19 Giugno 2019 - 10.48

Combattenti e vincenti: fate largo alle ragazze d’oro del calcio

Forse sollecitato dai media, che giustamente dedicano all’evento la dovuta attenzione, mi sono trovato davanti alla televisione a seguire lo scontro fra le nazionali di calcio femminile di Italia e Brasile. 
E non su una rete qualsiasi, ma nientemeno che sulla Rete Ammiraglia della Rai, il che testimonia l’interesse che il mondiale sta suscitando.
Diciamoci la verità, non è che in generale fra gli italiani, soprattutto maschi, il calcio nella versione femminile goda di molto apprezzamento.
Per la quasi totalità di noi maschietti fra il calcio giocato dalle “femmine” e quello “maschile” non c’è alcun rapporto.
E’ vero, il campo ha le stesse misure, il numero dei giocatori è lo stesso, uguale il pallone da calciare e da cercare di spedire nella stessa porta per gonfiare la stessa rete; ma si sa che i pregiudizi sono difficili da superare.
Erano anni che non mi capitava di assistere ad una partita di calcio femminile giocata al massimo livello.
I miei ricordi erano fermi a più di trent’anni fa, quando mi era capitato di  assistere a qualche incontro dal vivo, che non mi aveva lasciato un grande ricordo.
Si trattava di un calcio con una connotazione pionieristica, molto approssimativo, che poco aveva a che fare con quello degli uomini, sia per quanto riguarda gli schemi di gioco, che per il livello tecnico medio delle giocatrici, e che spesso e volentieri raccoglieva più ironia ed ilarità che apprezzamenti da parte degli spettatori.  Molti dei quali, con il voyeurismo tipico di noi italiani, assisteva alle partite attratto più dalle caratteristiche fisiche delle atlete che dalle loro performance sportive. I commenti “boccacceschi” negli spalti erano infatti molto frequenti.
In tutta onestà, se avevo qualche pregiudizio “latente”, lo stesso è stato spazzato via dalla visione della partita fra azzurre e carioca.
Infatti è innegabile che oggi il calcio femminile è tutta un’altra cosa.
Il tasso tecnico ha raggiunto livelli davvero apprezzabili, e a mio avviso una partita come quella fra Italia e Brasile ha consentito anche agli spettatori più esigenti di apprezzare uno spettacolo godibile, e ricco di spunti sia tecnici che tattici.
Ma è soprattutto il clima in campo che è diverso.
Il calcio maschile mostra ad ogni momento le simulazioni più imbarazzanti, e continui tentativi di imbrogliare l’arbitro con finti falli per ottenere un cartellino giallo, una punizione e magari un rigore.
Le calciatrici giocano invece con una maggiore etica e senso del rispetto dell’avversario.
Non ho visto infatti molte proteste da parte delle giocatrici, che hanno accettato le decisioni dell’arbitro (donna anche lei), anche quelle discutibili, senza le urla, gli strepiti, le sceneggiate messe in atto dai colleghi maschi.
Le nostre ragazze che stanno disputando il mondiale competono con Nazioni dove il calcio femminile è una realtà consolidata, soprattutto per quanto attiene ai numeri.
Nel 2015 le donne che praticavano calcio nel mondo erano 30 milioni, in 4 anni c’è stato un incremento del 50%, passando così a 45 milioni. Se questo andamento positivo verrà mantenuto, e non vi è motivo per pensarla in modo differente, tra 10 anni toccheremo l’incredibile numero di 100 milioni di donne che praticano calcio, e che attireranno sempre più attenzione mediatica, e di conseguenza sponsor disposti ad investire.
Tanto per avere un metro di confronto, sei paesi – Inghilterra, Francia, Germania, Olanda, Norvegia e Svezia – contano oltre 200.000 giocatrici, l’Italia solo circa 23.000. I Paesi Bassi, che hanno più o meno 17 milioni di abitanti, ovvero meno di un terzo dell’Italia, possono vantare un numero di calciatrici sette volte superiore (153.000).
E con questi numeri capite bene che la sconfitta inflitta all’Australia, una delle più accreditate pretendenti al titolo mondiale, ha il sapore di una rivincita, perché le nostre ragazze si sono imposte a giocatrici la cui Federazione ha impedito negli ultimi anni di militare nel campionato italiano, in quanto considerato di livello basso, e quindi non all’altezza delle atlete gialloverdi, meritevoli di ben altri palcoscenici.
In questi giorni la nazionale italiana di calcio femminile occupa le prime pagine dei giornali.
Il rischio è sempre quello che, una volta spentisi i riflettori, le “azzurre del calcio” tornino nel dimenticatoio, come succede con sport considerati ingiustamente minori come ad esempio il canottaggio o lo slittino o il triathlon, di cui ci si ricorda solo quando vanno ad incrementare i medaglieri italiani.
Fra poco più di un mese riprenderanno i campionati maschili, sul palcoscenico ritorneranno Ronaldo e company, ed i gol di Barbara Bonansea diventeranno solo un ricordo di inizio estate.
C’è da sperare che l’improvvisa notorietà delle nostre calciatrici serva a consolidare il movimento, spingendo sempre più ragazze verso il rettangolo verde.
Perché il calcio non può essere prerogativa solo degli uomini, e si è visto bene in televisione che si può essere campionesse senza perdere in bellezza e femminilità.
Detto questo, auguriamo alle nostre calciatrici di continuare il loro percorso ai mondiali, e chissà che ci possano dare le soddisfazioni che i maschietti ci hanno negato in questi ultimi anni.
Forza ragazze, fateci sognare!

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

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