Movimento 5 Stelle e terzo mandato. Anche Robespierre ci aveva pensato!

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Saint Just
La casta è morta. Viva la casta!
Il Movimento 5 Stelle ha spento le luci sul palco dell’antipolitica. Ora resta solo il camerino, ben riscaldato, con contratto a tempo indeterminato.
E’ ufficiale: è caduto il limite dei due mandati.
L’ultima diga ha ceduto. La metamorfosi è compiuta.
Le nuove regole del M5s sul terzo mandato assomigliano molto a quelle del Pd. Sono incentrate cioè su ampi poteri di deroga al consiglio nazionale e al presidente Giuseppe Conte. Questo significa che potranno ricandidarsi tutti i big in bilico: Roberto Fico e Virginia Raggi in primis, che potranno presentarsi nuovamente alle elezioni, anche se hanno già all’attivo rispettivamente due mandati parlamentari e tre in consiglio comunale.
Il M5S, nato come tsunami, è diventato condominio con amministratore unico e diritto di prelazione sul terzo mandato.
“Uno vale uno” è stato promosso a “Uno vale anche tre, se ha il physique du rôle”.
Oppure: “Uno vale quanto decide il garante, previa consultazione dello specchio”.
E mentre Casaleggio da lassù (nel senso della nuvola informatica) osserva silenzioso, Beppe Grillo si trasforma sempre più nel nonno paziente che osserva i nipotini giocare con la politica come se fosse Lego Technic.
Ricordate i bei tempi?
Il Parlamento era “una scatoletta di tonno”, i politici erano “zombie affamati di rimborsi”, e i due mandati erano una muraglia etica, invalicabile anche da Di Maio in fase ascensionale.
Ora? Ora Di Maio è scomparso in una nuvola di vapore diplomatico nelle sabbie dei deserti del Golfo, e Conte, il leader per caso diventato stratega permanente, guida un Movimento che ha finalmente fatto pace con le poltrone.
Anzi, ci dorme sopra benissimo.
“Non siamo un partito!”, gridavano. E infatti non lo erano.
Ora sì: sono un partito, con tanto di regole elastiche, curricola stirati, e spirito di adattamento da medusa politica.
Altro che rivoluzione: è la sindrome di Gollum. “Il mio mandato… il mio tessssoro…”
Si dirà: “Ma servono competenze, non possiamo mica buttare via chi ha esperienza!”. E qui la risata è automatica: dopo anni passati a dire che la politica doveva essere come un turno di volontariato alla sagra del radicchio, scoprono che la carriera politica… è bella.
È comoda. È pure ben pagata.
In fondo, non si può biasimarli.
Anche Robespierre, prima di perdere la testa, un pensierino al terzo mandato l’aveva fatto.
Saint Just