15 Novembre 2016 - 18.18

FISCO – Cambierà ancora nome la tassa sulla casa: arriva l’IMI, quanto costerà?

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Ha cambiato così tante volte nome che ormai risulta difficile combinare le lettere dell’alfabeto per renderla originale. La storia della tassa sulla casa in Italia si arricchisce di un nuovo capitolo. Nasce l’IMI e nonostante le rassicurazioni, porterà ad un aumento della tassa sugli immobili.
La nuova imposta municipale sugli immobili, sostituisce l’imposta municipale propria (Imu) e il tributo per i servizi indivisibili (Tasi). A lanciare la proposta di semplificazione in attesa della riforma del catasto è il Pd in un emendamento alla legge di Bilancio a prima firma Maino Marchi.
Confermata l’esenzione per le abitazioni principali a meno che non si tratti di case signorili, ville e castelli. L’Imi si applicherà in tutti i comuni del territorio nazionale, ferma restando, per le Province autonome di Trento e di Bolzano, la facoltà di modificarla. La data per il versamento dell’imposta resta il 16 giugno. Sarà possibile pagare in due rate (la prima il 16 giugno e la seconda il 16 dicembre) o in un’unica soluzione annuale, da corrispondere entro il 16 giugno.
L’aliquota viene decisa dai Comuni e per gli immobili (non le prime case) e i fabbricati (tranne quelli rurali) va dall’8,6 all’11,4 per mille mentre per ville e castelli (in questo caso anche se prime case) va dal 5 al 7 per mille.
La base imponibile è ridotta del 50% per i fabbricati di interesse storico o artistico, per i fabbricati dichiarati inagibili o inabitabili e di fatto non utilizzati, limitatamente al periodo dell’anno durante il quale sussistono dette condizioni. L’inagibilità o inabitabilità è accertata dall’ufficio tecnico comunale con perizia a carico del proprietario, che allega idonea documentazione alla dichiarazione. La base imponibile è dimezzata anche per le abitazioni in comodato d’uso gratuito.
Aumenterà il costo per i cittadini? Presto detto: come fatto notare dall’associazione dei proprietari di casa, l’aliquota massima della nuova Imi è superiore al tetto del 10,6 per mille previsto oggi per la somma delle aliquote Imu e Tasi. L’emendamento di 24 deputati Pd, mirato ufficialmente a semplificare la vita dei contribuenti in attesa della riforma del catasto (su cui il governo non è intervenuto nonostante la delega fiscale conferita dal Parlamento nel 2014 lo prevedesse), dispone infatti l’accorpamento dell’Imposta municipale unica (Imu) e del tributo per i servizi indivisibili (Tasi) nell’Imi, la cui aliquota verrebbe decisa dai Comuni. Ma con quali limiti? Per gli immobili (escluse ovviamente le prime case) e i fabbricati, tranne quelli rurali, potrebbe andare dall’8,6 all’11,4 per mille. Per ville e castelli – in questo caso anche se prime case, visto che questo tipo di dimore è stato escluso dall’abolizione dell’Imu sulla prima abitazione – l’emendamento prevede invece un’aliquota dal 5 al 7 per mille. Ci sarebbe poi uno sconto del 50% sulla base imponibile per i comodati d’uso.

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