10 Dicembre 2025 - 9.45

Mps-Mediobanca. Consob, BCE e il mistero del “non abbiamo visto niente”

Umberto Baldo

Della scalata MPS–Mediobanca conosciamo già il finale: sarà una di quelle inchieste che fanno il rumore di un cucchiaino caduto durante un’esibizione dei Metallica. 

Esiste, ma nessuno la sente.
Quando la Finanza decide, la Giustizia arriva dopo, con la stessa tempestività del postino di Ferragosto. 

E quando entra in scena trova solo un po’ di polvere sul pavimento e le sedie già caricate sul furgone.

Chi immagina che la Procura possa “riavvolgere il nastro”, magari per tornare allo “statu quo ante”, forse crede ancora a Babbo Natale, alla Befana ed alle linee guida Consob (che, diciamolo, visti i risultati sembrano somigliare più ad un romanzo fantasy che ad un manuale di vigilanza).
Qui non siamo davanti a un abuso edilizio, dove alla fine ti tocca buttare giù il pergolato: nella Finanza non c’è martello che tenga. 

È come fare causa ad un lampo: si illumina, fa casino e se n’è già andato.

E poi ci sono i protagonisti della soap: intercettazioni strane, anomalie, ammiccamenti… ma tutto evapora come brina al sole.
Trovare un coordinamento illecito, in Italia, è più difficile che trovare una presa libera all’aeroporto di Fiumicino.
Reati di mercato? Specie in via d’estinzione.
Dimissioni spontanee? Fossili del Triassico.

La domanda vera allora è: chi dovrebbe tenere in carreggiata il circo finanziario?
Facile: Consob e BCE, le nostre due sentinelle.
Sentinelle che però – a giudicare dai fatti – hanno il sonno di chi prende melatonina extra-forte.

Le carte della Procura parlano chiaro: se Caltagirone e Delfin avessero agito insieme per scalare Mediobanca, avrebbero dovuto lanciare un’Opa totalitaria (con i soldi veri sul tavolo).
Invece… niente. 

Tutto è passato grazie all’ormai mitico “cavallo di Troia”: l’Ops di MPS.
E la Bce? 

Avrebbe potuto mettere qualche paletto alla decisione dei due azionisti di salire nell’azionariato delle due Banche, in quanto la posizione congiunta avrebbe assunto le sembianze di una quota di controllo.

Non l’ha fatto.
Risultato: due soci che ora pesano per il 28%. Ma tranquilli eh… “non controllano niente”.

Roba da far ridere i polli — pure quelli allevati nei pollai bio di Francoforte.

E la Consob? A settembre giurava che era tutto limpido. Poi arrivano le intercettazioni vere, e quel “limpido” fa la stessa fine dell’acqua di un acquario dopo che ci nuotano dentro venti carpe affamate.
Ora potrà al massimo tirare fuori un paio di sanzioni da usare come fermacarte e produrre un comunicato stampa che sembrerà scritto dopo tre sedute di training autogeno.

La Bce, dal canto suo, ha fatto ciò che spesso fa: osservare, protocollare e archiviare.
Ma onestamente pretendere che gli organismi europei capiscano per istinto le furbizie italiane è come chiedere ad un inglese di apprezzare gli gnocchi al ragù della suocera. 

È antropologia, non vigilanza.

Tutto questo potrebbe anche sembrare una pièce teatrale, se non fosse che , sempre rimanendo nel campo delle ipotesi, i Pubblici Ministeri stanno ragionando di “manipolazione del mercato” e di ‘‘ostacolo all’attività di vigilanza’’.

Ma il problema vero non è questo. 

Il problema è che i controlli sono diventati talmente formali e farraginosi  

da togliere alle Autorità ogni forma di giudizio autonomo. 

La politica ha voluto eliminare qualunque discrezionalità per paura dei “superpoteri”, ed il risultato è che oggi svolgono il lavoro di un notaio: guardano, verbalizzano, timbrano… e finisce lì.

Nel frattempo, sul mercato, c’è gente che si muove tra le pieghe delle norme come le “Farfalle” della ginnastica ritmica.

Così le nostre Autorità di controllo diventano sempre più decorative, tipo le guardie del Quirinale: impeccabili, immobili, irrilevanti.

Ed alla fine il colabrodo non sta nelle banche: sta nella rete di chi dovrebbe controllarle.
La prossima volta che scoppierà un caso del genere, sentiremo la solita litania:
“Ma come? Chi l’avrebbe mai immaginato?”
Chiunque.
Tranne quelli che avrebbero dovuto accorgersene per mestiere.

E a questo punto, a voler essere cattivi, ci sarebbe veramente da chiedersi che  senso abbia tenere in piedi questi baracconi, questi “stipendifici”, se quando servono, di fronte a certi comportamenti dei Governi, alla prova dei fatti si comportano come le tre scimmiette. 

Umberto Baldo

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