26 Settembre 2020 - 8.04

Covid-19 – “La libertà non è il diritto di far ammalare gli altri”

Il nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella non può certo essere definito un “chiacchierone”.
In questi anni, ma anche nei ruoli ricoperti in precedenza, egli si è sempre distinto per la sua “laconicità”; mai una parola sopra le righe, mai una polemica, sempre misurato nei ragionamenti.
Proprio per questa sua innata ponderatezza, le parole da lui pronunciate a Sassari in occasione di un convegno per il decennale dalla scomparsa di Francesco Cossiga (in un “contesto informale e privato”, come precisato successivamente dal Quirinale) hanno avuto l’effetto di un tuono, ed hanno fatto il giro del mondo sulle pagine dei media.
Ma cosa ha detto di così dirompente Sergio Mattarella?
Al Presidente non erano certo sfuggite le affermazioni del premier inglese Boris Johnson, pronunciate alla Camera dei Comuni in risposta ad un deputato laburista che gli chiedeva perchè in Germania ed in Italia si contino attualmente meno contagi che nel Regno Unito.
Perdendo a mio avviso una buona occasione per stare zitto, Johnson ha detto che tutto dipende dalla mentalità liberale degli inglesi rispetto ad altri popoli, specificando che: “Il nostro è un Paese che ama da sempre la libertà… Se guardiamo alla storia degli ultimi trecento anni, ogni avanzamento sociale, ogni forma di progresso civile, dalla libertà di parola alla democrazia, sono partiti da qui… Quindi è molto difficile chiedere al popolo britannico di obbedire uniformemente alle direttive oggi necessarie”.
Nessun giro di parole, nessun eufemismo da parte di BoJo (nomignolo del premier britannico); dritto in base. Gli inglesi si ammalano di più perchè amano la libertà più dei tedeschi e degli italiani, che, sottinteso, sarebbero meno liberi, più “servi”, dei sudditi di Sua Maestà Britannica.
Parole sopra le righe di un laeder in difficoltà, che però hanno irritato Sergio Mattarella.
Che ha aspettato qualche giorno, probabilmente in attesa di qualche reazione da Palazzo Chigi o dalla Farnesina, che però non c’è stata.
A questo punto ha provveduto in prima persona a rintuzzare i bollenti spiriti di BoJo, dicendo : “Anche noi italiani amiamo la libertà, ma abbiamo a cuore anche la serietà”.
Tredici parole, però taglienti come una lama. Tredici parole mirate a rimettere al suo posto l’atavica supponenza inglese, e di un Boris Johnson che assomiglia sempre più ad un leader da operetta. Tredici parole che finiscono su tutti i media del mondo.
Non è la prima volta che Mattarella si pronuncia su questo tema. Lo aveva fatto lo scorso 31 luglio, durante la consueta “cerimonia del Ventaglio” al Quirinale, specificando: “No. La libertà non è il diritto di far ammalare gli altri. Qualche mese fa morivano 800 persone al giorno, adesso non possiamo rimuovere tutto per rispetto dei defunti, dei sacrifici affrontati dalla gente con comportamenti che ci permettono di guardare con maggior fiducia al futuro… Altrove il rifiuto o l’impossibilità di seguire quei comportamenti sta provocando drammatiche conseguenze”.
Parole quasi profetiche, visto che in Inghilterra, Spagna, Francia proprio quell’ “amore della libertà” (sic!) di cui parla Johnson sta creando disastri, con una ripresa della pandemia che costringe questi Paesi a mettere nuovamente in lockdown milioni di cittadini.
Ristabilita la “dignità” della nostra Italia, pretendendo il rispetto che gli italiani meritano, e di questo siamo grati al Presidente, va comunque detto che se i nostri numeri attuali dei contagi sono sicuramente più contenuti di quelli di altri Paesi, ciò non vuol dire che si possa stare tranquilli, cullandosi sugli allori.
Perchè non solo il virus c’è, con buona pace dei negazionisti che anche in questi giorni si sono fatti vedere in alcune capitali europee protestando contro le misure di contenimento decise da Macron, piuttosto che da Sanchez, e dallo stesso Johnson, ma sta anche girando alla grande.
E’ di queste ore l’annuncio del Governatore della Campania che ha disposto nuovamente l’obbligo di portare la mascherina anche all’aperto, e provvedimenti analoghi sono stati presi anche in Liguria.
