Chi si ricorda le lucciole a Vicenza? Quando il cielo si riempiva di magia

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Nelle notti d’estate di qualche decennio fa, le campagne del Vicentino nei giardini delle prime periferie ma anche la città, nelle zone verdi, erano teatro di uno spettacolo incantato: minuscole luci intermittenti danzavano nel buio, disegnando scie luminose tra l’erba alta e i filari di vite. Erano le lucciole, presenti almeno fino agli anni ’80, coleotteri luminosi che con la loro magia naturale punteggiavano le serate estive. Oggi, quello spettacolo è diventato un ricordo sbiadito per molti, un racconto quasi fiabesco per le nuove generazioni. Ma cosa sono queste creature affascinanti e perché sono quasi scomparse dal nostro paesaggio?
Le lucciole appartengono alla famiglia dei Lampiridi, piccoli coleotteri con un ciclo vitale che si sviluppa in quattro stadi: uovo, larva, pupa e adulto. Il loro segreto più affascinante è la bioluminescenza, la capacità di produrre luce “fredda” attraverso una reazione chimica che coinvolge luciferina, ATP, un enzima chiamato luciferasi e ossigeno. Questa luce non è un vezzo estetico, ma una sofisticata forma di comunicazione. Principalmente, i maschi e le femmine la utilizzano per localizzarsi a vicenda e attrarre un partner per l’accoppiamento, con schemi di lampeggio specifici per ogni specie. Anche le larve e talvolta le uova possono emettere una debole luminescenza. Gli adulti vivono solo poche settimane, il tempo necessario per riprodursi e garantire la sopravvivenza della specie.
Le ragioni della loro quasi totale sparizione sono molteplici e strettamente legate alle profonde trasformazioni del nostro ambiente. La causa principale è la perdita e frammentazione degli habitat: l’urbanizzazione, la cementificazione e l’espansione delle aree agricole hanno ridotto drasticamente gli spazi naturali umidi e incolti dove le lucciole vivono e si riproducono. A questo si aggiunge l’uso massiccio di pesticidi e insetticidi nell’agricoltura intensiva, diffusi anche nelle zone rurali del Vicentino. Questi prodotti chimici non solo colpiscono direttamente le lucciole adulte, ma eliminano anche le loro prede preferite, come lumache e chiocciole, di cui si nutrono le larve, interrompendo la catena alimentare e rendendo l’ambiente inospitale.
Un altro fattore determinante è l’inquinamento luminoso. Le luci artificiali delle città, delle strade, delle insegne e anche delle case private che rimangono accese di notte, interferiscono gravemente con i segnali luminosi delle lucciole. Maschi e femmine faticano a vedersi e a comunicare in un ambiente troppo illuminato, compromettendo irrimediabilmente il loro processo riproduttivo. Per questi insetti notturni, l’oscurità è fondamentale per la sopravvivenza della specie.
E a cosa servono le lucciole? Al di là del loro innegabile fascino poetico, le lucciole rivestono un ruolo ecologico importante. Sono considerate eccellenti bioindicatori della salute ambientale: la loro presenza massiccia e la loro vitalità sono un segno di un ecosistema equilibrato e poco alterato dall’attività umana. Inoltre, le loro larve, essendo predatrici voraci di lumache e chiocciole, svolgono un prezioso servizio di controllo biologico dei parassiti per l’agricoltura, riducendo la necessità di interventi chimici. Sebbene il loro ruolo principale sia la riproduzione, alcuni studi suggeriscono che gli adulti possano contribuire anche alla dispersione dei semi e all’impollinazione delle piante notturne.
La scomparsa delle lucciole è un campanello d’allarme che ci ricorda quanto sia fragile la biodiversità e come le nostre azioni abbiano un impatto diretto sull’ambiente. Ripristinare habitat naturali, ridurre l’uso di pesticidi e limitare l’inquinamento luminoso sono passi fondamentali per sperare di rivedere un giorno, nelle notti vicentine, la magia luminosa di questi piccoli, preziosi insetti.













