VENETO – Vicenza, non è più una città per giovani
I dati Istat sono impietosi. Vicenza negli anni del boom economico era la provincia veneta con maggior attrattività, con un indice di natalità superiore alla media, con il maggior numero di studenti nelle scuole primarie e secondarie. Indici di una vitalità incredibile, derivata da un’economia in continua e forte crescita. A qualche anno dall’inizio della crisi, i tassi demografici fotografano una realtà ben diversa. Se Vicenza nel 2002 era la provincia veneta con il tasso di natalità più alto (10,7 per mille) e nel nord Italia era seconda a pari merito con Bergamo, appena sotto Bolzano, nel 2013 siamo scesi all’8,8 per mille. Sotto Verona e Treviso, nella media veneta.
Una tendenza in qualche modo confermata se si analizza la struttura della popolazione. Nel 2002 a Vicenza il 14,7 % della popolazione era compresa nella fascia 0-14 anni e la nostra provincia, dopo Bolzano era la più giovane del Nord Italia. Se il tasso è aumentato (15% nel 2014) è vero che tale risultato è da imputare alle nascite del periodo 2000-2005. Vicenza ha anche perso questa caratteristica d’eccellenza ed è stata superata da molte altre province del Nord Italia.
Ben più rassicurante il tasso di mortalità. La speranza di vita di un vicentino negli ultimi 10 anni è cresciuta in modo significativo. Nel 2013 la speranza di vita per gli uomini alla nascita si è innalzata ad 80,2 anni, rispetto ai 77,6 del 2002. Significa che nel giro di 10 anni gli uomini hanno una speranza di vita maggiore di quasi tre anni. Le donne nel 2002 partivano da una speranza di vita alla nascita di 83,6 anni, nel 2013 questa prospettiva è salita ad 85,4 anni. Il gap fra i due sessi sta diminuendo gradualmente, ma rimane comunque significativo. Nel panorama veneto le trevigiane sono le più longeve (86 anni) seguite dalle padovane (85,5). Anche gli uomini trevigiani hanno una prospettiva di vita maggiore (80,9), seguiti dai padovani (80,7).














