12 Giugno 2019 - 17.03

EDITORIALE – Doppio cognome per i bimbi italiani: voi lo vorreste?

In altri tempi il futuro delle famiglie, soprattutto quelle nobili, era legato alla trasmissione del cognome, possibile solo in presenza di almeno un figlio maschio.  Senza dilungarci, ci vorrebbe una biblioteca, sulla subalternità del ruolo della donna nella storia dell’umanità, la motivazione vera della ricerca spasmodica dell’erede maschio, quello che doveva perpetuare il lignaggio della famiglia, era basata sostanzialmente sul diritto ereditario, e quante guerre di “successione” sono state combattute nei secoli in Europa proprio per questo motivo.
Da qui l’importanza del cognome, che forse non tutti sanno che è un’invenzione del Medioevo.
Nell’antica Roma il cognome c’era, ma in realtà corrispondeva al nostro soprannome.
Per capirci meglio, un romano veniva identificato ex lege da: prenomen, nomen, e cognomen.  
Il prenomen corrispondeva al nostro nome di battesimo (Caio, Marco, Tito, Publio ecc.) ma al di fuori della famiglia serviva a poco.  Il nomen identificava la “gens”, il clan di appartenenza (  gens Claudia, Giulia, Cornelia ecc.).  Il cognomen corrispondeva invece al soprannome attribuito all’individuo in età adulta (Coriolano, Caligola ecc.), e di fatto era il vero elemento di identificazione del cittadino romano.
Nel Medioevo cambia tutto. A seguito della crescita demografica fra i secoli X ed XI, divenne sempre più complicato distinguere un individuo sulla base del solo nome personale, per cui si rese necessario identificare tutti gli individui appartenenti ad una medesima discendenza con un ulteriore elemento.
Così nacque e si diffuse il cognome moderno, quello che è arrivato fino a noi.
Con il passare dei secoli, nel solo ambito dell’aristocrazia, per preservare i cognomi importanti dall’estinzione, nel caso non ci fosse una discendenza maschile, si diffuse l’uso di trasmettere anche il cognome delle donne.
Questo è il motivo per cui la maggior parte delle famiglie nobili ha il doppio cognome.
A cristallizzare i cognomi, e a dargli valore legale, fu il Concilio di Trento, che rese obbligatoria la registrazione dei battezzati, affidando ai parroci il compito di registrarli negli archivi parrocchiali.
Non meraviglia quindi se qualunque ricerca anagrafica antecedente al 1770 debba necessariamente essere condotta negli archivi parrocchiali o diocesani.
Va riconosciuto quindi alla Chiesa il merito di essere stata la prima Istituzione ad attivare una vera e propria anagrafe della popolazione. Gli Stati ci arrivarono ben dopo.
Noi italiani da sempre sappiamo che i figli prendono obbligatoriamente il cognome del padre, anche se vedremo più avanti che non è necessariamente più così.
Ma come viene regolata la materia nelle altre parti del mondo?
Spagna
Il Regno di Spagna è il Paese dove il doppio cognome è la regola. I figli assumono cioè il cognome di entrambi i genitori, in pratica quello del padre, seguito dal primo cognome della madre.  Tale uso è stato esportato dagli spagnoli in epoca coloniale in tutti i Paesi ispano-americani, tranne l’Argentina dove i figli assumono solo il cognome paterno.
Francia
In Francia e Belgio, così come in Polonia, la scelta di quale cognome adottare per il figlio è lasciata alla libertà dei genitori.   In caso di mancato accordo, a prevalere è comunque il cognome del padre.  La decisione può essere fatta una sola volta, ed è irrevocabile. Vale per il primogenito, e si estende poi automaticamente ad eventuali fratelli o sorelle.
Svezia ed Austria
Si tratta di due Stati dove vige una legislazione in certo qual modo “femminista”.  In Svezia è consentito adottare il doppio cognome, ma in tal caso ad essere indicato per primo è quello della madre. In Austria, se i genitori sposati hanno optato per un cognome comune, sarà questo ad essere trasmesso ai figli. Nel caso i genitori abbiano invece mantenuto i propri cognomi di origine, o non siano sposati, ai figli verrà assegnato il cognome della madre. E’ consentito il doppio cognome, costituito dai cognomi dei genitori separati da un trattino.
