Veneti all’estero per denti e capelli: viaggi tra risparmio e trappoloni

ISCRIVITI AL CANALE WHATSAPP DI TVIWEB PER RIMANERE SEMPRE AGGIORNATO
Di Alessandro Cammarano
Una vecchia pubblicità recitava “Vacanze fai da te? No Alpitour? Ahi ahi ahi!”, con il nativo locale a prendere per i fondelli il turista in difficoltà in un paese sconosciuto per non essersi affidato ad un tour operator affidabile scegliendo invece di andare alla ventura.
Poco male se ci si trova a dormire in una stamberga con le cimici o a lavarsi con le acque grigie, alla peggio ci si ritrova con la dissenteria; assai peggio quando all’estero si va per motivi di salute o di estetica, attratti dalla chimera del low-cost, che spesso nasconde non solo facili promesse, ma anche rischi tutt’altro che trascurabili.
Negli ultimi anni, il turismo sanitario è diventato una realtà sempre più diffusa in Italia, soprattutto nel Nord-Est.
A Vicenza, come in molte province venete, sono centinaia ogni anno le persone che scelgono di affidarsi a cliniche estere per interventi odontoiatrici o trapianti di capelli. Le destinazioni più gettonate? La Croazia per i denti, la Turchia per la calvizie.
Le motivazioni sono semplici: prezzi molto più competitivi rispetto all’Italia – con sconti che arrivano fino al 70% –, tempi d’attesa ridotti, e la possibilità di coniugare il viaggio con qualche giorno di vacanza. Tuttavia, a fronte di questi vantaggi, si celano spesso insidie che possono avere conseguenze gravi sulla salute e sulle finanze dei pazienti.
Pola, Fiume e Zagabria sono diventate da qualche anno le nuove “capitali” della cura del sorriso per molti italiani e nella zona di Vicenza, diverse agenzie organizzano pacchetti viaggio comprensivi di trasporto, alloggio e appuntamenti in cliniche croate convenzionate.
Secondo dati recenti, sono circa 200.000 gli italiani che ogni anno si recano all’estero per cure odontoiatriche. Ma non tutti tornano con un sorriso smagliante. Uno su tre, infatti, lamenta problemi post-operatori: infezioni, dolori cronici, protesi mal posizionate o materiali scadenti.
A fare un po’ di ricerche ci si imbatte in ben più di un episodio che dovrebbe far riflettere.
Un caso eclatante riguarda un cittadino del Vicentino, S.C., che si è rivolto a una clinica di Fiume per l’applicazione di corone in ceramica.
Dopo appena due settimane, ha cominciato a soffrire di dolori lancinanti e infiammazioni gengivali. Tornato in Italia, un dentista di Verona ha diagnosticato un impianto mal eseguito, con corone troppo grandi e danni ai tessuti gengivali, cosicché l’uomo ha dovuto affrontare un nuovo intervento e spese doppie, oltre a un contenzioso legale complicato e dall’esito incerto.
Non è un evento isolato: una donna trentina, anch’essa paziente di una clinica croata, ha riportato una lesione permanente al nervo mandibolare, con una diagnosi di invalidità del 10%, danno che, a oggi, non è stato riconosciuto ufficialmente dalla struttura estera, rendendo impossibile ogni forma di risarcimento.
Anche la Guardia di Finanza è intervenuta sul fenomeno.
A Rimini, un autotrasportatore vicentino è stato denunciato per aver organizzato decine di viaggi “in nero” verso la Croazia, evadendo circa 440.000 euro in pochi anni. I viaggi, venduti tramite passaparola o gruppi social, includevano trasporti e soggiorno presso cliniche private, senza alcuna forma di tracciabilità fiscale o garanzie per i pazienti.
Altro capitolo importante è quello del trapianto di capelli e negli ultimi anni Istanbul si è affermata come punto di riferimento per chi soffre di alopecia o calvizie precoce.
I trapianti vengono pubblicizzati online con video, testimonianze e fotografie del “prima e dopo” che promettono risultati miracolosi a prezzi stracciati: dai 1.500 ai 3.000 euro, contro i 6.000-10.000 richiesti in Italia.
Anche in questo caso, molti vicentini – soprattutto uomini tra i 30 e i 50 anni – partono alla volta della Turchia convinti di fare un affare, ma il confine tra low cost e low quality è spesso sottile.
Un caso curioso, ma emblematico, riguarda un trentenne bassanese che, dopo essersi sottoposto al trapianto, ha subito un incidente durante il volo di rientro: una valigia caduta da una cappelliera ha colpito la zona trapiantata, compromettendo l’attecchimento dei bulbi e vanificando l’intervento. Il giovane ha dovuto rifare l’intera procedura mesi dopo, a proprie spese.
Più drammatico l’episodio capitato a un paziente britannico che attirato da un’offerta tanto bassa che avrebbe dovuto destare qualche sospetto, è atterrato a Istanbul dove è stato rapito, picchiato e derubato da un gruppo che si fingeva personale medico. Un caso estremo, ma che ha spinto le autorità europee a lanciare allarmi ufficiali sul mercato parallelo dei trapianti.
Comunque, anche nelle cliniche legali, non mancano i problemi: molti pazienti lamentano trattamenti eseguiti da operatori non qualificati, con scarse misure igieniche e senza controlli post-operatori. Alcuni centri effettuano fino a 30 trapianti al giorno, con ritmi da catena di montaggio che non permettono personalizzazione né accuratezza.
Il mio vecchio, e saggissimo, casoìn, diceva “Co’ se paga poco, se porta a casa poco”: un etto di prosciutto scadente si può pure buttare, una lesione permanete alla mandibola o una sepsi gengivale dà qualche problema in più: e dunque in Turchia e in Croazia andate a fare i turisti, non i pazienti.
Affidarsi solo al prezzo più basso, senza verificare la reputazione delle cliniche, il curriculum dei medici, le recensioni attendibili e le garanzie legali offerte, può essere un errore costoso.
La salute, dopotutto, non è un pacchetto vacanze.