9 Ottobre 2018 - 10.37

CHIAMPO – Diego, da parà a frate nel Getsemani di Gerusalemme

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È il rettore del romitaggio del Getsemani: “Mi ero arruolato per far soldi Anche oggi vivo in mezzo ai contrasti ma non più come soldato”

 

Da Chiampo alla ribalta nazionale, passando per il remitaggio del Getsemani, il luogo frequentato da Gesù con gli Apostoli, dove lui si ritirò in preghiera prima della passione. E’ la storia di Diego Dalla Gassa, 45 anni, chiampese doc, che pochi giorni fa ha raccontato la sua vita di fede in una lunga intervista concessa a Il Giornale, che ha fatto presto il giro del web.
Diego, o meglio, Fra Diego, è infatti il responsabile del Romitaggio, nel podere del Getsemani, nientepopodimeno che a Gerusalemme.  45 anni compiuti a settembre, fra Diego ha iniziato il percorso per diventare francescano a 23. Prima era stato soldato a Mogadiscio, in Somalia, con la missione Restore Hope, partito nell’anno di leva «perché attirato dai soldi che si potevano guadagnare». Come accade che un militare, paracadutista, che spernacchiava i parrocchiani in chiesa, arrivi a essere frate, e in un luogo dedicato al silenzio e alla preghiera come il Getsemani?
Sì, perchè Diego, come lui stesso racconta, a Chiampo era un ragazzotto di piazza, capelli lunghi, discoteche, niente chiesa, niente messe. Poi arrivò il tempo del servizio di leva, ai tempi obbligatorio. Divenne un parà della Folgore e finì in Somalia, nell’operazione Restore Hope. Ed è qui, sotto il cielo di Mogadiscio, che Diego si mette a leggere il Vangelo:
“L’avevo portato da casa, come forma di protezione, che in realtà nascondeva un desiderio ancestrale di approfondire. Avevo 19 anni. Questo mi portò a volere cambiare e a parlare sotto il cielo di Mogadiscio a un mio compaesano che era scout”. Quando torna a Chiampo, Diego entra a far parte di un gruppo scout, nel quale trascinò anche la fidanzata: “Grazie alla nostra esperienza di militari, mia e del mio commilitone di Mogadiscio, il nostro gruppo decise di andare in Albania per partecipare a Volo d’aquila dell’Azione cattolica”. Di ritorno dall’Albania con gli scout di Chiampo, Diego seguì un suo amico ad Assisi  rimase meravigliato dalla grandezza della storia di Francesco. “Il mio amico al ritorno mi provocava: Ti vedrei bene frate. Io gli rispondevo: Ma sei scemo?. Poi sono entrato tra i frati della Provincia del Veneto”. Diego è stato diacono e poi sacerdote ed è qui che è nato il suo desiderio di andare in Terra Santa. “Mi diedero il permesso di verificare e tre anni di tempo – racconta ancora Diego a Il Giornale – dopo un primo anno di conoscenza dei luoghi santi e di studio, ho avuto l’opportunità di venire al Romitaggio per mettere le mani in pasta e conoscere la Terra Santa da dentro. Io dissi: Che bello, vado in luogo dove si prega. E padre Pizzaballa, attuale arcivescovo e amministratore apostolico del Patriarcato latino di Gerusalemme, che allora era il Custode, mi rispose: È anche un luogo dove si lavora molto. Dopo due anni avevo già maturato che era il posto in cui il Signore mi chiamava”. Diego è oggi in uno dei luoghi più santi sulla faccia della terra per la cristianità: “Il senso della nostra missione è restare qui – conclude l’intervistato – e permettere che il desiderio di Gesù sia accontentato e sfamato. Così sono al servizio di questo podere chiamato Getsemani in cui accogliamo le persone che vogliono vivere un momento per stare vicini al Signore, che può durare un’ora o una settimana”.

 

 

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