Germania
E’ consentito un unico cognome, che però può essere anche quello della madre.
Inghilterra
E’ il Paese con meno regole.  Qui i genitori possono liberamente scegliere quale cognome attribuire al figlio; quello della madre, del padre, o entrambi.  Possono addirittura dargliene uno del tutto nuovo, e diverso dai propri.
Portogallo
Qui l’unico limite è che il nome completo non può superare i sei vocaboli. Quindi se i genitori hanno due cognomi ciascuno, il figlio può tranquillamente averne quattro, e magari anche un secondo nome.
E in Italia?
La tradizionale regola dell’attribuzione obbligatoria del solo cognome del padre è stata cassata dalla storica sentenza della Corte Costituzione n. 286/2016 (estensore Giuliano Amato), che dopo decenni di discussioni, ha riconosciuto la possibilità di attribuire al figlio il doppio cognome, aggiungendo quello materno dopo quello paterno, sempre che entrambi i genitori siano favorevoli.
La scelta deve essere fatta obbligatoriamente solo al momento della registrazione della nascita in Comune, e così l’Ufficio Anagrafe registrerà il bambino con il doppio cognome. 
Tale scelta non è mai consentita in un secondo momento.
In assenza di una legge specifica, dovendo in ogni caso applicare la sentenza della Suprema Corte, il Ministero dell’Interno ha emanato la circolare n. 1/2017, che ha regolato la materia. 
Segnalo che detta circolare ha stabilito che la possibilità di dare al figlio entrambi i cognomi dei genitori riguarda solo le nascite successive alla pubblicazione della citata sentenza della Corte.
Quindi, se qualcuno di voi avesse per caso il desiderio di assumere anche il cognome della propria madre, non lo può fare.
Tutto a posto quindi?  Ci siamo finalmente allineati agli Stati che riconoscono il giusto ruolo della madre?
Come sempre in Italia le cose non nascono mai del tutto lineari.  Nella specie, essendo le nuove norme derivate da una sentenza, che ha giudicato incostituzionali gli articoli del codice civile che obbligavano all’attribuzione del solo cognome del padre, e non da una normativa completa ed articolata, permangono zone d’ombra che andrebbero chiarite con un intervento regolatorio del Parlamento.
Un esempio per tutti.
Due genitori, tanto per fare dei nomi, Mario Rossi e Eleonora Verdi, potrebbero decidere di attribuire al loro primogenito Antonio il doppio cognome.  Quindi il pargolo diventerà Antonio Rossi Verdi.  Ma potrebbero anche non fare questa scelta con la secondogenita Maria, che diventerà così Maria Rossi.   Capite bene che in tale ipotesi, possibile anche se improbabile, avremo due fratelli, uno col cognome Rossi Verdi, ed un’altra con il solo cognome Rossi. Eventualità esplicitamente vietata in Francia, come abbiamo visto.
In Parlamento giace da oltre 10 anni un progetto di legge per regolare la materia, ma finora non se ne è fatto nulla. 
E poi hanno il coraggio di dire che Deputati e Senatori lavorano per gli italiani!
Per il momento prendiamo atto che da poco più di un anno, anche in Italia, se i genitori sono d’accordo, un bambino o una bambina possono assumere il doppio cognome; quello del padre seguito da quello della madre.   
Non mi sembra che fino ad ora questa opportunità sia stata molto utilizzata dai neo genitori italiani, ma va considerato che l’innovazione è recente, e ho l’impressione che, non essendo stata opportunamente pubblicizzata, non sia nota ai più.
Ritengo giusto che finalmente anche in Italia padre e madre siano posti sullo stesso piano anche anagraficamente, se è vero come è vero che i figli si fanno in due, e che a entrambi i genitori competono responsabilità accuditive ed educative.
Se siete una coppia in attesa di un figlio pensateci!
Non costa nulla!  Basta una dichiarazione orale all’atto della registrazione della nascita presso l’Anagrafe del Comune.

VICENZA CITTA UNIVERSITARIA
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