14 Giugno 2022 - 9.16

Elezioni: hanno vinto tutti!

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Chi ha vinto queste elezioni amministrative di giugno 2022?
Ma tutti, come al solito! Pensavate che stavolta fosse diverso?
Certo le Amministrative si prestano perfettamente al giochino dei Partiti di gettare fumo negli occhi per non ammettere, o nascondere, eventuali sconfitte o risultati poco lusinghieri, perché si vota in moltissimi Comuni, grandi e piccoli, distribuiti in ogni parte d’Italia, ed è praticamente impossibile che una forza politica vinca o perda dappertutto.
Per cui i commenti dei laeder sono sempre improntati a vedere il “bicchiere mezzo pieno”, a mettere in evidenza le sfide vinte, e contemporaneamente a nascondere quelle perse.
Oltre a tutto le elezioni per eleggere i Sindaci sono fortemente caratterizzate dai localismi, dai candidati di paese, dalle liste civiche.
In quest’ottica da qualche anno c’è per di più una tendenza dei Partiti nazionali a non metterci la faccia, e quindi il simbolo, accontentandosi di sostenere candidati ufficialmente “non targati”.
Il che consente, in caso di sconfitta, di fare finta di niente, come se non fosse successo nulla.
Più difficile questo giochino a livello di grandi città, perché lì in qualche modo devi esporti, e sottoporti al giudizio dei cittadini.
Non vi sto certamente a fare l’elenco delle città dove ha vinto il Centro destra e quelle in cui ha prevalso il Centro sinistra, con i nomi dei Sindaci già eletti, o di quelli che potrebbero vincere o perdere al ballottaggio fra due settimane.
Questi dati li potete trovare opportunamente dettagliati sui giornali o sui media, che oltre a tutto hanno anche più spazio a disposizione.
Come accennavo all’inizio, ascoltando o leggendo ieri le prime dichiarazioni, i twitter, le conferenze stampa dei vari Letta, Meloni, Salvini, Conte ecc, l’impressione era che tutti avessero vinto.
Non voglio certo contestare questa usuale narrazione del “tutti vincitori”, non solo perché sarebbe inutile, ma anche perché ci sono ancora parecchi ballottaggi in sospeso, e poi mettendo in conto anche le piccole città e i paesi tutte le forze politiche qualche risultato positivo l’hanno registrato.
Ma poiché non abbiamo l’anello al naso, e le tendenze elettorali crediamo di saperle ancora leggere ed interpretare, perché i numeri alla fine sono sempre numeri e quindi dati incontrovertibili, mi sembra che alcune tendenze “di fondo” dei flussi elettorali siano abbastanza chiare.
Partendo da sinistra, anche se Enrico Letta giustamente mette in evidenza che il Partito Democratico ha ottenuto risultati lusinghieri, diventando a suo dire il “primo partito d’Italia”, non può nascondere il vero e proprio tracollo del Movimento 5 Stelle, ammesso dallo stesso Giuseppe Conte che, bontà sua, ha parlato di “dati che non ci soddisfano” (sic!).
Non si può quindi non osservare che, anche se le amministrative sono da sempre una partita diversa rispetto alle politiche, in ottica 2023 per il Pd si pone il problema del principale alleato in caduta libera, per di più squassato da contrapposizioni interne. Probabilmente siamo all’epilogo del grillismo, e tenere ferma questa sola alleanza senza aprire al centro, per il Pd non parrebbe proprio un buon viatico per vincere le politiche!
Però qualche problema mi sembra di coglierlo anche nello schieramento avversario, almeno sulla base delle dichiarazioni a caldo di Matteo Salvini e Giorgia Meloni
Il Capitano nella sua conferenza stampa in via Bellerio a Milano ha detto fra l’altro che: “Lo sforzo della Lega di essere collante del centrodestra, anche sacrificandosi in prima persona, è la strada vincente”.
La Meloni ha sottolineato che “Fdi cresce ovunque con dati molto significativi. FdI è la forza traino del centrodestra”.
Certo fare l’ermeneutica, o l’esegesi se preferite, delle parole dette dai politici o dei loro testi scritti, è pressoché impossibile, anche perché oggi dicono una cosa e domani magari il contrario, ma confesso che quelle due espressioni “collante” e “forza traino” a mio avviso lasciano aperto il dubbio che ciascuno dei due sia convinto di avere diritto all’investitura di “capo della coalizione” di centro destra, e quindi Premier potenziale, sempre che Berlusconi non abbia a sua volta qualcosa da dire al riguardo.
Questo passaggio elettorale amministrativo sembra dare ragione alla Meloni, visto che Fratelli d’Italia ha ottenuto quasi ovunque risultati migliori della Lega.
Ma quel che più conta è che, guardando bene i dati, la mappa del voto di lista fotografa un calo che non ha più distinzioni geografiche, nel senso che la Lega perde anche nelle sue fortezze del Nord, dove ha il suo radicamento storico, Veneto compreso.
Non so se Salvini possa fare finta di nulla rispetto al fatto che la sua Lega precipiti quasi ovunque dietro Fratelli d’Italia (in 22 dei 26 Comuni più grandi), continuando nella sua linea politica ondivaga e inconsistente, perché ciò certamente inciderà sulla corsa per la leadership del centrodestra (e dunque per la premiership).
La sconfitta a Lodi e a Palermo, dove le neonata “Prima l’Italia” sembra non riesca neppure ad entrare in Consiglio Comunale, sono le due facce dello stesso flop.
Ma a mio avviso farebbe bene a fare qualche riflessione anche in chiave interna al suo Partito, perché questa costante discesa dei consensi dal 2019 ad oggi potrebbe anche aprire, di qui alle prossime settimane, una riflessione interna alla Lega, non solo perchè perdere non piace a nessuno, ma anche perché si sa che quando calano i voti, in prospettiva calano anche gli scranni parlamentari o regionali conquistabili, e questa è la preoccupazione principale di coloro che vi aspirano.
E da politico navigato qual’ è, il Capitano dovrebbe sapere che “La vittoria ha moltissimi padri, ma la sconfitta è orfana”.

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