7 Marzo 2020 - 8.29

Camelia da Vo’ racconta la fine della “quarantena”

Nel bene e nel male Vò Euganeo resterà per anni nella memoria collettiva come l’epicentro della crisi da coronavirus, una sorta di Wuhan nel nostro Veneto.
E’ stato fino ad ora, e speriamo rimanga un caso isolato, l’unico Comune veneto soggetto a quarantena, per cui, per forza di cose, sui suoi abitanti si sono concentrate le attenzioni di tutti i media, nazionali ed internazionali.
L’immagine del cartello stradale “Vò vecchio”, con i mezzi dei militari  posti di traverso per bloccare la strada di accesso, è finita sulle prime pagine dei principali quotidiani europei.
Nel comune ai piedi dei colli Euganei, famoso per il vino, sono stati effettuati nelle scorse settimane 2.800 tamponi faringei (sui complessivi 11.000 del Veneto), che hanno rilevato 90 casi di positività al virus (3,54% della popolazione).
Uno vero e proprio screening di massa. E non è finita. Infatti l’Università di Padova, anche con un finanziamento della Regione Veneto, sottoporrà nei prossimi giorni i circa 3000 residenti ad un ulteriore giro di tamponi.
Si tratta di un progetto unico nel suo genere a livello mondiale, che sarà utile alla scienza per rilevare i tassi di trasmissione e mortalità, il tempo di raddoppiamento delle infezioni, il rapporto fra positivi al tampone ed asintomatici, le curve di regressione e la durata dell’infezione.
Un’occasione unica per studiare ed approfondire la storia naturale del virus, capire meglio le sue dinamiche di diffusione, con l’obiettivo duplice di migliorare l’attività di contrasto all’epidemia, e mettere a punto al più presto un vaccino.
Ho quindi ritenuto interessante risentire Camelia Aurica Munteanu, la mamma quarantenne che vive a Vo’ con marito e figlio, per capire meglio, direttamente dal “centro della crisi” cosa sta accadendo.
Ecco cosa mi ha detto.
Come va Camelia?
“Alla grande” mi risponde. “Oggi è anche una splendida giornata, luminosissima”.  Una risposta che conferma il suo carattere solare, di donna che sa mettere le cose al posto giusto, senza abbattersi di fronte alle difficoltà.  Una donna impegnata, che mi dice subito: “non ho molto tempo da dedicarle, perchè sto preparando i dolci per la festa di compleanno di mio figlio.  Oggi compie 15 anni, e alle dieci arrivano i suoi amici.
Come sono andati i test?
“Bene, sia io che mio figlio siamo risultati negativi al coronavirus”.
Domenica finisce la quarantena?
“Si, domenica scadono i 14 giorni, e da lunedì si dovrebbe tornare alla normalità, con tutti gli accessi aperti e con le attività produttive operative. Noi ci contiamo, anche se un minimo di dubbio rimane.  Diciamo che ci crederemo veramente quando ci diranno che siamo liberi di andare dove vogliamo”.
Quali sono gli umori dei suoi concittadini?
“Tutto sommato è stato un periodo tranquillo.  Certo c’è stata qualche protesta da parte di chi ha attività commerciali o produttive.  Ma è comprensibile; io sono una lavoratrice dipendente e non ho avuto danni economici, ma chi ha una partita Iva  ha visto lo stop dell’attività e la cessazione degli incassi, e si sa che poi le tasse si debbono pagare, come pure i dipendenti, e tutto quel che ne consegue.  Quindi un po’ di nervosismo era da mettere in conto.  Ma ormai siamo a venerdì, e da lunedì si spera che tutto rientri”.
Come avete saputo della nuova tornata di tamponi?  E come la pensa al riguardo?
“Di questa iniziativa qui a Vo’ si era sentito parlare nei giorni scorsi, ma la comunicazione ufficiale l’abbiamo avuta ieri dal Sindaco Giuliano Martini.  Non è obbligatorio sottoporsi al nuovo tampone, ma mi sembra che la cosa sia stata tutto sommato ben accolta dai miei concittadini. Con le mie amiche ci siamo sentite, ne abbiamo parlato, e abbiamo concluso che se il nuovo screening serve per la ricerca ben venga.  In fondo anche in questi frangenti la cosa più importante è aiutare il prossimo”.  “Il tutto si concluderà entro domenica.  In particolare oggi   saranno presi i tamponi ai residenti di Vo’ Centro, sabato a quelli di Zovon e Vo’ Vecchio, e domenica per finire a quelli di Boccon e Cortelà”. 
Vi sentite delle cavie?
“No, non ci sentiamo delle cavie.  La sorte ci ha riservato questa esperienza. Ci siamo trovati in un mare in tempesta e non ci è restato che cercare di restare a galla.  Bene o male ci siamo riusciti, e se adesso la nostra vicenda, la nostra quarantena, può servire alla scienza perchè opporsi?”
Cosa si sente di dire a noi che in zona rossa non ci siamo stati?
“In poche parole di non avere paura.   Certo si tratta di un virus da non sottovalutare, ma senza cedere al panico.  Noi che siamo stati isolati in fondo abbiamo visto che si tratta di un’esperienza che si può vivere con razionalità, senza inutili isterismi, senza drammatizzare.  Abbiamo rispettato le disposizioni delle autorità, come si dovrebbe fare per qualsiasi infezione virale, e siamo ancora qua a parlarne tranquillamente”.
Per finire Camelia, qual è la prima cosa che farà quando sarà finita la quarantena?
“Forse le sembrerà strano, ma il mio primo desiderio è quello di tornare a lavorare.  E credo che questa dovrebbe essere la cosa più importante per chi, come me, ha un posto di lavoro. Mi ritengo fortunata per questo.  Oltre a tutto sento di dover tornare al più presto per dare un po’ di respiro alle colleghe che in questi 15 giorni di mia assenza forzata si sono sobbarcate anche la mia parte di lavoro”.
Avrete capito che Camelia, dato il cognome, non è di origine venete, e neppure italiane.   Ma credo che il suo primo desiderio dopo la fine del cordone sanitario, quello di tornare al lavoro, sia quanto di più “veneto” ci possa essere. Perchè noi veneti avremo anche i nostri difetti, ma siamo conosciuti nel mondo come grandi lavoratori.  E sarà questa voglia di fare che ci consentirà, quando questa buriana sarà finita, di rimboccarci le maniche e di uscirne, come abbiamo sempre fatto dopo ogni catastrofe.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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