22 Maggio 2025 - 15.11

L’avvocato Roetta: “Il Tribunale della Pedemontana è un disastro per la Giustizia vicentina”

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L’avvocato vicentino Lino Roetta rappresenta del Comitato a difesa di una Giustizia di qualità, costituito da professionisti del settore giuridico e legale e da tempi non sospetti contrario alla riapertura del tribunale della Pedemontana a Bassano del Grappa. La posizione del Comitato si fonda su ragioni strutturali, organizzative e di efficienza del sistema giudiziario, e si oppone con decisione a un progetto che – a loro avviso – rischia di danneggiare gravemente l’equilibrio e il funzionamento della giustizia nel territorio vicentino.

Avvocato Roetta, ci spiega in sintesi le ragioni per cui il Comitato si oppone alla riapertura del tribunale di Bassano del Grappa? Quali sarebbero, a vostro avviso, i rischi per la qualità della giustizia?

In estrema sintesi, e cercando di essere il più chiaro possibile: la Giustizia in Italia in generale, e a Vicenza in particolare, soffre di una cronica mancanza di mezzi e di personale.

Aprire una nuova sede di Tribunale significherebbe disperdere risorse già scarse e insufficienti, con un conseguente peggioramento della qualità del servizio giustizia. Per fare un esempio, è come pensare di aprire un nuovo ospedale quando mancano medici e infermieri per far funzionare quelli esistenti. Oltre alla dispersione di risorse già carenti, ci sarà inevitabilmente un peggioramento della qualità del servizio giustizia, sia a Vicenza che a Bassano. Questo non lo diciamo solo noi, ma lo sostengono tutti gli operatori del settore, magistratura in primis. Un tribunale, per essere efficiente e fornire una giustizia di qualità, deve avere – secondo gli studi del CSM – un organico di almeno 50-60 magistrati. Ciò consente da un lato la specializzazione (e quindi una migliore conoscenza della materia, che porta a sentenze migliori) e dall’altro permette di portare avanti i processi più rapidamente, perché diventa più facile, dato il maggior numero di magistrati, supplire ad eventuali assenze o incompatibilità.

Per chiarire a chi non è pratico: se i magistrati addetti al settore penale sono pochi (meno di 10, come prevede l’ipotizzato tribunale di Bassano), diventa molto difficile celebrare i processi perché chi ha svolto le funzioni di GIP o di GUP non può fare il dibattimento; allo stesso modo, chi ha giudicato i coimputati non può essere giudice. La conseguenza è che i processi dureranno di più perché sarà più difficile costituire i collegi giudicanti.


Voi sostenete che un ritorno al tribunale di Bassano genererebbe un aumento della frammentazione e un impoverimento dell’organizzazione giudiziaria nel territorio vicentino. Può chiarire meglio questo concetto e i suoi effetti pratici?

Se i giudici e i cancellieri mancano in tutta Italia (a Vicenza manca il 30% dei magistrati e oltre il 50% del personale amministrativo, abbiamo un solo cancelliere dirigente sui sette previsti…), è inevitabile e scontato che saranno sottratte risorse ai tribunali contermini (Vicenza e Padova in primis) per aprire Bassano.

Chi sostiene che la pianta organica di Vicenza non sarà toccata evidentemente non ha il coraggio di dire la verità oppure non conosce lo stato della giustizia in Italia: avremo quindi, al posto di un tribunale efficiente, due tribunali che non funzioneranno.

Per spiegare come la mancanza di risorse impatti notevolmente sul settore giustizia, basta fare riferimento alla decisione del governo di rinviare a chissà quando la riforma che introduce l’organo collegiale per l’emissione delle ordinanze di custodia cautelare; ora sono firmate da un solo giudice e la riforma prevede, a maggiore garanzia del cittadino, che sia un collegio di tre giudici a farlo. Ebbene, è stata rinviata perché non ci sono i fondi per pagare i circa 200 magistrati in più necessari… e ci vengono a dire che per Bassano invece le risorse ci sono?


In un contesto dove si parla spesso di giustizia più vicina al cittadino, come rispondete a chi sostiene che riaprire il tribunale a Bassano sarebbe un passo in questa direzione?

