10 Maggio 2023 - 8.40

Toh! si riparla di riforme istituzionali

Ieri la Premier Giorgia Meloni ha aperto la discussione sulle riforme istituzionali, incontrando per la prima volta tutte le opposizioni.

Alcuni commentatori pensano malevolmente si tratti di una manovra per distogliere l’opinione pubblica dai problemi veri del paese; ma io non la penso così, perché la riforma della Costituzione era nei programmi elettorali del Centrodestra, e un Premier accorto sa che, dato l’iter che prevede tempi piuttosto lunghi, questo tipo di riforme si deve mettere in campo ad inizio legislatura.

Che non si tratti di una novità lo conferma il fatto che ve ne avevo parlato l’8 agosto 2022 in un pezzo su Tviweb dal titolo “Cos’è il Presidenzialismo caldeggiato dalla Meloni?”, al quale vi rimando se volete approfondire il tema.

In ogni caso, visto che adesso sembra si stia entrando nel vivo della discussione, una “rinfrescatina” credo non guasti, tanto per capire meglio di cosa parlano i nostri Demostene.

Innanzi tutto penso sia opportuno fissare il vero l’obiettivo che dichiara di prefiggersi Giorgia Meloni, e sul quale in realtà sembrano convergere un po’ tutte le forze politiche; superare la cronica instabilità dei nostri Governi, favorendo così la nascita di Esecutivi più stabili e longevi, in grado di sviluppare politiche meno miopi perché non pressati dalla necessità di rincorrere il consenso immediato degli elettori, e quindi liberi  di concentrarsi su interventi che dispiegano i loro effetti nel medio-lungo periodo.

Ma se il “fine” può essere comune, è sul come raggiungerlo che si dividono le forze politiche, e qui entrano in campo i cosiddetti “modelli istituzionali”.

La Premier e Fratelli d’Italia sono da sempre fautori del “Presidenzialismo”, ma in questa fase Giorgia Meloni sembrerebbe orientata a non proporre una soluzione pre-confezionata, probabilmente per vedere se si possano raggiungere accordi se non proprio bipartizan, almeno che cerchino di individuare possibili convergenze fra le posizioni dei diversi schieramenti, tali di rendere più fluido e veloce il processo di riforma.

Perché è vero che il Centro destra i numeri in Parlamento li ha, ma se alla fine  si rendesse necessario il referendum confermativo, il precedente di Matteo Renzi suggerisce qualche cautela. 

A questo punto giova ricordare quali possano essere i modelli, le cosiddette architetture istituzionali, possibili (per un maggior approfondimento ricordo sempre il citato mio pezzo dell’8 agosto).

Presidenzialismo:  con tale termine si intende il sistema che prevede che il Presidente della Repubblica sia  eletto direttamente dai cittadini, diventando così nella sostanza  anche il Capo del Governo, di cui sceglie e nomina i Ministri.  Di conseguenza il Presidente non ha ovviamente un ruolo super partes, ed essendo eletto dal popolo non ha bisogno della fiducia del Parlamento.

Il più noto e citato sistema presidenziale è quello degli Stati Uniti. 

Al di là di ogni altra considerazione, credo basti dire che l’opzione Presidenzialista sarebbe quella che obbligherebbe di fatto ad una pressoché completa riscrittura della nostra Costituzione.    

Tanto per fare qualche esempio, come potrebbe infatti un Presidente di espressione popolare essere super partes, come potrebbe mandare moniti al Parlamento, nominare un terzo dei giudici della Corte Costituzionale, presiedere il Csm, e ricoprire tutti gli altri ruoli che fanno del Capo dello Stato il garante della Costituzione?

Semipresidenzialismo : Solitamente accompagnato  dalla locuzione “alla francese”, semplicemente perché il modello è quello vigente nella République Francaise. 

Lo definirei come una forma di presidenzialismo “attenuato”, in cui il Presidente della Repubblica (ora Emmanuel Macron) è eletto direttamente dai cittadini, con un sistema a doppio turno, e il suo mandato dura cinque anni. 

Avendo ricevuto un mandato popolare, ovviamente non può essere sfiduciato.

