29 Giugno 2022 - 16.54

Nota della Regione sugli incarichi ai Direttori Generali dopo la polemica sul ‘cumulo’ pensione-stipendio

E’ stata pubblicata oggi dalla Regione Veneto una nota sulla questione del cumulo degli incarichi. Nei giorni scorsi, infatti,  la Corte dei Conti aveva avviato un’indagine conoscitiva a seguito di una denuncia da parte dei sindacati sulla posizione di Giampaolo Stopazzolo (di origine vicentina) direttore generale dell’Usl di Potenza, funzionario che percepisce la pensione ma anche uno stipendio, perciò, l’organismo di controllo ha voluto accertare se la circostanza ingeneri o meno un indebito trattamento. Da questo caso sono sorte polemiche per situazioni analoghe che sarebbero in essere in Veneto e che riguarderebbero Giuseppe Dal Ben direttore dell’Azienda Ospedaliera di Padova, Francesco Benazzi direttore generale dell’Ulss 2 Marca Trevigiana, Edgardo Contato direttore dell’Ulss 3 Serenissima di Venezia, Maria Giuseppina Bonavina che dirige l’Ulss 8 Berica di Vicenza oltre al direttore generale della sanità veneta, Luciano Flor, nominati con un decreto-legge della Giunta regionale del Veneto nel febbraio 2021, per un incarico triennale remunerato.

“Con riguardo alla posizione dei Direttori Generali -recita la nota- che dopo il conferimento dell’incarico hanno avuto accesso al trattamento di quiescenza, la Direzione dell’Area Sanità della Regione del Veneto precisa alcuni dati.

Al fine di evitare il diffondersi di notizie che, muovendo da una ricostruzione parziale del quadro normativo di riferimento, rischiano di ingenerare convinzioni non corrette sono necessarie alcune puntualizzazioni. Va detto innanzitutto che le Aziende sanitarie interessate hanno svolto al riguardo importanti approfondimenti acquisendo un motivato parere pro veritate, del prof. Carlo Cester e dell’avv. Maria Luisa Miazzi, che afferma la coerenza, con le disposizioni di legge e con le prescrizioni amministrative, della attuale posizione dei direttori per quanto attiene la percezione del trattamento di quiescenza in pendenza del contratto di direzione generale dell’azienda sanitaria; posizione che secondo una certa interpretazione sarebbe, invece, in contrasto con la previsione di cui l’art. 5, comma 9 del d.l. 6.7.2012, n. 95, convertito nella l. 7.8.2012, n. 135, (così come modificato dall’art. 6 del d.l. 24.6.2014, n. 90, convertito nella l. 11.8.2014, n. 114), che pone un divieto di conferimento di incarichi retribuiti da parte di Pubbliche Amministrazioni ai soggetti privati e pubblici che godano di trattamento pensionistico.

Di tale argomentato parere pro-veritate, la Regione prende atto, così come non può non dare atto della lealtà istituzionale dei direttori che hanno deciso di proporre la sospensione dell’erogazione del compenso per l’incarico di direzione in attesa degli approfondimenti che la Regione aveva anticipato di voler comunque fare per evitare qualunque strumentalizzazione.

La questione è, infatti, squisitamente tecnica, di interpretazione di una normativa complessa, con più disposizioni tra loro interferenti, alcune delle quali, molto significative, sono entrate in vigore nel periodo pandemico e sono, quindi, tutte successive ai pareri amministrativi che sono intervenuti in questa materia, di fatto superandoli.

Come riportato nel suddetto parere va ricordato, che la materia degli incarichi ai direttori delle Aziende Sanitarie trova autonoma disciplina nelle disposizioni della legge di riforma del Sistema Sanitario Nazionale (d.lgs n. 502 del 1992) ed è interamente regolata, quanto ai requisiti di accesso ed alle condizioni di esecuzione dell’incarico, dal decreto legislativo n. 171 del 2016: normativa speciale, questa,

successiva all’entrata in vigore del divieto di cumulo, introdotto con l’art. 5 comma 9 del 2012, ed in quanto tale necessariamente derogatoria del divieto. L’autonoma disciplina degli incarichi di direzione generale delle Aziende rende, quindi, del tutto estranea alla fattispecie l’esegesi del disposto di cui all’art. 5 comma 9 introduttivo del divieto di cumulo.

Non solo, va ricordato che la norma sul divieto di cumulo limita l’incompatibilità dello status di pensionato al momento del conferimento dell’incarico da parte della Pubblica Amministrazione e che nella prima Circolare della Presidenza del Consiglio dei Ministri (Dipartimento della Funzione Pubblica n. 6/ 2014) era stato esplicitamente indicato che il divieto non si estendeva alla fase di esecuzione dell’incarico. Il testo dell’art. 5 comma 9 del d.l. n. 95/2012 vieta, infatti, alla pubblica amministrazione il mero conferimento dell’incarico a soggetti già in pensione: pertanto l’affermazione della esistenza di un vincolo di non cumulabilità per tutta la durata dell’incarico opera un’inammissibile interpretazione estensiva della norma sul divieto di cumulo che è pacificamente norma speciale, di stretta interpretazione come ha ricordato lo stesso Consiglio di Stato.

Ancora, ed a prescindere da quanto sopra, va evidenziato come i contratti dei direttori generali di cui si tratta sono stati tutti sottoscritti con medici nella vigenza delle disposizioni speciali (introdotte nel periodo pandemico in ambito sanitario per rendere possibile il contenimento delle infezioni e la cura della malattia da coronavirus – COVID-19): disposizioni che hanno sospeso fino al dicembre 2022 il divieto di cumulo dei trattamenti economici per gli incarichi di lavoro autonomo in ambito sanitario ai titolari di pensione. Si tratta, come noto, in particolare dell’art. 2-bis, comma 5, del d.l. 17.3.2020, n.18, introdotto dalla legge di conversione 24.4.2020, n. 27, dell’art. 3-bis del d.l. 14.1.2021, n. 2, introdotto dalla legge di conversione 12.3.2021, n. 29, dell’art. 34, comma 9 del d.l. 25.5.2021, n. 73, convertito nella l. 23.7.2021, n. 106, dell’art. 10, co. 5-ter del d.l. 24.3.2022 n. 24, introdotto dalla legge di conversione n. 19.05.2022 n. 52.

Tutto cio premesso, la Direzione dell’Area Sanità della Regione non intende cercare alibi o scorciatoie e quindi non mancherà di curare anche la richiesta di un parere istituzionale per avere conferma di quanto riportato nel parere pro veritate succitato circa la correttezza dell’azione amministrativa: parere che sarà richiesto con specifico riferimento alla posizione dei direttori, esclusa ogni generalizzazione che può, in ipotesi come quella in esame, condurre a conclusioni errate

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