3 Dicembre 2014 - 17.52

Profughi e Patto di stabilità, Comuni veneti al limite

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Uno degli effetti più deleteri del patto di stabilità è di non poter fronte alle migliaia di disperati che fuggono dalla povertà e dalla guerra, i quali sempre meno possono contare su strutture adeguate di alloggio e assistenza. E che rischiano così di aumentare le situazioni di disagio sociale, sommandosi a quelle già delle persone del posto e rischiando sempre più guerre tra poveri. «Finora i comuni veneti hanno fatto il possibile per aiutare i profughi: sentiamo del tutto la responsabilità umanitaria -spiega la presidente di Anciveneto Maria Rosa Pavanello-. Tuttavia, come sindaci iniziamo a essere preoccupati perché si rischia di creare uno stato di tensione insostenibile: il disagio abitativo è già una delle più allarmanti emergenze con cui abbiamo a che fare tutti i giorni. Che vuol dire, di conseguenza, non poter dare aiuto alle persone che già sono qui, siano esse italiane o straniere. Il Patto di stabilità purtroppo non ci permette di agire in questo senso. Il che è sconfortante e doloroso: sono sempre di più, per esempio, le persone che dormono per strada, negli androni degli ospedali e in molti altri alloggi improvvisati. Una situazione che prima apparteneva più alle grandi città e oggi, invece, inizia a verificarsi anche in comuni più piccoli».

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