9 Aprile 2022 - 19.43

Via il Leone marciano dalla Tessera sanitaria

di Umberto Baldo

Forse non lo avete mai notato, ma nella tessera sanitaria che avete in tasca, in alto a destra, sono riportati il tricolore italiano, la bandiera blu con le stelle gialle dell’Unione Europea, ed in basso, piccolo piccolo, il gonfalone di San Marco, simbolo della Regione Veneto.
Sottolineo piccolo piccolo perchè per capire di cosa si tratta bisogna concentrare la vista sullo stesso, avvicinandolo agli occhi.
Niente di che, starete pensando!
Eppure, per quanto volutamente ridotto per dimensioni, a mio avviso si trattava di un segnale importante, perchè visualizzava che nell’ambito della gerarchia dei livelli di potere, oltre al livello comunitario e a quello nazionale, c’era anche quello regionale.
Mio sembra già di sentire qualcuno dire che quel simbolo nella tessera sanitaria era un qualcosa di ridondante, oltre che inutile, perchè il servizio sanitario garantito agli italiani è nazionale e non regionale.
Tutto vero, ed infatti lo sanno bene ad esempio quei cittadini delle Regioni del Sud che scelgono di venirsi a curare in Veneto, e lo possono fare semplicemente presentando la loro tessera sanitaria, anche se sulla stessa c’è il simbolo della loro Regione.
Ma sul fatto che il servizio sanitario nazionale offra i medesimi livelli di efficienza e di professionalità in tutte le Regioni italiane qualcosa francamente ce l’avrei da obiettare, ma in questa sede non intendo lanciarmi su questa annosa polemica.
Qui mi voglio limitare a quel simbolo regionale, che un Decreto del Ministero dell’Economia pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dello scorso 22 marzo ha definitivamente cancellato dalle tessere sanitarie, a partire da quelle stampate dal 1 marzo.
Di conseguenza dalle nuove tessere dei veneti sparirà il Leone di San Marco (che non è “el Leon che magna el tèron”, bensì l’emblema millenario della Serenissima Repubblica di Venezia), come pure da quelle dei Friulani sparirà il simbolo dell’aquila d’oro.
Le motivazioni addotte da Roma per questa innovazione, che evidentemente viene ritenuta “fondamentale”, e per decidere la quale è stato necessario il “concerto” fra Ragioneria Generale dello Stato, Ministero della Salute, e Dipartimento per la Trasformazione Digitale, sono di una banalità disarmante.
In parole povere si dice che poiché la tessera sanitaria è “nazionale” non è più necessario riportare sulla stessa il logo della Regione di appartenenza dell’assistito, e con il logo sparirà anche la dicitura “Carta regionale dei servizi”.
Sulla cancellazione di quest’ultima dicitura non trovo nulla da dire, in quanto allo stato dell’organizzazione sanitaria attuale forse è un di più, ma sul logo qualcosa da osservare ce l’ho, eccome.
Sperando di non essere spacciato per “leghista” non posso non osservare che, si voglia o no, l’Italia storicamente ed antropologicamente è una realtà geografico-culturale nella quale sono presenti patrimoni identitari particolari tra di loro molto differenti, basati su proprie specificità, economico-sociali, culturali, e storiche.
L’esempio forse più significativo della conservazione delle identità locali, sta nelle differenti parlate, nei cosiddetti «dialetti», che variano da Regione a Regione, e spesso anche da località a località delle stessa Regione.
Non si tratta di ubbie finalizzate a disegni separatisti, che fra l’altro non condivido, ma di identità culturali, ampiamente studiate dall’antropologia, che rappresentano l’anima profonda di una popolazione.
Per questi motivi trovo del tutto assurda, illogica, immotivata, questa decisione “romana” di cancellare quel minuscolo logo della Regione, perchè aveva una importante valenza simbolica.
E oltre a tutto “poco politica”, perchè a Roma dovrebbero sapere che le richieste di autonomia differenziata avanzate da Lombardia, Emilia Romagna e Veneto (in questo caso supportate da un vero e proprio plebiscito) non sono state dimenticate.
Forse sono state messe un po’ in sordina dalla pandemia, ed ora dalla guerra in Ucraina, ma torneranno sicuramente in primo piano quando queste emergenze saranno state superate.
Ecco perchè lanciare questo segnale, che sembra avere la valenza di voler cancellare le identità regionali, può contribuire a rinfocolare nel nostro territorio le polemiche circa la “volontà dello Stato centrale di rallentare il più possibile, se non affossare, le istanze autonomistiche previste dalla Costituzione”.
Sinceramente questa iniziativa Roma poteva risparmiarsela, perchè quel piccolo simbolo, quasi invisibile, sulla tessera sanitaria, ridiventa un motivo di scontro e di lotta identitaria.
Per concludere, non capisco perchè Capitan Salvini, sempre pronto a cavalcare qualunque battaglia, non abbia trovato nulla da ridire su questa decisione dello Stato centrale che, comunque la si veda, cozza contro i principi fondativi del Partito di cui si trova alla guida.
Umberto Baldo

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