20 Ottobre 2015 - 12.14

Renzi, Padoan e una Legge di Stabilità con l’ombra di Verdini

VERDINI-renzi

di Marco Osti
 
“La scelta di limitare l’uso del contante, e di procedere a un progressivo abbassamento della soglia, è motivata dall’esigenza di fare emergere le economie sommerse”.
Questa frase è una sentenza di condanna della disposizione, inserita dal Governo nella Legge di Stabilità di quest’anno, di alzare il limite dei trasferimenti di denaro contante da mille a 3 mila euro.
Chiunque potrebbe pensare che a pronunciarla sia quindi stato Pierluigi Bersani o qualsiasi altro esponente della minoranza del Partito Democratico, che contesta tale iniziativa, o qualche commentatore, osservatore o giornalista attento alle questioni legate a corruzione, riciclaggio e contrasto alla mafia e alla criminalità organizzata in genere, da Roberto Saviano a Marco Travaglio, che esprimono in merito il proprio dissenso.
La dichiarazione potrebbe anche essere di Raffaele Cantone, l’ex magistrato nominato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi a guida dell’Autorità Nazionale Anti Corruzione, che in una intervista a La Repubblica ha giudicato sbagliato aumentare il limite di mille euro stabilito nel dicembre 2011.
Invece no, a pronunciarla è stato il ministro dell’Economia e della Finanze Pier Carlo Padoan il 19 novembre 2014 in Parlamento, alla Camera dei Deputati.
Non quindi durante un’intervista in cui un giornalista può magari avere riportato le sue affermazioni in modo impreciso, ma in un luogo pubblico, anzi, in quello che per una democrazia è il luogo pubblico per eccellenza.
Ora è chiaro che nella vita anche i ministri possano cambiare idea, ma sentire oggi lo stesso Padoan affermare che “non è vero che più contante porta più evasione fiscale”, quando da quella sua dichiarazione non è passato neanche un anno, fa certamente riflettere su cosa possa avere portato un esperto economista di 65 anni, che in tema ci si aspetta abbia convinzioni radicate nel tempo, a modificare in pochi mesi la sua opinione.
In questo periodo qualcosa effettivamente è successo, non a Padoan in particolare, ma al Governo, al Partito Democratico e nello specifico a Matteo Renzi.
Dopo la gloriosa vittoria alle ultime elezioni europee, in cui il Pd ha toccato la quota stratosferica del 41 per cento, il presidente del Consiglio ha varato una serie di iniziative sicuramente poco di sinistra e tali da aprire un dissidio all’interno del suo partito con una minoranza senza i cui voti in Parlamento il Governo sarebbe più volte stato battuto.
Dopo una lunga fase di contrapposizione, talvolta superata imponendo il voto di fiducia su questioni che avrebbero richiesto un’ampia maggioranza, a sostenere il Governo in modo chiaro, seppur non organico, almeno per ora, è arrivata una frangia di parlamentari fuoriusciti da Forza Italia, guidati da Denis Verdini, colui che fino a poco tempo fa era uomo di fiducia di Silvio Berlusconi.
Una persona che di spostamenti di parlamentari da uno schieramento a un altro se ne intende, visto che sembra fosse lui l’incaricato di contattare senatori della minoranza per sostenere il Governo del Cavaliere quando era dato per perdente
Operazione che raccolse transfughi da altri partiti, cui venne coraggiosamente anche dato l’appellativo di Responsabili, con i casi più famosi di Antonio razzi e Domenico Scilipoti, che abbandonarono l’Italia dei Valori di Di Pietro con una operazione al vaglio della magistratura per verificare se furono corrotti.
Una prassi del resto già in voga all’epoca del Governo Prodi, quando per farlo cadere vennero contattati senatori dell’allora maggioranza.
Una vicenda che, tra l’altro, ha visto l’ex senatore Sergio De Gregorio passare dalle fila, sempre di Italia dei Valori, per cui era stato eletto, a quelle del centro destra, convinto dalla modica cifra di 3 milioni di euro.
Per questo fatto Berlusconi è stato condannato per corruzione a tre anni dal Tribunale di Napoli, sebbene il reato andrà in prescrizione ai primi di novembre.
Verdini allora era il coordinatore nazionale del Popolo delle Libertà e spesso indicato come il grande regista di queste operazioni trasformistiche, di cui è diventato protagonista lui stesso quest’anno, uscendo da Forza Italia e costituendo il gruppo parlamentare Alleanza Liberalpopolare Autonomie in appoggio al Governo Renzi.
Insomma Verdini sa bene cosa significa cambiare casacca in corsa e come si gestisce una trattativa per spostarsi da una compagine politica a un’altra ed è pienamente consapevole che il suo appoggio e quello del suo gruppo è determinante perché la maggioranza rimanga tale.
In tale ambito è chiaro a tutti che il centro destra ha sempre visto con favore una deregolamentazione in tema di circolazione del contante, come in generale si è sempre posto rispetto all’evasione con posizioni che vedono la soluzione del problema in un abbassamento delle tasse piuttosto che in politiche di forte repressione.
Non è un caso che anche il Nuovo Centro Destra di Angelino Alfano, partito organico alla maggioranza di Governo, e molti esponenti di Forza Italia, vedano con favore la misura di innalzamento del limite ai trasferimenti di moneta.
Ma è certo che la decisione di ridurre le tasse sia vista con favore anche da ambienti imprenditoriali e di lavoratori autonomi che hanno una relazione conflittuale con il fisco, visto come un nemico da sconfiggere o perlomeno da raggirare.
Verdini certamente ha in questo mondo un riferimento elettorale e quindi è presumibile dedurre che tra i prezzi politici del suo appoggio al Governo e alla Legge di Stabilità vi sia stato anche un intervento di alleggerimento del controllo dello Stato sulle modalità di pagamento.
Sicuramente quindi la principale novità che si è registrata dalle dichiarazioni di Padoan del novembre 2014 e quelle di oggi è l’arrivo nella sfera della maggioranza di Verdini e del suo elettorato, che probabilmente porta consenso in Parlamento, ma non ha le stesse priorità di chi da sempre vota Partito Democratico.
Poi è evidente che le tensioni nel Pd per questa vicinanza a Verdini trovano riscontro anche in un giudizio morale negativo verso una persona indagata o rinviata a giudizio da più procure per questioni come bancarotta fraudolenta, corruzione e coinvolgimento in vicende come la P4.
Ma questa è un’altra storia rispetto al tema dell’innalzamento del limite della circolazione del contante.
O forse, a pensarci bene, è proprio la stessa cosa.

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