9 Febbraio 2017 - 16.07

SCHIO – “Camion fantasma”, confermato sequestro 670 mila euro

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Lo scorso mese i finanzieri della Tenenza di Schio avevano dato esecuzione ad un incisivo provvedimento cautelare di sequestro preventivo finalizzato alla confisca per equivalente, emesso dal Dott. Massimo Gerace, Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Vicenza, sottoponendo a sequestro 2 immobili, 8 autoveicoli (di cui nr. 1 di lusso), 11 rapporti finanziari (conti correnti, deposito a risparmio e carta prepagata) e partecipazioni societarie, per un valore complessivo pari ad € 670.000.

Il decreto era stato emesso nell’ambito di una strutturata attività investigativa, coordinata dal Procuratore Aggiunto della Repubblica di Vicenza, Dott.ssa Orietta Canova, che ha portato a disvelare un ingegnoso sistema di frode all’Imposta sul Valore Aggiunto.

L’indagine, scaturita dagli esiti di un’attività di verifica fiscale condotta dalla Sezione Operativa del Reparto territoriale nei confronti di una società esercente, tra l’altro, trasporti di merci su strada, ha permesso di rilevare la sistematica annotazione di fatture soggettivamente inesistenti emesse, sin dall’anno 2011, da 4 società italiane, per servizi di trasporto che, nella realtà, erano stati curati da una società di diritto slovacco.

Gli approfondimenti investigativi hanno condotto ad acclarare la natura di vere e proprie “cartiere” delle 4 società “filtro” usate dagli artefici della frode, che in tal modo hanno potuto beneficiare, tra l’altro, di un illecito risparmio di Imposta sul Valore Aggiunto per oltre 1,8 milioni.

Le imprese “filtro”, infatti, sono risultate essere prive di struttura patrimoniale, personale dipendente e mezzi con cui effettuare i trasporti fatturati. Inoltre, nelle perquisizioni a tappeto effettuate nel mese di novembre scorso in varie località delle province di Vicenza, Padova, Venezia e Roma, i militari hanno scoperto come le società filtro erano state furbescamente domiciliate in immobili in disuso, piuttosto che in locali nella disponibilità di ignari cittadini extra-comunitari.

L’intera operazione delle Fiamme Gialle vicentine si è sviluppata facendo leva sulle peculiari funzioni di polizia economico-finanziaria ed è stata condotta tanto sotto il profilo amministrativo-tributario quanto quello penale con il conseguente sequestro preventivo per equivalente del patrimonio, nei limiti del profitto dell’attribuito reato di evasione, della società e dell’imprenditore, finalizzato all’acquisizione a vantaggio dello Stato dei beni tramite la confisca, che è obbligatoria nel caso in cui il procedimento penale si concluda con la condanna dell’indagato.

Avverso il provvedimento di sequestro, gli indagati hanno provveduto a presentare ricorsi al Tribunale di Vicenza – Sezione del Riesame, allo scopo di rientrare in pieno possesso di quanto sottoposto alla misura cautelare.
Nei giorni scorsi, con due ordinanze puntualmente motivate, i Giudici del Tribunale di Vicenza hanno ritenuto di non dover condividere le doglianze esposte e, pertanto, hanno rigettato la richiesta, sussistendo, da un lato, i gravi indizi di reità per come emersi nelle indagini esperite dai finanzieri e, dall’altro, le esigenze cautelari nei confronti del patrimonio quale garanzia erariale.

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