Ecco perché non dovresti tagliare l’erba del prato, almeno a maggio

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Nel mondo del giardinaggio esistono due visioni opposte. Da una parte ci sono gli amanti del prato impeccabilmente rasato, dall’altra chi preferisce lasciar crescere liberamente l’erba per favorire un ambiente più naturale. Tagliare o non tagliare l’erba? La domanda non è banale e alimenta un acceso dibattito.
Secondo Pierre, coltivatore e sostenitore di un giardinaggio più ecologico, lasciare il tosaerba in garage, soprattutto a maggio, consente la crescita di fiori spontanei, che diventano preziosa fonte di cibo per api, farfalle e altri insetti impollinatori. L’erba alta, inoltre, offre riparo e possibilità di nidificazione, favorendo così la biodiversità e contribuendo alla salute generale del giardino.
Oltre a supportare la fauna, un prato incolto protegge il terreno dall’essiccamento, trattenendo l’umidità e riducendo il rischio di siccità. Senza contare il risparmio energetico, visto che tagliare l’erba richiede elettricità o carburante. In più, il giardino “all’inglese”, più selvaggio e meno geometrico, è tornato di moda da anni, tanto che molti Comuni, come Besançon e Rouen, hanno smesso di falciare alcune aree verdi, seguendo questa tendenza.
Non mancano però gli irriducibili del prato corto. Chi sostiene questa visione lo fa per tre motivi principali: estetica, sicurezza e convenzioni sociali. Un prato rasato ricorda i campi da golf e trasmette ordine, mentre l’erba alta potrebbe offrire rifugio a zecche, roditori o serpenti, a seconda delle zone. Infine, un giardino incolto rischia di sembrare trascurato agli occhi dei vicini, in un Paese – come la Francia – dove il modello di giardino “alla francese”, ordinato e simmetrico, è profondamente radicato nell’immaginario collettivo.
La soluzione? La falciatura differenziata: tagliare alcune zone mantenendo intatti angoli più selvaggi. Un compromesso ideale per attrarre insetti utili e contribuire alla salute del giardino senza rinunciare all’estetica.