26 Febbraio 2023 - 12.37

A Vicenza la doppia morale delle Primarie del PD

Oggi anche a Vicenza il Partito Democratico sceglie la guida nazionale che lo dovrà accompagnare nella traversata dal deserto dell’opposizione e delle sconfitte alle Politiche di settembre e alle Regionali di poche settimane fa. Nei prossimi giorni conosceremo gli esiti del duello Bonaccini-Shlein e, soprattutto, l’affluenza al voto, il fantasma della strategia dell’astensione che aleggia anche in casa progressista.

Preventivamente i leader nazionali già oggi accendono i fari sul rischio che anche il popolo dem si sia impigrito rispetto alla retorica della partecipazione, un mantra spesso evocato anche per segnare la differenza rispetto agli altri partiti, sempre più personalistici o, nella migliore delle ipotesi, oligarchici.

A Vicenza c’è un’ulteriore riflessione che merita attenzione.

Siamo già entrati in campagna elettorale e il PD è il partito del candidato sindaco Giacomo Possamai, lo stesso PD che, nonostante il proprio nome, di democratico finora ha fatto vedere poco. Ad esempio, ha perso l’occasione alle Politiche di esprimere un parlamentare vicentino in favore del leader di riferimento di Possamai, Enrico Letta, il segretario uscente che si è fatto eleggere a Vicenza chiudendo le porte alle ambizioni di un’intera classe dirigente. Il messaggio che è arrivato ai quadri è stato che o il parlamentare lo faceva Possamai o niente, nessun vicentino è stato degno di rappresentare questo territorio.

E l’OPA del capogruppo del PD in Consiglio Regionale su Vicenza parte da lì: seggio vicentino per Letta, facile che il leader pisano abbia aiutato la rinuncia all’inutile e rischiosa gara delle Primarie per la scelta del candidato Sindaco, si è fatto finta di essere tutti d’accordo ed il metodo della cooptazione viene democraticamente applicato.

Del resto l’apparato del PD è individuabile in tutte le posizioni chiave della campagna elettorale del capogruppo al Balbi e dei suoi alleati più o meno inconsapevoli. Dallo spin doctor Matteo Bellomo, segretario provinciale del PD di Venezia, al sondaggista “prestato” a Cicero, Federico Benini, assessore PD a Verona, al “dream team” di Possamai che rappresenta, non tanto la città di Vicenza, quanto, appunto, una struttura intrecciata con le scrivanie che contano nel mondo dem, non certo quello con megafono e bandiere di Gianni Rolando.

Viene da chiedersi, al di là della fede politica di cui può essere sinceramente animata la sinistra vicentina, come si può non farsi delle domande sulla contraddizione in salsa vicentina che appare da queste strane Primarie. Si invoca la partecipazione a parole per il nazionale e la cooptazione apparatcik nel livello locale. Epperò questo sta accadendo, con una naturalezza da post democrazia che racconta una post verità in cui si l’argomento politico è lo scouting ai delusi del centrodestra, anziché un “democratico” confronto per scegliere da chi farsi rappresentare e, magari, ricordarsi che un’idea di città non si racconta a pezzi sugli errori dell’avversario.

Bisogna averne una e dichiararla. Ma forse è proprio questo il problema.

Dalla post verità alla doppia morale il passo è talmente breve da confondere chiunque.

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