Il concetto di giustizia di prossimità, con riferimento alla situazione del nostro territorio, è un paradosso. Stiamo discutendo di due tribunali distanti l’uno dall’altro 20-30 minuti; non parliamo quindi di difficoltà per l’utente ad accedere a un servizio lontano e remoto.

Inoltre, nessuno è mai stato in grado di indicare un solo servizio del quale il cittadino di Bassano o di Cittadella ecc. sia privo perché non c’è il Tribunale ed è costretto a recarsi a Vicenza o a Padova.

Non sono stati in grado perché non ce ne sono: tutta la documentazione che il privato cittadino (NON l’avvocato…) può in talune occasioni aver necessità di produrre (certificato penale, carichi pendenti ecc.) si ottiene tutta telematicamente, quindi di cosa parlano? Anche l’attività giudiziaria si svolge, soprattutto per il settore civile, da remoto con deposito di istanze e richieste telematico e celebrazione di udienze sempre da remoto. Il sintagma “servizio al cittadino” è un termine vuoto in quanto, e sfido chiunque a dimostrare il contrario, non esiste un solo servizio che l’abitante di Vicenza abbia in più di quello di Bassano perché ha il Tribunale nella sua città.


Il Comitato ha raccolto posizioni critiche anche al di fuori dell’ambiente forense. Che tipo di riscontri avete ricevuto da parte di magistrati, operatori giudiziari e cittadini?

Come ricordavo, tutta l’avvocatura (Ordine degli Avvocati di Vicenza, di Padova, di Treviso, Ordine degli Avvocati del Triveneto, Unione delle Camere Penali del Veneto) e la magistratura (ANM, Presidente della Corte d’Appello di Venezia, Procuratore Generale della Corte d’Appello, Presidente del Tribunale di Vicenza) si sono espresse nettamente contro l’istituzione del nuovo tribunale. Se noi avvocati siamo stati accusati di difendere i nostri interessi (quali? Visto che noi facciamo udienza in tutta Italia), che interesse possono avere i magistrati a dichiararsi contrari? Anzi, per loro l’apertura di un nuovo tribunale rappresenta comunque la creazione di altri posti dirigenziali (Presidente del Tribunale, Procuratore della Repubblica ecc.), sempre molto ambiti. Ma per fortuna anche loro hanno evidentemente più a cuore il funzionamento della giustizia che qualche posto da dirigente in più.

È insolito che nessuno dei politici si sia mai preso la briga di valutare tale unanimità. Dal punto di vista del Comitato, invece, ha sorpreso, e molto negativamente, l’assenza di una qualche presa di posizione da parte delle organizzazioni imprenditoriali vicentine (mentre quelle bassanesi molto si sono spese), quasi che il funzionamento della giustizia a Vicenza sia una questione che non le riguardi.


Perché la politica appoggia entusiasticamente il Tribunale della Pedemontana o, nel migliore dei casi, resta silenziosa su questo progetto?

È evidente che ai politici del funzionamento della giustizia interessi ben poco, altrimenti si sarebbero spesi anche per ovviare alle gravi carenze di personale che affliggono il tribunale di Vicenza. Si spendono molto, al contrario, per Bassano solo per mere questioni elettorali, perché pensano evidentemente a una positiva ricaduta in termini di consenso. Come elettore poi rimango sorpreso dal silenzio sulle sorti del nostro tribunale, quasi che Vicenza non sia nel Veneto (Zaia è mai intervenuto per chiedere vengano colmati i vuoti dell’organico del tribunale di Vicenza?). E addirittura che il presidente della Provincia, pur privo di ogni competenza in merito, sia andato dal Ministro a perorare la causa di Bassano, quasi che il Tribunale del capoluogo sia fuori dal suo territorio. E spero sia andato non a spese della Provincia, trattandosi di materia all’evidenza extra statuto.


Quale sarà il danno per il Tribunale di Vicenza e per i cittadini della provincia?

Se non ci saranno interventi, il danno prevedibile sarà che nel giro di qualche anno la situazione a Vicenza tornerà a essere disastrosa, come nel recente passato, dove occupava gli ultimi posti delle classifiche sulla velocità di definizione dei processi, tanto da portare noi avvocati a chiedere, provocatoriamente, il fallimento della giustizia a Vicenza.

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