E che l’aumento in Campania sia allarmante lo dimostra la decisione del Direttore Generale dell’Ospedale Cotugno di Napoli che ha annunciato la sospensione dei tamponi per screening nel suo Istituto. Quindi adesso si va avanti solo con quelli riferiti ai casi segnalati dalle Asl, perché il personale medico è alle prese con una nuova ondata di ricoveri.
Ma non dobbiamo pensare alla Campania come un caso isolato, perchè l’aumento dei contagi accomuna tutte le Regioni italiane, nessuna esclusa.
Ed oltretutto, com’era da aspettarsi, si assiste ad un aumento significativo dell’età media dei positivi.
Dico com’era da aspettarsi perchè, dato che i “vecchi” sono sicuramente più rispettosi delle regole anti contagio, se in estate hanno imperversato discoteche e movide con una maggiore diffusione del Covid-19 fra i giovani, adesso che sono state riaperte le scuole, il virus viene “portato nella case“ dai ragazzi, diffondendo la pandemia fra la popolazione più fragile perchè più anziana (il 76,1% dei 2.868 focolai attualmente attivi continua a verificarsi in ambito familiare).
E’ evidente che a questo punto, per evitare che la situazione vada fuori controllo come nella primavera scorsa, per scongiurare chiusure generalizzate è necessario ripristinare il massimo rigore nei comportamenti.
I segnali purtroppo ci sono tutti. A soli dieci giorni dalla ripartenza si registrano già 400 scuole toccate dall’epidemia, di cui per 75 si è decisa la chiusura.
Restando ai freddi numeri, in questo brevissimo scorcio dell’anno scolastico i positivi risultano per il 76% studenti, e per il 13% docenti e altro personale.
Vi ho già intrattenuto qualche giorno fa sulle problematiche relative all’emissione dei certificati per il rientro a scuola dopo una malattia (non necessariamente Covid-19), e sulle diatribe con i pediatri.
Non ritorno quindi sul tema, ma non possiamo nasconderci che siamo alle soglie dell’autunno, e che la paura del Covid-19 crescerà ad ogni colpo di tosse, ad ogni starnuto, ad ogni linea di febbre.
Ed è proprio questo scenario che fa dire a Paolo Bresci, presidente dei Pediatri italiani: “Già oggi stiamo prescrivendo diversi tamponi, ma quando cresceranno i casi di bambini o ragazzi con uno o più sintomi credo che saranno necessari come minimo 5 tamponi al giorno per ogni pediatra. E si tratta di una stima prudente”.
Poichè la matematica non è un’opinione, calcolando che in Italia ci sono circa 7.500 pediatri di libera scelta, che assistono in media 800 minori, ogni settimana un pediatra potrebbe prescrivere 110 tamponi, il che porta il conto finale più o meno ad un milione di tamponi al mese per i soli studenti.
Con questi numeri, cui si aggiungono quelli relativi al resto della popolazione, non è difficile immaginare che i tempi per avere l’esito dell’esame si dilateranno, per oggettive difficoltà dei laboratori a tenere il passo con le richieste.
Ed a quel punto si innescherebbero le conseguenti problematiche delle quarantene obbligate per mamme, papà, ed altri conviventi.
E’ evidente che, di fronte a questi problemi, le polemiche servono a poco.
Soprattutto quelle politiche. L’epidemia non può diventare oggetto di scontro fra partiti.
Quello che serve è la responsabilità di tutti.
Delle autorità sanitarie, soprattutto regionali, che devono fare l’impossibile per aumentare la capacità degli ospedali e delle strutture private di processare tamponi.
Ma anche, e soprattutto, quella di ciascuno di noi.
Perchè il virus non viaggia nell’aria, ma si diffonde con i contatti ravvicinati senza protezioni.
Quindi dobbiamo continuare con perseveranza a seguire le regole anti contagio, in particolare il distanziamento fisico.
Regole che non sono, come qualcuno vuole farci credere, una limitazione alla nostra libertà. Perchè ha ragione il Presidente Mattarella quando dice che “La libertà non è il diritto di far ammalare gli altri”.
Questo vale anche per Boris Johnson che, per inciso, quando è stato ricoverato in serie condizioni per aver contratto il Covid-19, è stato curato dal dott. Luigi Camporota, un medico italiano.
Umberto Baldo

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