Viaggi- Guadalupe. Il volto nero della Vergine, la luce chiara della Spagna

Nel nostro viaggio tra i grandi santuari della Cristianità restiamo ancora in Spagna.
Ma dalla verde Galizia di Santiago de Compostela ci spostiamo verso un’altra regione, assai diversa per geografia, storia e spirito: l’Estremadura.
Una terra ruvida e affascinante, che ho amato profondamente.
La meno turistica della Spagna, la più povera, e forse per questo la più vera.
Un luogo fatto di natura intensa, di silenzi pieni di voci antiche, di ospitalità autentica, di cieli solcati da cicogne e rapaci, di profumo di lavanda e di miele, di suoni di campanacci e grugniti liberi.
E, soprattutto, terra di uomini duri e determinati, che partendo da un territorio avaro di opportunità, si lanciarono alla conquista del Nuovo Mondo.
Qui nacquero e partirono gli Hidalgos, i Caballeros, i Conquistadores: i fratelli Pizarro diretti verso l’oro del Perù; Gracía de Paredes, fondatore di Ciudad Trujillo a Santo Domingo; Francisco de Orellana, che attraversò l’Amazzonia dal Pacifico all’Atlantico; Nuño de Chaves, che diede vita a Santa Cruz in Bolivia. Da Medellín, sempre in Estremadura, partirono Hernán Cortés, il conquistatore del Messico, e Vasco Núñez de Balboa, il primo europeo a posare lo sguardo sull’Oceano Pacifico.
E proprio qui, in mezzo a questa terra di storie e leggende, si erge il Real Monasterio de Guadalupe.
Arrivarci non è cosa da poco: il viaggio è lungo, la strada è tortuosa, e il tempo sembra allungarsi come l’orizzonte.
Ma l’Estremadura è così: un grande contenitore vuoto.
Per dare un’idea, il Veneto ha 4,9 milioni di abitanti distribuiti su 18.345 km².
L’Estremadura ne ha poco più di un milione, ma su un territorio di oltre 41.000 km².
Una densità venti volte inferiore. A parte Càceres e Mérida, il vuoto domina sovrano.
Eppure questo vuoto è pieno.
Pieno di suggestione, di paesaggi intatti, di luce potente.
A nord, nel cuore della Spagna, c’è la meseta, altopiano arido e giallo; ma scendendo verso il confine portoghese si entra in un mondo diverso: la dehesa.
Distese infinite di querce da sughero e lecci, intervallate da muretti a secco, dove i maiali pascolano in libertà assoluta.
Non i nostri “porsei”, ma suini piccoli, scuri, quasi selvatici, che si nutrono di ghiande e regalano all’umanità uno dei suoi tesori gastronomici: il Jamón Ibérico de Bellota, il mitico Pata Negra.
E proprio in questo paesaggio che pare senza fine, quasi d’improvviso, appare come una visione il Monastero di Guadalupe.
Maestoso, solenne, quasi più fortezza che convento. Un baluardo spirituale immerso nel nulla.
Vale assolutamente la pena visitarlo con una guida: ogni pietra, ogni sala ha una storia da raccontare. I chiostri sono incantevoli, le opere d’arte – da Zurbarán a Goya, fino a El Greco – mozzafiato.
Ma il cuore del complesso è lei: la Madonna di Guadalupe.
La si può vedere da vicino, salendo fin sull’altare della Basilica.
Piccola, scura, intensa. Una “Vergine nera” carica di simbolismo e di storia.
Ricordo bene la mia visita, avvenuta prima del Covid: una fila di fedeli, un monaco che ti guidava quasi fisicamente a baciare l’icona, sempre nello stesso punto, avendo la sola accortezza di asciugare l’ostensorio fra un fedele e l’altro con una pezzuola. Immagino che la pandemia abbia posto fine a quel rituale poco igienico, almeno temporaneamente.
Ma Guadalupe non è solo un santuario: è un ponte tra i mondi.
La Madonna qui venerata è la stessa che, portata oltreoceano, diventerà Nostra Signora di Guadalupe, a nord di Citta del Messico.
“Regina dell’Hispanidad” (cioè di tutti i popoli di lingua spagnola), patrona delle Americhe.
Non a caso, Cristoforo Colombo venne qui in Estremadura in pellegrinaggio subito dopo il ritorno dal suo primo viaggio nel Nuovo Mondo. Fu il suo modo per ringraziare, per chiudere simbolicamente un cerchio.
E allora, vale la pena andarci?
Dipende. Partire appositamente dall’Italia per visitare Guadalupe può forse sembrare eccessivo – a meno che non vi muova una forte fede mariana – ma se il destino vi porta in Estremadura, non mancate l’appuntamento con questo luogo unico.
Non tornerete a casa delusi.
Umberto Baldo













