6 Giugno 2022 - 17.52

VENETO – Il sindaco di Peschiera aveva dato l’allarme il 30 maggio – Zaia: “Repressione”

Risale al 30 maggio il primo allarme lanciato dalla sindaca di Peschiera del Garda (Verona), Orietta Gaiulli, per possibili problemi di ordine pubblico nel territorio, a causa di gruppi che si dirigevano verso la spiaggia libera del vicino comune di Castelnuovo, che “non ha ancora dato una sistemazione alle spiagge, che sono teatro di scempi e violenze di ogni genere”.

Lo scrive in una lettera al Governo, al Prefetto e al Questore di Verona, la prima cittadina di Peschiera, dopo gli episodi di guerriglia urbana del 2 giugno nella località lacustre, cui potrebbero essere correlati anche le molestie denunciate da alcune ragazzine sul treno da Verona per Milano.

(ANSA).

Il Commento di Luca Zaia

Zaia, la parola chiave è repressione – “Ma ha visto i video? Ha visto le immagini? Come si fa a non farsi ribollire il sangue?”. Lo dice il presidente del Veneto, Luca Zaia, in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ in cui parla delle molestie denunciate da alcune ragazze, che sarebbero avvenute su un treno nella zona del Garda. “Inutile lamentarsi dei magistrati e di come interpretano le leggi. Qui sono le leggi che non devono lasciare scampo”, sottolinea Zaia, lanciando così un messaggio alla politica. “Non mi importa se questa gente era italiana, di prima o di ventesima generazione. Certo, la giornata di follia l’avevano chiamata ‘L’Africa in Italia’ e i molestatori sul treno gridavano ‘le donne bianche qui non salgono’. Ma il punto è: questa roba, noi qui non la vogliamo. Non la accettiamo. Da nessuno e a prescindere dall’origine”, ribadisce il governatore che poi aggiunge: “La parola chiave, l’hashtag è: repressione. Dobbiamo essere consapevoli che l’educazione è importante, le politiche sociali pure, ma una certa soglia non può essere superata. Punto. Ma lo sa la cosa che più mi ha colpito? I tizi che se ne stavano lì, belli tranquilli in quel manicomio, a riprendere tutto con i telefonini. Mentre la polizia caricava, questi filmavano. Per essere i primi a rilanciare la cosa sui social, immagino. Neanche c’è più la paura, quel che conta è dire ‘io c’ero'”. Per Zaia “non possiamo assuefarci. Non possiamo giustificare. I responsabili delle violenze non sono persone con un’infanzia difficile, ma persone che vanno punite. Non voglio chiamare questa gente ragazzi, perché mi sembra già assolutorio: sono devastatori”. “Il punto è che non si punisce”, attacca Zaia. “Questo è il Paese dell’impunità – prosegue – e i responsabili di quella follia lo sanno. C’è chi tirerà fuori l’attenuante dell’età, il branco, la difficoltà a trovare personalmente i responsabili, il fatto che c’è stato solo un ferito, anche se forse sono di più. Sarà tutto derubricato e se ci saranno condanne, non saranno scontate. Ma la colpa non è dei magistrati. Ma di leggi che sono da cambiare”. Per esempio? “Il carcere. In altri ordinamenti c’è la notte in carcere. Che poi diventa una settimana e via aggravando. Se invece a chi fa robe del genere non succede niente, se l’impunità è garantita, il partecipare alle violenze diventa una medaglia da esibire. Il fatto è che oggi la legge non considera questi reati come gravi. Invece lo sono. Ci vengono a dire che l’incidenza della criminalità nei nostri territori è bassa, ma questo è un campanello d’allarme gravissimo”, ribadisce Zaia.

LE MOLESTIE

Un branco composto da una trentina di persone in tutto, la maggioranza probabilmente minorenni.

A tre giorni dal raduno sul Garda convocato via TikTok durante il quale si è scatenata una maxirissa tra ragazzini, alcuni dei quali immigrati di seconda generazione, fanno un passo avanti le indagini sull’episodio peggiore che sarebbe avvenuto in quel contesto, quello raccontato con tanto di denuncia alla Polfer da 5 ragazze tra i 15 e i 17 anni di Milano e Pavia: salite sul treno per tornare a casa dopo una gita a Gardaland, sarebbero state accerchiate e molestate.

Stiamo facendo accertamenti su tutti i fatti che possono avere risultanze penali”, ha spiegato il neo dirigente della squadra mobile di Verona Carlo Bartelli, precisando che si sta “procedendo con una ricostruzione dei fatti avvenuti giovedì in spiaggia, nell’abitato di Peschiera del Garda e sul treno”. E anche oggi è rimasto operativo alla stazione di Peschiera e lungo le spiagge del basso lago il servizio rafforzato con agenti in antisommossa, impegnati a prevenire eventuali arrivi di malintenzionati. Sui social infatti erano circolati nei giorni scorsi post e video che annunciavano una “replica” nella località gardesana. Durante la maxi rissa di tre giorni fa si sono verificati anche furti ai bagnanti, oltre a danneggiamenti ad automobili e locali pubblici. Sale intanto la polemica politica, proprio sull’ipotesi che queste ‘bande’ fossero composte da ragazzi italiani di “seconda generazione”, figli di famiglie immigrate. “Come per le abominevoli violenze di capodanno – dice la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni – è calata una cappa di silenzio da parte di certa sinistra e delle femministe. Nessuna parola di sdegno, nessuna presa di posizione forte e decisa, probabilmente per paura di mettere in cattiva luce gli immigrati”. Per Matteo Salvini “a questi ragazzi qualcuno l’educazione gliela deve insegnare e se non sono mamma e papà lo farà qualcun altro”. “Non mi interessa prima o seconda generazione – aggiunge il leader leghista – questo insegna che bisognerebbe reintrodurre la leva”. La deputata di Forza Italia Laura Ravetto chiede “tolleranza zero” per il branco. “Mi aspetto lo stesso sdegno mediatico che per settimane una certa sinistra, femministe in testa, hanno riservato agli Alpini”. E parla di fatto “gravissimo” da “condannare con severità” anche il leader di Azione Carlo Calenda. “Se sono immigrati regolari vanno processati per direttissima, se sono clandestini rispediti a casa ancora più velocemente”.

LA RISSA

 Sono decine i ragazzi identificati nelle ultime ore dopo la gigantesca rissa sul lago di Garda avvenuta tra Peschiera e Castelnuovo del Garda (Verona) il 2 giugno, durante un raduno convocato su Tik Tok.

Lo confermano fonti delle forze dell’ordine.

Si tratta di giovanissimi, molti minorenni, arrivati non solo dal veronese ma anche da altre province del Veneto, ma soprattutto dalla Lombardia, fino a Milano. Oltre a rissa aggravata, una delle accuse ipotizzate, cui si potrà dar seguito solo in seguito alla denuncia delle parti offese, è di danneggiamenti. I più scalmanati infatti sono saliti sulle auto in sosta, altri hanno travolto i plateatici.
    (ANSA).

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