Il Presidente è di fatto il capo dell’Esecutivo, in quando nomina il Primo Ministro e gli altri membri del Governo.

Il Primo Ministro ha però bisogno della fiducia delle Camere, e da questo passaggio parlamentare obbligatorio e dirimente si capisce che il Presidente della Repubblica francese per poter governare deve comunque scegliere un Premier che possa ottenere la fiducia del Parlamento.

Le elezioni per il Parlamento non avvengono in simultanea con quelle del Presidente della Repubblica, e ciò può generare la cosiddetta cohabitation, che si realizza quando la maggioranza parlamentare appartiene ad uno schieramento politico diverso da quello del Presidente.

Premierato:  Si tratta del sistema  che prevede l’elezione diretta popolare del Presidente del Consiglio, e  l’esempio più noto è quello del Regno Unito. 

Questa opzione avrebbe l’indubbio duplice vantaggio di rafforzare il Premier grazie all’elezione diretta, ma salvaguardando il meccanismo dell’elezione del Presidente della Repubblica da parte del Parlamento.

A mio avviso quella del premierato è una formula intermedia che potrebbe trovare nelle forze politiche maggiori consensi trasversali rispetto alle precedenti, ma io credo che abbia il difetto di indebolire fortemente il ruolo istituzionale del Presidente della Repubblica nei confronti di un Premier forte della designazione popolare.

Cancellierato: Più che un ulteriore modello istituzionale, il Cancellierato,  vigente in Germania, è una forma di “premierato” che rafforza i poteri del Capo del Governo senza però prevedere la sua elezione diretta da parte del popolo.  

Infatti il Cancelliere tedesco è eletto dal Parlamento, il Bundestag. 

In pratica  il Presidente della Repubblica Federale propone un candidato sul quale i deputati si esprimono mediante votazione segreta senza precedente dibattito. Il Cancelliere è considerato eletto se riceve la maggioranza assoluta dei voti del Parlamento. Solo il Parlamento può destituire il Cancelliere.

Messa così potrebbe sembrare un sistema simile al nostro, ma in realtà il Capo del Governo tedesco non è un primo tra pari (come in Italia), ma riveste un ruolo di vero e proprio vertice, e può ad esempio proporre al Presidente della Repubblica sia la nomina che la revoca dei ministri (da noi la Costituzione non prevede che  il Premier abbia il potere di revocare un Ministro). 

In più, a stabilizzare il sistema, è previsto il meccanismo della cosiddetta “sfiducia costruttiva”, che in parole povere vuol dire che per sfiduciare il Cancelliere occorre che la nuova maggioranza abbia già in tasca il nome del suo successore, che dovrà quindi essere nominato con il meccanismo sopra delineato.

E’ del tutto evidente che l’istituto della sfiducia costruttiva porta ad una maggiore stabilità dei Governi,  perché impedisce le cosiddette crisi al buio, che nel  nostro Paese sono piuttosto frequenti. 

A meno di colpi di genio “all’italiana”, il dibattito che, credetemi, si trascinerà per lungo tempo, non potrà che vertere su questi modelli istituzionali che vi ho illustrato.

Data la mia età, negli scorsi decenni sono stato testimone di una dozzina di tentativi di riforme istituzionali con oggetto il Presidenzialismo o altre forme di premiership “forti” (“il sindaco d’Italia” ad esempio), tutti rimasti tristemente sulla carta.

Non c’è dubbio che in Italia serva una riforma che garantisca, fra l’altro, maggiore stabilità ai Governi, per cui c’è solo da augurarsi che messe da parte la retorica della “Costituzione più bella del mondo” (fidatevi che non lo è!)  ed i pregiudizi “antifascisti”, anche da noi si riesca finalmente ad adeguare il nostro ordinamento costituzionale ai tempi nuovi, come hanno fatto nel lungo dopoguerra tutti i grandi Paesi europei.

Umberto Baldo

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
UNICHIMICA

Potrebbe interessarti anche:

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
AGSM AIM
duepunti
CAPITALE CULTURA
UNICHIMICA