12 Marzo 2025 - 9.50

Eggflation in Usa. E non si parla di Uova di Pasqua

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Umberto Baldo

Qual è l’alimento che di norma assurge al ruolo di simbolo di una crisi? 

Verrebbe da dire il pane, non certo il burro o le uova o il prosciutto, perché dagli albori della civiltà umana il pane è sempre stato associato a concetti universali come nutrizione, vita, prosperità, fertilità.

Eppure nell’America di Trump le uova stanno assumendo una valenza che mai questo alimento aveva avuto; una valenza politica.

Del problema vi aveva già intrattenuto Tviweb lo scorso 7 febbraio (https://www.tviweb.it/le-uova-contro-trump-prezzi-alle-stelle-e-scorte-in-esaurimento/ ) raccontandovi che nei supermercati americani le uova sono quasi merce rara, e per di più carissima, quasi da bene di lusso, e che la crisi degli approvvigionamenti è tale da indurre alcuni supermercati ad adottare forme di razionamento, al fine di evitare accaparramenti.

La “guerra delle uova” è stata il leit motiv di tutta la passata campagna elettorale, perché Donald Trump, con la spudoratezza che lo contraddistingue, aveva indicato l’impennata dei prezzi dei generi alimentari, e delle uova in particolare, come il simbolo dell’inflazione causata delle politiche sbagliate del predecessore Joe Biden.

Con le sue classiche rodomontate, comizio dopo comizio, il Tycoon aveva promesso che già nei primi giorni del suo mandato il prezzo delle uova sarebbe calato.

Ed il tema era diventato così centrale, visto che le uova rappresentano un alimento base dell’alimentazione degli americani, e perciò insostituibile, da costringere anche Kamala Harris a lanciarsi in promesse demagogiche di futuri controlli del prezzo dei beni di prima necessità.

Inutile dire che, bugia per bugia, gli elettori hanno preferito quelle del “Pifferaio magico col ciuffo biondo”, eleggendolo alla Casa Bianca.

Ribadisco per chi magari si fosse distratto che qui non stiamo parlando delle Uova di Pasqua, il che non sarebbe poi tanto fuori luogo dato il periodo, bensì delle uova vere, quelle che le galline producono ogni giorno per il “bacon and eggs” degli americani. 

Ma l’ “età dell’oro” promessa da Trump, almeno in questa prima fase si è scontrata, come sempre avviene, con la realtà, e solo per dare un dato, l’inflazione nel mese di gennaio negli Stati Uniti è cresciuta del 3%.

In una simile congiuntura poteva abbassarsi il prezzo delle uova?

Ma quando mai!

E allora si apprende che il prezzo medio mensile di una dozzina di uova a gennaio è arrivato a ben 4,95 dollari, il doppio dei 2,5 dollari registrati a gennaio 2024. 

Il Dipartimento dell’Agricoltura  ha reso noto i dati più recenti, dai quali si evince  un’ulteriore impennata del prezzo, che ha raggiunto  gli 8 dollari a febbraio per poi attestarsi, nella prima settimana di marzo, a 6,85 dollari.

Ma, come sempre in questi casi, vale la logica del “pollo di Trilussa”, per cui in California si è arrivati ai 10 dollari per una dozzina di uova.

Tornando al valore simbolico di certi cibi, non stupisce che l’inflazione da uova “Egg inflation”, abbia dato vita al nuovo termine “Eggflation”,  e sia diventata un caso politico; per il semplice motivo che la crescita del prezzo delle uova ha pesato per ben due terzi sull’inflazione totale del comparto alimentare.

Ma immagino vi starete chiedendo: possibile che la più grande potenza politico-economica del mondo sia in affanno per un alimento così banale come le uova?   Possibile che l’inflazione americana sia talmente condizionata  dal costo delle uova da arrivare a parlare di eggflation?

Se i politici fossero persone oneste e per bene J.D.Vance si sarebbe dovuto vergognare nel girare in campagna elettorale per i supermercati, accusando Biden e la Harris di essere i responsabili dell’alto costo delle uova.

Semplicemente perché si tratta di una bugia colossale, in quanto la penuria è diretta conseguenza di una pandemia, quella dell’influenza aviaria, un virus micidiale, per proteggersi dal quale non esiste altra soluzione che l’abbattimento massivo dei capi infetti (ma ne basta anche solo uno malato in un allevamento per obbligare a sopprimere anche tutti quelli sani).

Dall’inizio dell’epidemia nel 2022, si stima che circa il 10% della produzione americana di uova sia stata colpita da questa influenza aviaria altamente patogena. Uno studio dell’Università del Minnesota stima  in 139 milioni le galline ovaiole commerciali uccise a livello nazionale a causa del virus o dell’abbattimento preventivo.

Certo sono state fatte indagini da parte delle Autorità competenti per controllare se per caso a monte degli aumenti ci siano state pratiche speculative da parte degli allevatori. Negli Stati Uniti, d’altra parte, l’industria è scarsamente regolamentata, il che incoraggia una concorrenza più agguerrita tra i produttori, ed una maggiore volatilità dei prezzi. 

Ricorderete quando vi ho parlato della “greedflaction, ovvero l’ inflazione da avidità  (https://www.tviweb.it/inflazione-alla-cassa-del-supermercato-si-piange-nei-cda-si-brinda/); ma di fronte all’evidenza dell’influenza aviaria non c’è trippa per gatti; i capi ammalati vanno abbattuti e le carcasse distrutte. 

Al momento l’Amministrazione Trump ha stanziato 1 miliardo di dollari per l’emergenza, ma è chiaro che il problema è tale che servono non solo più risorse, ma anche interventi strutturali, come ad esempio una estesa campagna vaccinale, ed un congruo aumento delle importazioni (guarda caso due azioni non proprio in linea con la “filosofia” trumpiana)

Non sottovalutate questo problema, perché gli elettori magari sono poco sensibili a temi “alti”, tipo la democrazia, la libertà o i diritti, ma sono invece molto attenti a cose che impattano sulla loro qualità della vita.

Ecco perché le uova sono diventate il simbolo di tutto quello che non funziona nel Paese, soprattutto per la classe media e per quelle più povere.

La eggflation ha affossato Biden, ma anche Trump farebbe bene a non trascurare il problema.

Umberto Baldo

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