23 Ottobre 2025 - 17.17

I francesi si sono finalmente resi conto che il Nutri-Score è una cazzata?

Introdotto nel 2017 in Francia, il Nutri-Score mira ad aiutare i consumatori a comprendere meglio i prodotti che acquistano. Presenta una lettera sulla confezione, dalla A alla E, che indica la qualità nutrizionale migliore o peggiore. Tuttavia, non è sufficiente affidarsi solo a questo indicatore, soprattutto perché è facoltativo e non tutte le aziende lo riportano. Qualunque sia la lettera sul prodotto, è sempre importante analizzare l’alimento più da vicino.

Non è necessario eliminare gli alimenti solo per il loro Nutri-Score: zucchero e sale, ad esempio, hanno inevitabilmente un punteggio basso (E), ma possono essere consumati con moderazione. Allo stesso modo, un punteggio alto non garantisce che un prodotto sia salutare, perché alcuni alimenti ultraprocessati ottengono valori positivi.

Prodotti italiani penalizzati vs. ultraprocessati premiati

Alcuni prodotti tipici italiani ricevono un Nutri-Score negativo, pur essendo salutari e naturali:

  • Olio extravergine di oliva (D o E)
  • Parmigiano Reggiano (D)
  • Prosciutto crudo (D)
  • Pecorino sardo (D)

Invece, alcuni prodotti ultraprocessati ottengono un Nutri-Score positivo, nonostante siano meno sani:

  • Kebab confezionato (A o B)
  • Cereali da colazione zuccherati (A o B)
  • Yogurt aromatizzati industriali (A o B)

Questo dimostra come il Nutri-Score da solo possa essere fuorviante, premiando alimenti elaborati e penalizzando prodotti tradizionali di alta qualità.

Come utilizzare il Nutri-Score in modo corretto

Per avere un’indicazione utile, è consigliabile confrontare alimenti della stessa categoria e controllare attentamente l’elenco degli ingredienti. La presenza di additivi e marcatori di ultra-processazione (E seguiti da numeri o nomi tecnici) indica che l’alimento è molto elaborato, anche se il Nutri-Score è positivo.

In sintesi, il Nutri-Score può aiutare a orientarsi, ma non sostituisce il buon senso: privilegiare ingredienti naturali e prodotti meno trasformati rimane la strategia migliore.

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