La guerra tra i due esaltati era inevitabile: intanto crollano le azioni Tesla

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Il sodalizio tra Donald Trump ed Elon Musk è ufficialmente giunto al capolinea. Un divorzio annunciato, ma esploso in modo clamoroso tra frecciate, accuse e minacce. A separare i due, fino a pochi mesi fa insospettabili alleati, sono divergenze sempre più marcate su temi chiave come immigrazione, politiche economiche e sussidi governativi, oltre a un evidente scontro di ego e visioni.
Il punto di rottura è arrivato giovedì 5 giugno, quando Musk ha criticato pubblicamente su X (ex Twitter) le misure fiscali dell’amministrazione Trump, appena tornata alla Casa Bianca, accusando l’ex presidente di incompetenza economica e arrivando a dire che Trump non sarebbe mai stato rieletto senza il suo sostegno. A stretto giro, il tycoon ha replicato su Truth Social minacciando la revoca dei sussidi pubblici alle aziende dell’imprenditore:
“Il modo più semplice per risparmiare miliardi? Tagliare ogni fondo e contratto pubblico alle imprese di Elon Musk”.
Una reazione che ha avuto conseguenze immediate in Borsa: Tesla ha perso il 14% in una sola giornata, bruciando 152 miliardi di dollari di capitalizzazione. Il patrimonio personale di Musk, secondo Bloomberg, è sceso di 34 miliardi di dollari in 24 ore.
L’inizio della rottura
La rottura arriva quasi un anno dopo l’inizio della loro “bromance politica”, nata nel luglio 2024 quando Musk, fino ad allora schivo in ambito partitico, aveva formalmente appoggiato Trump nella campagna per un secondo mandato. Ma già allora non mancavano divergenze: Musk mal digeriva la linea ultra-restrittiva sull’immigrazione della destra MAGA, e il suo entusiasmo verso politiche libertarie e tecnologiche mal si conciliava con l’impostazione più statalista dell’amministrazione repubblicana.
Secondo Ludivine Gilli, direttrice dell’Osservatorio Nord America della Fondazione Jean-Jaurès,
“Il conflitto era inevitabile. È sorprendente semmai che sia esploso solo ora. Musk e Trump sono due personalità dominanti, impulsive e allergiche al compromesso: la tensione era destinata a deflagrare”.
A fomentare ulteriormente le speculazioni è stato un sondaggio pubblicato dallo stesso Musk su X, dove ha chiesto ai suoi follower se fosse giunto “il momento di creare un nuovo partito politico in America”. Una mossa che, secondo Gilli, è più una provocazione che un reale progetto:
“Negli Stati Uniti fondare un partito è quasi impossibile. Musk non potrebbe nemmeno candidarsi alla presidenza perché è nato in Sudafrica. Ma potrebbe tentare di destabilizzare il sistema, togliendo voti proprio a Trump.”
Tra i motivi del gelo, anche il malcontento di Musk per l’insuccesso di uno dei cavalli di battaglia economici di Trump: il cosiddetto “piano Doge”, che avrebbe dovuto generare 2.000 miliardi di dollari di risparmi, ma che secondo le stime più recenti non supera i 160 miliardi. Un fallimento che Musk ha definito “una colossale illusione”.
Il colpo per Musk è doppio: oltre al danno d’immagine, rischia ora un concreto boicottaggio federale. Trump potrebbe revocare appalti e fondi pubblici alle aziende dell’imprenditore, tra cui SpaceX e Tesla, oggi fortemente legate a progetti statali in ambito difesa, spazio e mobilità elettrica.
Difficile che si torni indietro: lo scontro, ormai, è pubblico, personale e politico. Un duello tra titani del potere – uno alla guida degli Stati Uniti, l’altro del futuro tecnologico – che rischia di lasciare profonde tracce non solo nella politica americana, ma anche nei mercati globali.
