1 Dicembre 2025 - 9.56

Cronache dalla “gabbia di matti”. Italia, il Paese dove il buonsenso è un optional

Ci sono giorni in cui capisco davvero i ragazzi che fanno le valigie e se ne vanno da questa nostra “gabbia di matti” che chiamiamo Italia.
E l’altro ieri è stato uno di quei giorni.
Prima notizia.
A Torino un gruppetto di attivisti Pro-Pal — ormai un’etichetta talmente larga da coprire qualsiasi cosa — ha pensato bene, in un giorno di sciopero e redazioni semideserte, di prendere d’assalto la sede de La Stampa.
Mentre urlavano “Giornalista terrorista, sei il primo della lista”, hanno imbrattato muri e spaccato ciò che trovavano.
Fin qui, il solito triste spettacolo.
Ma a colpirmi davvero è stato il commento di Francesca Albanese, relatrice speciale ONU per la Palestina, che sì ha condannato l’attacco… salvo poi aggiungere che l’episodio dovrebbe essere “un monito alla stampa”, invitata a “tornare a fare il proprio lavoro” e a “riportare i fatti al centro”, con un po’ di “analisi e contestualizzazione” (fonte Ansa).
Un monito? Alla stampa? Dopo un’aggressione? Dopo lo sversamento di letame?
Ma si rende conto, la Signora, di cosa sta dicendo?
O il problema è che Gaza non è più stabilmente in prima pagina come lo è stata negli ultimi due anni, con la sua presenza costante in ogni servizio?
Seconda notizia.
Il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Carmine Masiello, spiega di aver provato ad avviare — pensate un po’ — un corso di laurea in Filosofia per una quindicina di giovani ufficiali. L’idea gli sembrava pure sensata: ampliare l’orizzonte, sviluppare pensiero critico, uscire dagli schemi.
L’Università di Bologna, però, ha detto no. Motivo? Timore di “militarizzare la facoltà”.
Masiello è rimasto basito. E come dargli torto?
Un rifiuto che suona come l’ennesimo schiaffo ai nostri militari, persone che rischiano la vita per difendere gli stessi che poi, in certi ambienti, li guardano dall’alto in basso.
Che un’Università — luogo che dovrebbe essere per definizione simbolo di apertura, curiosità, conoscenza — si chiuda in questo modo è davvero un pessimo segnale.
Ma non stupisce: il mondo accademico sembra ormai sempre più occupato a combattere battaglie ideologiche, spesso manichee, più che a formare teste pensanti.
È lo schema che abbiamo visto anche sul tema Palestina, altro terreno dove molti atenei si muovono con riflessi pavloviani piuttosto che con il gusto della complessità.
E poi, lasciatemelo dire: c’è quasi da ridere (o da piangere) a vedere che a negare un po’ di sapere a ragazzi in divisa — non mercenari, non fanatici, solo giovani italiani — siano spesso gli stessi Professori che vanno tranquillamente a tenere lezioni nelle carceri a condannati per omicidio, stupro e altre amenità assortite.
Lì la “contaminazione” non spaventa nessuno, evidentemente.
È questa l’Italia che offriamo ai giovani.
E allora sì, lo devo ammettere: quando li vedo scappare altrove, senza nemmeno voltarsi, fatico a dar loro torto, e se fossi più giovane mi accoderei.

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Testata Street Tg Autorizzazione: Tribunale Di Vicenza N. 1286 Del 24 Aprile 2013

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