24 Giugno 2025 - 12.23

Veneto culla delle produzioni Dop: il 56% del latte diventa formaggio d’eccellenza

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“Stiamo lavorando bene ed i risultati non si possono nascondere, in quanto sono i numeri a parlare. La produzione, infatti, è in aumento nel 2024, sia in Italia che in Veneto, e si concentra principalmente su quattro regioni (81%), con il 62% prodotto in dieci province, tra cui Vicenza. In Veneto gli allevamenti diminuiscono, con il 78% del latte prodotto tra Vicenza, Verona e Padova, ma si osserva un aumento della produzione”. Con queste parole il presidente di ARAV, Floriano De Franceschi, ieri mattina, ha introdotto l’assemblea ordinaria dell’Associazione evidenziando anche il fatto che “il 56,1% della produzione di latte veneto è stata destinata alla produzione di formaggi Dop, con un aumento rispetto al 2023”.

I dazi premono sul made in Italy. “Una spinta verso la reale imposizione di dazi sull’agroalimentare made in Italy – prosegue il presidente De Franceschi – determinerebbe un’ulteriore amplificazione negli Stati Uniti dell’italian sounding, portando i consumatori americani a indirizzarsi su beni più a buon mercato, a partire dai cosiddetti italian fake”.

Disegni di legge sulla transumanza. In assemblea i delegati sono stati portati a conoscenza dell’intervento di presidente e direttore di ARAV, unitamente al patron della transumanza di Bressanvido, Marino Pagiusco, in merito ai disegni di legge presentati in seno 9ª Commissione permanente del Senato della Repubblica Italiana, su invito del sen. Luca De Carlo, per la valorizzazione della transumanza. È stato evidenziato il fatto che al momento oltre quindici malghe, in tutto il Veneto, sarebbero rimaste vuote rispetto al 2024, con tutto quello che ne deriva in termini strutturali, ambientali e di tenuta dell’assetto agronomico e idrogeologico dei pascoli. Sono molteplici le cause della situazione venutasi a creare: assenza di ricambio generazionale, carenze strutturali, aumento delle quote di affitto richieste soprattutto da Comuni e Regole senza dare contropartite in termini strutturali, diminuzione delle specifiche contribuzioni comunitarie, escalation delle predazioni da parte del lupo.

Emergenza patrimonio bovino da carne. “Con un tasso di autoapprovvigionamento sceso sotto al 40%, segnando una perdita di oltre 15 punti percentuali in cinque anni – spiega il presidente De Franceschi – il patrimonio zootecnico nazionale del bovino da carne è in emergenza strutturale: siamo a livelli non sostenibili in termini di sicurezza alimentare nazionale. Tale situazione, ha portato il mercato a dare molta importanza all’incrocio tra bovine da latte e seme di tori da carne, meglio conosciuto come “Beef on dairy”, il cui prodotto, siano essi vitelle o vitelli, ha raggiunto quotazioni impensabili fino a pochi mesi fa, con il Veneto che per quanto riguarda la razza Frisona, registra una percentuale media di incroci già in essere del 28 per cento, con il picco nella provincia di Vicenza del 34 per cento”.

La raccolta dati in stalla fondamentale per il miglioramento genetico. “I dati raccolti dal Sistema Allevatori negli allevamenti zootecnici stanno sempre più assumendo carattere di indispensabilità per la conservazione della biodiversità e il miglioramento genetico delle razze allevate. Il Sistema Allevatori deve porsi un unico obiettivo – spiega il presidente De Franceschi – impegnarsi a migliorare la genetica bovina italiana per consolidarne le sue posizioni al top a livello mondiale sotto il profilo produttivo, accompagnando questo fine a quello di ottenere qualità del latte con adeguate attitudini casearie, frutto di allevamenti incentrati sul benessere animale”.

Gli allevamenti di bovine da latte in cui nel 2024 è stata realizzata la raccolta dati, hanno rappresentato il 51,1% del totale delle stalle del Veneto; i capi controllati in controllo funzionale sono stati l’86% del totale del Veneto, con una produzione di latte ottenuto da allevamenti controllati pari al 69%.

L’identikit dei nuovi allevamenti. Non si ferma il movimento strutturale verso un numero minore di aziende, con più capi. Il confronto del 2024 con gli anni 2010 e 2004 sulla distribuzione degli allevamenti in base alla consistenza, conferma che la percentuale degli allevamenti con maggior numero di vacche controllate è in continua progressione; con le aziende che hanno più di 100 vacche pari al 33,2% del totale, nelle quali si allevano il 69,1% del totale degli animali.

Infine, la percentuale di Millennials (titolari di azienda nati dal 1980 in poi) tra gli allevatori che sono in controllo funzionale e non solo, con il picco del 50 % degli allevamenti caprini da latte, dato confermato anche dal Progetto VENE-TO-GOAT, che ha coinvolto una novantina di allevamenti. Tra gli istogrammi, spiccano per i bovini da latte il 38,5% di allevatori Millennials in provincia di Belluno e il problematico 15,8% di Venezia, mentre nei bovini da carne in positivo i dati di Treviso, 52,6%, e Belluno, 50,0%, in negativo lo zero per cento di Venezia.

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