7 Luglio 2025 - 9.24

Matteo Salvini lo sa che Putin si sta prendendo l’Africa e ci manda i migranti?

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Umberto Baldo

Nei giorni scorsi Tviweb ha pubblicato un pezzo sugli sbarchi (https://www.tviweb.it/frontiere-colabrodo-superati-i-30-mila-sbarchi-nel-2025/),  segnalando un netto aumento degli stessi rispetto allo stesso periodo del 2024. Oltre 30.000 arrivi via mare sulle nostre coste in sei mesi.

Non siamo certo ai picchi di alcuni anni fa, ma i numeri bastano a riattivare il solito riflesso pavloviano: “emergenza!”, “invasione!”, “barconi!”.
E come al solito succede in questa “Repubblica di Pulcinella”, si guarda al dito, mentre la luna resta in ombra.

E allora chiediamocelo: qual è oggi la luna?

Mentre gli italiani si dividono tra chi vuole bloccare i migranti e chi vuole accogliere tutti con un sorriso, la geopolitica vera – quella tosta – ci scavalca, ci ride in faccia e ci cancella.

Ma intanto che noi fissiamo ossessivamente i barconi, il dito, la luna si è spostata, e nessuno la guarda.

E la luna, oggi, si chiama Africa. 

Ma non quell’Africa idealizzata dai salotti buoni, o temuta dagli urlatori da talk show.
Parliamo dell’Africa vera, quella che non ci appartiene più. 

Dove l’Occidente è stato sloggiato senza tanti complimenti, e dove al suo posto sono entrati – con le armi e con i soldi – due attori che ben conosciamo: Russia e Cina.
Altro che barconi: il vero allarme è strategico, geopolitico e – se vogliamo usare un termine forte ma realistico – coloniale.

Il Ministro Crosetto questo lo sa. 

I dossier che riceve ogni mattina raccontano di un’Africa dove la penetrazione russo-cinese è economica, militare, ma soprattutto culturale e narrativa.
Mosca e Pechino non portano solo denaro e soldati: seminano idee, diffondono propaganda, costruiscono un’opinione pubblica africana profondamente anti-occidentale. 

Il bersaglio? 

Noi: europei, democratici, liberali. L’Occidente intero, con le sue pretese di moralismo ed i suoi piedi d’argilla.

Ma finché il Ministro legge i report, la politica italiana litiga sui naufraghi, sui centri di accoglienza e le ONG, con un livello di analisi che andrebbe bene, forse, per una bocciofila, non per un Paese del G7.

E mentre questo accade, gli Stati Uniti guidati da uno squilibrato che i cittadini hanno votato, ripiegano su se stessi. 

E l’Europa? Se esiste, si vede poco. Anzi, si frantuma nei mercantilismi dei singoli Stati, più impegnati a vendere turbine o treni che a difendere un minimo di visione comune.

Intanto la Russia combatte una guerra a bassa intensità contro di noi anche in Africa.
Nel Sahel – ormai fuori controllo – finanzia e protegge colpi di Stato, usa milizie, alimenta instabilità, accelera il ritiro delle truppe occidentali. 

L’obiettivo non è nemmeno nascosto: cancellare la presenza europea ed americana, e garantire allo stesso tempo la sicurezza delle infrastrutture costruite dalla Cina, che in Africa ha un’agenda precisa e micidiale.

Una divisione dei compiti chirurgica: Mosca fa la guardia armata, Pechino compra, costruisce, colonizza, e insieme modificano l’immaginario collettivo africano, alimentando odio e risentimento contro l’Occidente.

La Cina, lo sappiamo, non porta libertà, ma cemento e condizionamento: autostrade, porti, città intere abitate da coloni cinesi, spesso chiusi in enclave autosufficienti, che controllano risorse e potere. 

Nigeria, Gabon, Mozambico, Sudan: l’elenco è lungo, ed in crescita.

Di fronte a questo, l’Africa non è più solo il continente “da aiutare” o “da gestire”. 

È un teatro di scontro globale, e noi europei stiamo perdendo.
E quando perdi influenza, perdi anche la capacità di orientare flussi, stabilizzare governi, negoziare patti. 

Risultato? Le ondate migratorie non si governano più, si subiscono. 

E diventano strumento di ricatto, come sapeva bene Gheddafi, come ha mostrato Lukashenko, come potrebbe fare domani una Libia semi-controllata da Mosca, con basi stabili a poche centinaia di chilometri dalle nostre coste.

E così, mentre noi discutiamo se sia giusto o meno “salvare chi rischia la vita in mare”, dall’altra parte del Mediterraneo c’è chi usa i migranti come arma strategica.

Come accennato, è già successo. Ma ora c’è un salto di qualità: una parte della Libia rischia di finire direttamente sotto influenza (forse meglio dire controllo) russa. 

Con droni e missili ad un tiro di schioppo da Lampedusa.

In questo scenario, qualcuno dovrebbe convincersi  che se davvero l’Italia vuole proteggersi, dobbiamo capire che le ondate migratorie non sono solo frutto del caso o della povertà. 

Sono anche un grilletto, un’arma a pressione controllata da chi ci vuole destabilizzare.

E allora la domanda è: siamo proprio sicuri, come sostengono molti in Italia, che Putin sia nostro amico?

E ancora: siamo proprio sicuri che una Russia alleata delle milizie libiche, padrona del Sahel e dell’opinione pubblica africana, sia il nostro alleato alternativo all’Europa?

La domanda è rivolta a molti politici, ma in particolare a Matteo Salvini, e per chi nel suo Partito e nel suo elettorato vede in Putin un modello, un esempio, quasi un faro.
Ed è qui che si arriva al nodo. Un nodo che non si può più ignorare.
Salvini, con la sua Lega, continua a scagliarsi contro Bruxelles e contro l’Europa, come se il nemico fosse a Strasburgo o a Berlino. 

Ma intanto ammicca a Mosca, sogna Putin, lo chiama “uomo di pace” (“Putin e Le Pen sono due tra i migliori statisti in circolazione. Noi siamo vicini a chiunque difenda un futuro pacifico per l’Europa”. – Matteo Salvini a Montecitorio, 9 dicembre 2015).
Davvero non si rende conto che la Russia che lui blandisce è la stessa che può decidere quando far partire 100.000 persone dalla Libia, e quando tenerle ferme?

E allora sì, sarebbe interessante chiedere al leader leghista: cosa facciamo se domani Putin alza il telefono e manda altri 30.000 disperati verso le coste italiane? 

Lo ringraziamo? Gli mandiamo un messaggio su WhatsApp? Lo invitiamo al Papeete?

Perché vedete, possiamo anche illuderci che Putin sia il nostro alleato contro l’Europa cattiva.
Ma se il nostro “alleato” è quello che ci crea il problema delle ondate di migranti, altro che “fermare le navi”; così di finisce per aiutare chi le navi le manda.

Umberto Baldo 

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Testata Street Tg Autorizzazione: Tribunale Di Vicenza N. 1286 Del 24 Aprile 2013

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