3 Novembre 2017 - 11.38

ECONOMIA – La fine del segreto bancario

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Dall’eccesso di segreto esistente una volta a forse un eccessiva trasparenza in taluni casi al limite della violazione della privacy. A settembre è partita di fatto una procedura che prevede lo scambio automatico dei dati fiscali della clientela non residente. Noi come Italia abbiamo comunicato i nostri a 85 paesi ricevendo poi i dati per il momento solo da 60 paesi, con la Svizzera che dovrebbe adeguarsi a partire dal 2018.
Forse sta definitivamente ed inesorabilmente per essere scardinato il famoso segreto bancario svizzero, utilizzato da molti principalmente per non pagare le tasse in patria.
L’inizio di questo lungo percorso è datato 2009, quando le autorità svizzere sotto minaccia di pensantissime sanzioni permisero che venissero rilevati gli intestatari di circa 4mila conti svizzeri. Poi successivamente un po’ alla volta, i paletti che vincolavano il segreto bancario si sono via via affievoliti, fino a scoperchiare un autentico vaso di pandora all’interno del quale grazie a compiacenti normative di diversi paesi ed all’attività di importanti studi professionali c’era un mostruoso aggiramento dei sistemi fiscali.
Non solo Svizzera però, altri lidi vicino a noi erano considerati paradisi fiscali, come San Marino e Città del Vaticano. Basta pensare che San Marino per uscire dalla black list ha dovuto trattare severe e dure condizioni perdendo circa il 60% dei depositi rispetto il 2009. Mentre un accordo circa i rapporti di trasparenza con il Vaticano è stato raggiunto solo due anni fa. L’Austria invece fintanto che ci riuscirà è molto lenta ad uniformarsi a quanto previsto a livello europeo.
Se la determinazione degli Stati Uniti sta portando a far scomparire il segreto bancario, altrettanto vero in area Europea l’Italia è il paese che più si è speso per il successo di questa iniziativa rivolta ad una collaborazione internazionale nello scambio automatico a fini fiscali dei dati bancari.
Senzaltro il tutto rappresenta una svolta epocale nella lotta all’evasione fiscale, forse avremmo un mondo migliore e più trasparente, a volte anche a discapito di una privacy sempre più difficile da tutelare.

FABIO ROSSI

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