19 Aprile 2014 - 8.48

In bocca al lupo, ma speriamo che non crepi

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di Anna Roscini

Che la figura del lupo sia ricorrente nell’immaginario collettivo è testimoniato dalle numerose espressioni che nella lingua parlata rimandano all’animale. Se pensiamo ai detti più comuni, ne consegue l’immagine di un animale non del tutto positivo, vada per perdere il pelo, ma non il vizio,  tempo da lupi  si usa comunque sempre in riferimento a un pessimo tempo, una fame da lupi, infine, è associata a chi sembra affamato più del dovere. 
La formula più usata e ricorrente è senza alcun dubbio quella che tutti abbiamo almeno detto ed ascoltato una volta: in bocca al lupo. 
All’origine del detto scendono in campo due storie piuttosto divergenti, da cui ne deriva un’immagine del predatore del tutto diversa. 
Partiamo da quella forse più conosciuta: si augura in bocca al lupo per antifrasi e scherzosamente solitamente a chi  sta per sottoporsi ad una prova difficile.  Scaramanticamente si invita il prossimo a finire nella bocca del lupo che a sua volta pregherà per la morte repentina della povera bestia con un tonante “crepi il lupo”, per evitare qualsivoglia evento nefasto collegato metaforicamente alle fauci dell’animale. Personificazione del male, infatti, il lupo nella tradizione popolare attraversa le pagine di favole e leggende nei panni del protagonista negativo seminando terrore. 
Ma il lupo, o meglio la lupa, è anche colei che salvò i capostipiti della stirpe romana. Ogni mamma lupa, infatti, dotata di capacità di sopravvivenza e intelligenza,  usa tenere i propri cuccioli per spostarli senza incorrere in pericoli da un luogo all’altro all’interno delle proprie dolcissime fauci. Finire quindi nella bocca del lupo, in questo caso, equivale alla massima forma di protezione, in cui forse sarebbe bene augurarsi di trovarcisi tutti. Più che sperare che il lupo crepi,quindi, bisognerebbe rallegrarsi della sua vita e ringraziare del buon auspicio in difesa dei nemici esterni e i pericoli della vita.
A voi capire se sia meglio schierarsi a favore della fittizia conservazione della specie o per quella della propria sorte, se qualche animalista potrebbe rispondere con  un crepi il cacciatore, nel dubbio non resta che augurarsi semplicemente che a sopravvivere sia la fortuna.

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