SANREMO – Musica pietosa, reunion trash e reggiseni dimenticati
Ho guardato il Festival e me ne sono pentita. O forse no. Alla fine, Sanremo è un terribile spaccato di italianità media e, ogni anno, peggiora pari passo alla società. Se da un lato la mia vocina interiore mi istigava a cambiare canale, od eventualmente ad attaccare l’ennesima puntata di Dexter in streaming (già, proprio Dexter. Perlomeno lui, le persone, le uccide solo se sono cattive), il mio buonsenso e la mia forza di volontà di opinionista nonché giornalista in erba mi hanno tenuta attaccata allo schermo. Ma partiamo da lui, Carlo Conti, il padrone di casa abbronzato come se fosse perennemente Ferragosto. Il caro Conti, o, se preferite, Konty, lo preferivo nell’85, quando tentava di diventare una pop star. Il conduttore si è prestato alla causa con una professionalità quasi robotica, senza indugi, proprio quello che ci si poteva aspettare da lui. Una Emma di bianco vestita, come se fosse prossima all’altare (notare la somiglianza con l’abito da sposa della, ormai ex?, rivale Belen), che con l’outfit tentava di mascherare il suo essere una camionista inside. Arisa che, tanto brava a cantare, tanto preparata quando faceva il giudice ad X Factor, ma, nonostante siano passati anni, non è ancora riuscita a fare niente per il suo tono di voce e per, momento hot, per il suo seno abbondantissimo. Ari, noi ti vogliamo bene, ma il reggiseno, la prossima volta, non dimenticartelo a casa.
L’analisi pura della serata, però, è presto fatta. Un evento trash e nazional-popolare, dal sapore amaro e terribilmente anni 80. Se non per un unico e terribile dettaglio: sul palco dell’Ariston, ormai, la musica, che dovrebbe essere il tema centrale, conta meno del varietà che le viene creato attorno. E questo, forse, è anche un bene, dato il bassissimo livello delle canzoni, sempre più mediocri e tendenti al banale cosmico. Unico momento di classe l’esibizione del Tiziano nazionale, che, emozionante come sempre, si innalza a portabandiera del cantautorato pop massista italiano. Una battuta la merita anche la reunion del secolo. I fratelli Gallagher sul palco di Sanremo? Simon e Garfunkel? No, “amici telespettatori”, stiamo parlando di Al Bano e Romina. Carramba che sorpresa! Nostalgia? No, solo trash. La ex coppia d’oro della canzone italiana è stata riesumata, ma, la scocciatura era palese da parte di entrambi. Probabilmente il portafoglio piangeva. E chissà che a piangere, ora, non ci sia anche il bambino insultato da Alessandro Siani (ottima improvvisazione, forse, per ottenere consensi, era meglio limitarsi al compitino delle ovvietà). Una parolina finale la meritano anche gli Anania da Catanzaro, la famiglia più numerosa d’Italia. Una presenza X, pietosa, incompresa ed incomprensibile, studiata per lanciare chissà quale messaggio.
In chiusura: gli Imagine Dragons, ospiti internazionali. Ma tanto, ormai, che serviva? Il danno era già stato fatto.
Crudelia De Mon