Lo scontro tra Elon Musk e Donald Trump era, in un certo senso, quasi inevitabile a causa della natura e delle personalità dei due uomini, oltre che di alcune divergenze di fondo:
Ego Smisurati e Ricerca di Attenzione: Sia Musk che Trump sono figure con ego molto grandi e una forte tendenza a dominare la scena pubblica. Due personalità così ingombranti e desiderose di essere al centro dell’attenzione difficilmente potevano coesistere a lungo in un’alleanza senza che uno dei due cercasse di prevalere o di smarcarsi.
Divergenze Politiche di Fondo (Nonostante l’Alleanza di Convenienza): Sebbene abbiano collaborato per convenienza politica (con Musk che ha sostenuto finanziariamente Trump e ha ricoperto ruoli nella sua amministrazione, come a capo del “Department of Government Efficiency”), le loro visioni politiche non erano sempre allineate. In particolare, Musk ha criticato aspramente le politiche di spesa di Trump, definendo il suo “Big Beautiful Bill” un’aberrazione. La missione di Musk di ridurre la spesa pubblica cozzava con l’aumento del debito pubblico previsto dalle politiche di Trump.
Indipendenza e Volatilità di Musk: Elon Musk è noto per la sua indipendenza di pensiero e la sua natura imprevedibile. Non è un “alleato” che si sottomette facilmente, e ha dimostrato in passato di cambiare rotta o di attaccare anche figure con cui aveva precedentemente collaborato. La sua decisione di lasciare il governo di Trump e poi di attaccarlo pubblicamente rientra in questo schema.
La Reazione di Trump alla Critica: Trump non tollera facilmente le critiche, specialmente da chi lo ha sostenuto. La sua reazione di minacciare tagli ai sussidi e ai contratti governativi delle aziende di Musk è tipica del suo stile quando si sente attaccato o tradito.
Tesla in caduta libera: il crollo in borsa dopo lo scontro
New York, 5 giugno 2025 – Tesla ha subito un duro colpo alla Borsa di New York, registrando un calo del 14% in una sola giornata di contrattazioni. La contrazione, che ha visto volatilizzarsi 152 miliardi di dollari di capitalizzazione di mercato, è stata innescata dalla rottura pubblica tra il CEO Elon Musk e l’ex presidente Donald Trump.
Poche ore prima del crollo, Musk aveva attaccato duramente Trump su X, criticando la sua politica economica e sferrando attacchi personali, arrivando persino ad accusarlo di legami con l’affare Epstein e affermando che non sarebbe mai stato eletto senza il suo appoggio. La reazione di Trump non si è fatta attendere: sul suo social Truth Social, l’ex presidente ha minacciato di tagliare i sussidi e i contratti governativi alle aziende di Musk, dichiarando che “Il più semplice per risparmiare miliardi e miliardi di dollari nel nostro bilancio sarebbe quello di annullare le sovvenzioni e i contratti governativi di Elon”.
Questa minaccia ha immediatamente allarmato i mercati finanziari, con gli investitori che hanno reagito vendendo in massa le azioni Tesla. Le conseguenze per Elon Musk sono state altrettanto significative: il suo patrimonio personale, che detiene il 13% dell’azienda, si è ridotto di 34 miliardi di dollari in un giorno, passando da 369 miliardi a 355 miliardi di dollari, secondo i dati Bloomberg.
Una Serie di Difficoltà per Tesla nel 2025
Questo non è il primo scossone in borsa per Tesla quest’anno. Dopo un’ottima performance a fine 2024, trainata dalla vittoria di Donald Trump, il titolo ha iniziato a soffrire a inizio 2025 a causa dello scoppio della guerra commerciale. Già a marzo, Musk aveva perso 29 miliardi di dollari dopo l’annuncio da parte della Casa Bianca di nuovi dazi doganali. A ciò si aggiunge un significativo calo delle vendite di veicoli dell’azienda, diminuite del 13% su base annua nel primo trimestre del 2025.