2 Febbraio 2017 - 17.55

VENETO AUTONOMO? – “PadovaLegge” apre il dibattito con Zaia e il ministro Costa

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Veneto Automono? Una questione di cui si dibatte da decenni, fra spinte secessioniste, federalismo spinto e moderato, accompagnato da qualche timida e sgangherata azione legislativa, spesso nociva per il federalismo stesso. Un incontro per discutere della questione dell’autonomia del Veneto, del referendum della Regione e la posizione del Governo si terrà venerdì 3 febbraio alle 17.30 nell’Aula Magna dell’Università degli Studi di Padova. Un primo serio confronto dopo il via libera della Corte Costituzionale al quesito referendario. Interverranno il ministro per gli affari regionali e le autonomie Enrico Costa, il presidente della regione Veneto Luca Zaia, il professor Rosario Rizzuto, Magnifico Rettore dell’Università degli Studi di Padova, l’avvocato Fabio Pinelli, Presidente di “PadovaLegge” e Mario Bertolissi, ordinario di Diritto costituzionale dell’Università degli Studi di Padova.
L’iniziativa fa parte di “Padova legge”, organizzato dalla Cattedra di Diritto costituzionale dell’Ateneo.
“Prosegue il percorso culturale dell’associazione –ci dice Fabio Pinelli– volto a creare momenti di incontro e di conoscenza sui temi costituzionali. Dopo aver parlato di referendum costituzionale iniziamo il 2017 con incontro particolarmente sensibile per il nostro territorio, quello dell’autonomia e del decentramento amministrativo, legato anche all’ambito delle risorse finanziarie raccolte e successivamente oggetto di perequazione da parte dello Stato. Un tema decisamente caldo”.
Perché si è reso necessario questo momento di riflessione proprio ora?
“Un dato che ha contribuito affinché questa riflessione venisse portata a compimento -continua Pinelli- è stato l’esito del referendum costituzionale dello scorso dicembre, che ha rilevato una forte risposta del “No” sul territorio veneto e ci ha fatto ritenere che, in fondo, una forte motivazione di quel no dovesse essere individuata nella mancata riforma delle regioni a statuto speciale e mantenimento delle regioni ordinarie senza alcuna evoluzione, processo bloccato che ha portato ad una riduzione delle competenze da parte delle regioni ordinarie. Il Veneto ha risposto di no”.
In che modo ha influito, quindi, il referendum di dicembre?
“Il referendum non era finalizzato solo ad individuare l’abolizione della seconda camera, con l’istituzione del Senato delle Regioni, ma era importante sul tema del riparto delle competenze regionali. Una parte della riforma prevedeva l’accentramento di alcune competenze legislative e nessuna riforma per le regioni a statuto speciale”.
Quale valore effettivo può avere il referendum sull’autonomia del Veneto? Il Governo Renzi era sembrato scettico e addirittura ostile all’iniziativa autonomista veneta.
“Credo che il governatore Zaia sia molto determinato su questa linea e dall’altra parte il ministro Costa ha mostrato una certa apertura a ragionare sul tema. Di questo bisogna prendere atto. Il ministro viene all’Università di Padova per parlarne. La politica è fatta alle volte anche di gesti. Io credo che l’argomento possa portare anche a sviluppi importanti. Da giurista mi sentirei di dire che l’idea di un regionalismo più efficiente sia da coltivare, per rendere più competitivo il sistema-Italia. Un’efficienza che non deriva dal un allontanamento dallo Stato, ma da un rafforzamento del locale in ottica complessiva”.

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