata di studio presso il Ministero della Giustizia la sospensione delle norme sull’insolvenza.
Misure in materia bancaria
È fondamentale poi, per garantire il mantenimento delle fonti di finanziamento esistenti, chiarire che il divieto di revoca delle linee di credito si interpreta come obbligo per le banche di consentirne sempre l’utilizzo per tutto il periodo, e quindi come divieto di applicare qualsiasi altra forma di congelamento, blocco o limite all’utilizzo diversa da una revoca vera e propria.
D’altro canto, è anche necessario escludere qualsiasi responsabilità della banca, e l’inapplicabilità delle regole sulla revocatoria a qualsiasi operazione di rinnovo, proroga o movimentazione delle linee eseguita nell’ambito dei principi introdotti dal decreto.
In questa fase, oltre ai pagamenti verso lo Stato, bisogna congelare anche i pagamenti di famiglie e imprese verso le banche. Accogliamo quindi positivamente il fondo di garanzia da 1,73 miliardi di euro messo in campo dal decreto a sostegno della moratoria su mutui, prestiti e leasing.
E’ fondamentale, tuttavia, che tale misura non comporti alcun problema di capitalizzazione delle banche che ne pregiudichi la capacità di erogare credito. Occorre pertanto arrivare in tempi brevissimi alla sospensione dei criteri contabili che impongono di iscrivere a bilancio le perdite attese in caso di crediti deteriorati, e bisognerà in seguito richiedere un congelamento dei tempi utili perché vengano soddisfatti i requisiti prudenziali di accantonamento di capitale.