16 Dicembre 2022 - 15.58

PILLOLA DI ECONOMIA – Quanto guadagna la “casta” di Bruxelles”?

di Umberto Baldo

Ve la ricordate il film “Quo vado”, all’inizio del quale in un’aula di scuola elementare ad un Checco Zalone bambino veniva chiesto da un prete “E tu Checco cosa vuoi fare da grande?”, e lui rispondeva sicuro “Io voglio fare il posto fisso”?

Si trattava ovviamente di una presa in giro del lavoro statale, quello assicurato ed ottenuto con una piccola raccomandazione, con annesse ambizioni e il forte attaccamento ad uno stipendio fisso mensile a vita.

Certo quella è fiction, ma cambiando lo scenario, se quella domanda oggi la rivolgessero a me io non avrei esitazioni e affermerei, anzi urlerei, “l’Eurodeputato”.

E lo farei egoisticamente per la retribuzione, non certo per lo status, dato che i Partiti, almeno quelli italiani, di solito sembrano candidare all’Europarlamento le “seconde file”, quelli cui non sarebbero in grado di garantire un posto a Palazzo Madama o a Montecitorio.

Certo anche i big almeno una volta nella vita vogliono provare l’ebbrezza di varcare le porte del Parlamento Europeo, ma lo fanno sempre come un “passaggio”, per tornare quanto prima ai fasti ed alla visibilità del Parlamento nazionale.

In fondo è tutto frutto del nostro provincialismo, che ci porta nell’immaginario collettivo a considerare  l’Europarlamentare quasi una sorta di parlamentare di serie B rispetto all’ ”onorevole deputato o senatore”.

Ed è in conseguenza di questo provincialismo, unito ad una buona dose di nazionalismo deteriore, se i nostri Partiti non sentono la necessità di piazzare a Bruxelles i loro uomini (e donne ovviamente) più visibili, più preparati, e danno l’impressione di considerare il mandato all’Europarlamento come una sorta di “premio di consolazione”, destinato ai trombati alle elezioni nazionali, o a personaggi che vanno gratificati in qualche modo.

E forse potrebbe essere questa una delle ragioni per cui noi italiani nelle Istituzioni comunitarie contiamo e ci facciamo valere meno degli altri.

E se ci pensate bene anche i media si muovono su questa strada, e basta osservare che quando danno conto della partecipazione delle Autorità ad un qualsiasi evento, la lista dei presenti parte dal Ministro, per continuare con l’onorevole, il senatore…. e solo alla fine l’Eurodeputato, quasi questi fosse figlio di un dio minore, all’ ultimo posto nella scala gerarchica della politica.

Ma tornando al tema iniziale, quello per cui diventare “Europarlamentare” è quasi come  vincere una sorta di terno al lotto, vi spiego perché.

Il mandato all’Europarlamento dura comunque cinque anni, perché da quelle parti non esistono elezioni anticipate, ed alla fine si saranno incassati circa due milioni e mezzo di euro (se vi sembrano pochi!).

Partiamo dallo stipendio (fonte europarl.europa.eu); 7.316 euro al mese netti (si tratta in realtà di 9.386 ma la tassazione è più favorevole di quella italiana), cui si aggiungono 4.778 euro per “spese generali”, più l’indennità di presenza pari a 338 euro giornalieri. 

E non è che ci siano controlli rigidi della presenza: basta firmare a qualsiasi ora della 8 alle 22 e la diaria è assicurata.

Ovviamente non c’è orario: di fatto si lavora due o massimo tre giorni la settimana, per tre settimane ogni mese.

Quando ci si sposta dal proprio collegio lo si fa  a spese dei contribuenti europei:  quindi viaggi spesati integralmente in classe business, cui si aggiungono 350 euro al mese per viaggi fuori dallo Stato in cui si è stati eletti.

Ma questi poveri diavoli avranno pur bisogno di qualcuno che li assista nelle loro fatiche parlamentari; ed infatti ecco disponibili 21.200 euro per pagare gli assistenti (vietato definirli portaborse).

Di questi assistenti se ne possono avere tre a Bruxelles, e quanti se ne vuole nel collegio elettorale. 

In questi giorni in cui la polizia belga si sta dilettando ad arrestare qualche membro del Parlamento europeo, abbiamo visto quanto siano fondamentali questi assistenti, che di fatto sono professionisti a tutto tondo, molto esperti su come girano le cose all’Europarlamento, spesso più del deputato,  e che di fatto passano da un parlamentare all’altro. 

Ma continuando,  volete che un eurodeputato non possa invitare qualcuno a Bruxelles, che ne so per un colloquio, una riunione, o magari solo per visitare i palazzi del Potere?

E volete che queste “visite” se le paghi lui?

Giammai, ed infatti un europarlamentare ha diritto di invitare 110 (centodieci) visitatori ogni anno (in gruppi di almeno dieci persone), ai quali viene rimborsato il viaggio (nove centesimi a km), i pasti (40 euro), e l’hotel (60 euro).

Si potrebbe pensare che con 100 euro per dormire e mangiare a Bruxelles non puoi certo scendere all’Hilton,  ma sono gentilmente offerti dagli euro-contribuenti, e poi mai sputare sul piatto dove si mangia. 

Poi c’è la qualità della vita; non vorrete mica che i nostri Rappresentanti siano sempre a capofitto sul lavoro?

E quindi limousine da e per l’aeroporto di Strasburgo, palestra di 2.150 metri dotata di sauna, piscina, solarium, yoga, body sculpt, kick boxing e quant’altro.

Ovviamente in caso di malattia al deputato vengono rimborsate due terzi delle spese mediche sostenute.

E se per caso non veniste rieletti?

Analogamente a quanto previsto in Italia con l’”indennità di reinserimento”, avete diritto ad un mese di stipendio per ogni anno di “servizio”, e poi dai 63 anni vi è garantita una pensione di 1.400 euro per ogni mandato, con un massimo di 5.650 (dopo i vent’anni di permanenza nel ruolo).

Per completezza di informazione segnalo che  fino al 2009 gli europarlamentari erano pagati dagli Stati di appartenenza esattamente come i parlamentari delle Camere basse dei Parlamenti nazionali. Di conseguenza, vi era una grande differenza tra gli stipendi dei vari europarlamentari.   

Tanto per fare un solo esempio nel 2002 i membri italiani del parlamento europeo guadagnavano circa 130.000 euro l’anno, mentre quelli spagnoli ne percepivano circa un quarto, 32.000.

Appunto nel 2009, su proposta del Parlamento, il Consiglio deliberò di uniformare le retribuzioni di tutti gli Europarlamentari, ma allineandole non agli Stati che pagavano meno, bensì a quelli che pagavano di più (guarda caso Italia e Germania)

Cosa ne dite?

Vi sembrano privilegi da casta? 

Capite perché alla domanda iniziale risponderei senza alcun dubbio “l’Eurodeputato”.

Eppure in questi giorni stiamo toccando con mano che a qualcuno di questi Signori tutto questo non basta, e si fanno dare “sacchi di soldi” per tradire il mandato degli elettori.

Lo disse bene una volta Giulio Andreotti, uno che di uomini e delle loro debolezze se ne intendeva: “Vi è un genere pericoloso di numismatici: i collezionisti di moneta corrente”.

Umberto Baldo 

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA