27 Marzo 2023 - 15.07

VENETO – La Finanza entra per un controllo fiscale e trova una collezione archeologica illegale

I Finanzieri della Compagnia di Soave, nei giorni scorsi hanno avviato un ordinario controllo fiscale nei confronti di un contribuente dell’est veronese. Presentatisi presso il suo domicilio allo scopo di verificare la presenza di documentazione utile ai fini degli approfondimenti tributari, i militari si sono imbattuti in una vera e propria collezione privata di numerosi reperti paleontologici tra cui fossili di cefalopode (ammoniti) del periodo mesozoico e frammenti di oggetti dell’età del bronzo, oltre ad antichi frammenti coroplastici (lavorazioni in terracotta).

All’interno dell’appartamento l’appassionato proprietario ultrasettantenne aveva disposto ordinatamente e catalogato buona parte dei reperti.

Al fine di verificare l’autenticità dei reperti i Finanzieri hanno prontamente attivato il Comando Tutela Patrimonio Culturale dei Carabinieri di Venezia e un esperto in paleontologia, così accertando che l’illecita detenzione di 21 ammoniti risalenti all’era mesozoica (vale a dire a decine di milioni di anni fa), oltre a due teche contenenti 17 frammenti ceramici di antichi vasi dell’età del bronzo (vale a dire risalenti a un’epoca ricompresa tra i 3000 e i 5000 anni fa).

Nei confronti del meticoloso collezionista è pertanto scattata la denuncia alla Procura della Repubblica di Verona per violazione dell’art. 518 quater del codice penale, “ricettazione di beni culturali”, norma introdotta circa un anno fa nel nostro ordinamento penale (tra i delitti contro il patrimonio culturale) che tutela l’immenso patrimonio storico e archeologico del nostro Paese punendo chiunque abbia acquistato, ricevuto o comunque occultato beni culturali appartenenti allo Stato. L’uomo, ancor prima di rendere conto della sua correttezza fiscale, dovrà quindi ora chiarire la provenienza e le ragioni della detenzione dei reperti rinvenuti nella sua abitazione.

Quanto sequestrato è stato concentrato, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, presso la sede della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio di Verona che potrà procedere a più approfondite analisi dei reperti. Gli stessi, ove il provvedimento ablativo diverrà definitivo, potranno in tal modo essere restituiti alla collettività così conferendo ulteriore “valore sociale” all’attività svolta.

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