8 Maggio 2025 - 16.09

E’ arrivata la neve di maggio, la “bàchtalasneea” di Mario Rigoni Stern

La neve che stamattina ha fatto capolino sulle montagne venete, con la Marmolada ricoperta dal manto bianco ma anche con le Piccole Dolomiti vicentine immerse nella “fresca”, è la neve di maggio detta anche “neve della quaglia” o, meglio ancora, in cimbro, la “bàchtalasneea”.

L’indimenticabile Mario Rigoni Stern, in quel capolavoro che è “Sentieri sotto la neve” (edito da Einaudi nel 1998) descrisse i vari nomi cimbri che la neve assume nelle lande venete dell’Altopiano cimbro dei Sette Comuni.

“Ho tante nevi nella memoria: nevi di slavine, nevi di alte quote, nevi di montagne albanesi, di steppe russe, di lande polacche. Ma non di queste intendo parlare, dirò di come le nevi un tempo venivano indicate dalle mie parti: nevi dai più nomi, nevi d’antan, non considerate nei bollettini della stazioni meteorologiche”. Così scriveva nell’introduzione Rigoni Stern descrivendo questi antichi nomi: anche a lui, classe 1920, alcuni risultavano quasi estranei già allora.

Eccoli quindi i nomi della neve che Rigoni Stern cita in “Nevi”, mirabile racconto all’interno di “Sentieri sotto la neve”:

BRÜSKALAN è la prima neve dell’anno, in autunno: “Lo si sentiva nell’aria l’odore della prima neve, un odore pulito, leggero, più buono e grato di quello della nebbia”. È la neve che copre i campi, che avvolge ogni cosa di un velo bianco.

SNEEA è “neve abbondante e leggera giù dal molino del cielo”: le voci si affievoliscono, il mondo ovattato. È neve da sci e slittini, da caldo del focolare e della stufa.

HAAPAR è la neve di fine inverno, che si scioglie al sole e lascia intravedere il terreno sottostante. Si va verso l’imminente primavera.

HAARNUST è la“neve vecchia che verso primavera, nelle ore calde, il sole ammorbidisce in superficie e che poi il freddo della notte indurisce”. Neve per fuori pista a piedi o con gli sci, ma solo fino a metà mattina, fino a che sopporta il peso senza cedere.

SWALBALASNEEA è la “la neve della rondine, la neve di marzo che è sempre puntuale nei secoli”, soffice o bagnata, larga o simile a tormenta, volubile come il clima marzolino, l’ultima resistenza dell’inverno.

KUKSNEEA è la neve di aprile: “Sui prati che incominciano a rinverdire e dove sono fioriti i crochi non si ferma molto perché ancora prima del sole la terra in amore la fa sciogliere”. La neve di fine stagione.

BÀCHTALASNEEA è la neve della quaglia, la neve di maggio, non frequente, ma neppure rara: la temperatura cala bruscamente, una grossa nuvola si avvicina e per poche ore ecco la neve sui tarassachi, con i caprioli allarmati e gli uccelli spaventati.

KUASNEEA, la neve delle vacche, o meglio, la rara neve d’estate, che fa “scendere urlanti dai pascoli le vacche affamate“: Rigoni Stern dice di averla vista nel 1983 e di non essere sicuro nemmeno del nome.

Tutti nomi antichi delle neve in base ai mesi e ai versi ornitologici di alcuni animali, nomi ormai sconosciuti ai più, nomi depositari di una saggezza antica che va perdendosi ogni giorno.

In foto: Punta Penia (Marmolada) oggi

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