19 Ottobre 2022 - 10.49

Le collaboratrici domestiche… angeli o demoni della casa

di Alessandro Cammarano

All’evocare le parole “domestica” o “personale di servizio” il pensiero corre subito a Downton Abbey o ai romanzi di Jane Austen ove schiere di premurose fantesche e cuoche suscettibili si muovono come orologi agli ordini del maggiordomo e della governante.

Qui siamo all’apoteosi del servizio domestico, ovviamente riservata a pochi eletti abituati fin da piccoli a trovare il dentifricio sullo spazzolino e a non doversi preoccupare di fare la valigia alla vigilia di un viaggio, perché a tutte queste fastidiose incombenze pensano il valletto o la cameriera personale, i quali conoscono perfettamente gusti e abitudini del loro datore di lavoro.

In qualche casa riccastra – purtroppo oramai spesso abitata da parvenu che l’hanno acquistata dal nobile decaduto di turno – alla porta si è accolti dal cameriere con il “rigatino”, ovvero la giacca-livrea a righine che ne caratterizza rango e funzioni, e il tè è servito da una cameriera con grembiulino e crestina; ma, ripetiamo, sono casi rari.

In molte case “normali” invece la collaboratrice familiare è ancora una figura presente, nel bene e nel male, e qui si può percorrere un lungo itinerario lungo il quale incontrare diverse tipologie di colf, il tutto ovviamente sempre nel segno del politicamente scorretto.

Iniziamo con la più temibile, ovvero quella sussiegosa-snob: solitamente di mezza età, capelli rigorosamente raccolti a crocchia con scriminatura – una specie di Carla Fracci di servizio – e vestita sempre in maniera inappuntabile. Si muove il minimo indispensabile, anche quando passa lo straccio bagnato sui pavimenti, ed è afflitta da una rigidità del viso che fa sembrare la signorina Rottermeier, quella di Heidi, suor Sorriso.

Generalmente prova profondo disprezzo per i suoi datori di lavoro che considera a lei inferiori e a cui non manca mai di ricordare i suoi prestigiosi impieghi passati. «Mi scusi signora, la cera sarebbe questa? Mah … dai Pezzelli de Carolis questa roba non si passava neppure sul pavimento del garage e lei invece la vuole in camera da letto? Contenta lei …», oppure «Ma la biancheria dove la compra? Credevo che il Postal Market non esistesse più … Se lei solo avesse visto le tovaglie di Fiandra e le lenzuola di lino-seta che si usano in casa Riccibotti-Fazi di Castelfurlo dove ho avuto il privilegio di servire …».

A questo punto la povera signora generalmente si chiude in bagno a piangere, asciugando le lacrime che scorrono copiose con un asciugamanino comprato da Upim e che fino ad un momento prima della giaculatoria della perfida serva le era parso davvero grazioso.

Da non sottovalutare la tipologia “manolesta”, ovvero quella capace di sottrarre oggetti disparati con l’abilità di un novello Arsenio Lupin. Generalmente si guadagna la fiducia della famiglia che, avendo qualche sospetto, era ricorsa al vecchio trucco di lasciare di proposito una banconota da cinquanta euro sul tavolo della cucina per vedere se la neo assunta se la intasca o no; la volpe ovviamente non ci casca e anzi segnala alla signora la presenza del denaro dimenticato.

Da qui in poi la faina, libera di scorrazzare nel pollaio, si scatena con selettiva abilità nell’alleggerire le sostanze familiari puntando a servizi di posate che si usano poco o coppette lavamani un po’ fuori moda ma comunque di bel peso.

Spesso, con subdola intenzione, “denuncia” se stessa per coprirsi le spalle: «Signora, avevo deciso di rinfrescare il servizio da caffe di Sheffield ma stranamente la lattiera è sparita, lei ne sa qualcosa?», ovviamente la suddetta lattiera è stata abilmente trafugata alcuni giorni prima e rivenduta.

Non male anche la “distruggitrice-nasconditrice”, solitamente filippina, capace di fare secchi interi servizi di bicchieri di Baccarat cercando maldestramente di rimpiazzarli con improbabili sostituti, che a lei sembrano comunque simili, della Bormioli Rocco. Quando scoperta, perché viene sempre scoperta, la giustificazione è del tipo «Signo’, a me mi parevano uguali uguali ai tuoi. Se no piace compro altri.».

Al crollo della Cortina di Ferro le domestiche autoctone sono state via via sostituite da quelle di area balcanica, perché le nostre “erano di troppe pretese” e “queste la fatica non sanno neppure cosa sia”.

In effetti si sono viste alcune collaboratrici domestiche bulgare alzare un divano a tre posti con una mano passandro il mocho, con l’altra: roba che She-Hulk è una mammola.

Mai dire loro di lucidare il pianoforte perché il rischio di ritrovarselo sverniciato a causa di sfregamento modello sabbiatrice è davvero altissimo.

Ah, ciliegina sulla torta, nove su dieci sono No-Vax e dunque «Ah no, io non casca in questa cosa chi te mete grafene e microchip.Mica scema io!».

Tutto male dunque? Ovviamente no.

Ci sono anche le cameriere-mamme, quelle che sono con noi da sempre, invecchiando mentre noi crescevamo, che ci preparavano la merenda e ci consolavano. Mi piace pensare che ce ne siano ancora.

Alessandro Cammarano

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