22 Luglio 2025 - 15.20

La Lega si gioca il Veneto tra veti, nomi e tensioni interne… e intanto si candida Marcato

Regionali 2025: centrodestra in trattativa serrata, Stefani in pole. Ma Marcato si candida e Zaia resta l’ago della bilancia

Il futuro politico del Veneto si intreccia a doppio filo con il destino della Lega, dell’autonomia differenziata e del presidente uscente Luca Zaia. Nella complessa partita delle elezioni regionali d’autunno, la coalizione di centrodestra è impegnata in una trattativa ad alta tensione. E se da un lato si fa strada il nome di Alberto Stefani come candidato leghista più accreditato, dall’altro il governatore uscente resta centrale — anche se probabilmente fuori dalla contesa diretta.

Al vertice tra Giorgia Meloni, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi, il clima è stato di apparente collaborazione. La presidente del Consiglio sembra orientata a cedere il Veneto alla Lega, pur senza accettare la lista Zaia, né alcun riferimento all’ex presidente nel simbolo del Carroccio. Una condizione che complica i piani della Lega, privata del suo maggiore traino elettorale, e spinge a immaginare un’uscita onorevole per Zaia: un seggio a Montecitorio in vista delle prossime Politiche, o — ipotesi sempre più flebile — un ruolo nel governo.

Nel frattempo, la Lega si muove su più fronti. Alberto Stefani, segretario regionale, ha costruito in questi mesi un’organizzazione capillare basata sulla rete di amministratori locali. Una candidatura sostenuta da parte del partito, ma tutt’altro che unanime. Da Treviso torna a farsi sentire Mario Conte, sindaco e presidente Anci, mentre la voce più decisa arriva da Roberto Marcato, assessore regionale allo Sviluppo economico.

Marcato si propone senza mezzi termini: «Io ci sono. Sono il miglior candidato possibile». Forte di un consenso personale che lo ha reso recordman di preferenze nelle ultime due tornate, rivendica il suo legame diretto con i veneti: «Io non ho debiti con nessuno, rispondo al popolo, non ai giochi romani. La Lega è nata per cambiare, non per dire sempre sì». Critico verso le logiche di partito, Marcato invoca una Lega “rivoluzionaria” e ribadisce il suo impegno per l’autonomia: «Il centralismo è il peggior nemico dello sviluppo del Paese».

Proprio l’autonomia è tornata al centro del dibattito, con il ministro Roberto Calderoli che rilancia la roadmap: entro settembre le prime intese con le Regioni virtuose, in primis sulla sanità. Calderoli parla di “mano libera” nei fondi sanitari per chi rispetta i bilanci, e vede nell’autonomia l’unica via per affrontare emergenze come le liste d’attesa.

Tuttavia, il quadro resta frammentato. Il presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga, ha escluso l’ipotesi di un election day, fissando il voto entro l’autunno. Il tempo stringe, la tensione cresce, e la questione veneta rischia di diventare un banco di prova per l’intera alleanza di governo. Senza Zaia in corsa, senza certezze su chi guiderà la regione, e con un partito — la Lega — spaccato tra fedeltà, ambizioni e personalismi.

Il tavolo è aggiornato alla prossima settimana, ma il futuro del Veneto si deciderà molto prima, nei corridoi romani e nelle stanze del potere. Con Zaia fuori gioco, il centrodestra dovrà decidere: Stefani, Marcato o un nome a sorpresa?

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