La protesta Sky era vera: silenzio assordante da parte degli aggressori mediatici del giornalista Gonzato

L’estate vicentina 2018 fu particolarmente rovente. Non sotto il profilo climatico, ma mediatico.
Il 9 agosto sulle colonne de Il Giornale di Vicenza, Valentino Gonzato scrisse un pezzo intitolato «I richiedenti asilo vogliono avere Sky: scatta la protesta» che riportava le proteste di un gruppo di migranti del centro culturale San Paolo di via Carducci a Vicenza.
Dopo quella pubblicazione si ingenerò una can can mediatico che mise alla gogna il redattore del GDV, colpevole, secondo diverse testate nazionali e locali di aver pubblicato una fake news. Al tempo solo pochi, Tviweb, compresa, conoscendo la professionalità del collega, avevano preso le sue difese. In sostanza, al di là della discrezionalità sul titolo, vi era il più che onorevole dubbio che la notizia fosse fondata. La notizia era stata evidentemente raccolta personalmente da Gonzato e… chiunque si muovesse ogni tanto dalla redazione o dalla propria abitazione per scrivere notizie, non vivendo di commenti fatti ad altri giornali comodamente da casa, aveva i mezzi per capire se tale informazione fosse fondata oppure no. In assenza di informazioni comprovanti la non veridicità della notizia, doveva semplicemente tacere.
Ne seguì una serie di attacchi anche personali, nei confronti del collega Gonzato. A fomentare l’idea che fosse una fake, furono alcune superficiali ‘verifiche’, gruppi politici di vario genere, haters da autobus e senza dubbio blogger che commentano le notizie del GDV facendone un lavoro. Alcune testate schierate politicamente, nel pieno del dibattito sul respingimento dei migranti, utilizzarono la vicenda per pontificare sulla pubblicazione di fake news, creando un caso unico al mondo: la fake news che smentisce una PRESUNTA fake news.
A distanza di un anno arriva una primo chiarimento, che non mancherà di avere conseguenze giuridiche per chi, inavvertitamente latrò utilizzando ogni canale disponibile contro la notizia e il giornalista.
Il consiglio di disciplina dell’Ordine dei giornalisti ha riconosciuto la veridicità dei fatti.
“Nonostante sulle pagine di questo giornale -scrive il GDV sabato 20 luglio- fossero stati riportati anche nei giorni successivi ulteriori dettagli a conferma della notizia pubblicata, comprese alcune dichiarazioni del procuratore della Repubblica Antonino Cappelleri, per molti quella era e rimaneva una fake news, oltre che un esempio di cattivo giornalismo, al punto che vennero prodotti esposti e segnalazioni all’Ordine dei giornalisti del Veneto per sollecitare l’intervento del Consiglio di disciplina territoriale al fine di ravvisare eventuali responsabilità e quindi sanzionare l’autore del servizio. È di questi giorni, a distanza di quasi un anno, la comunicazione della decisione assunta dal consiglio di disciplina composto da Silvio Testa (presidente), Enzo Bon (segretario relatore) e Caterina Colucci (consigliere), che ha deliberato di «archiviare il procedimento nei confronti di Valentino Gonzato in quanto sono emersi elementi idonei a far ritenere non sussistente una sua responsabilità disciplinare».
La richiesta di Sky viene citata sia da una nota dell’allora questore di Vicenza, Giuseppe Petronzi, sia in una dichiarazione del comandante provinciale dei Carabinieri, colonnello Alberto Santini.
Il Consiglio di disciplina -aggiunge il GDV riportando quanto deciso- ritiene quindi che «l’articolo in questione, alla luce delle testimonianze prodotte, sia l’effettiva cronaca dei fatti accaduti, aventi una indubbia notiziabilità in ragione della particolare e inusuale richiesta fatta dai migranti alla questura e che pertanto la notizia sia confermata» e ancora che «l’articolo non contenga notizie non vere, che le stesse notizie siano state verificate, anche da fonti che il giornalista, per ovvi motivi, non rivela, che non si ravvisano quindi elementi che possono far ritenere l’articolo segnalato un elemento di diffusione di informazioni imprecise, sommarie o distorte riguardo a migranti o richiedenti asilo»
Tale riconoscimento, come è ovvio, non viene rilanciato con la stessa virulenza degli attacchi del tempo. Ma questa è una storia che conosciamo
Paolo Usinabia













