Contraccezione tassata: il nuovo kamasutra fiscale di Pechino. Il Partito contro il preservativo

di Umberto Baldo
Da che mondo è mondo, ogni regime ha un fetish: c’è chi ama le uniformi, chi i monumenti, e poi ci sono quelli fissati con i numeri.
Mussolini aspirava ai mitici “otto milioni di baionette” (che poi, a conti fatti, erano più baionette che uomini). Mao invece filosofeggiava sul fatto che “il numero è potenza”.
Le democrazie che un tempo dei numeri se ne fregavano perché ogni nuovo nato era un lavoratore in erba buono per i campi, oggi tremano come foglie d’autunno: con welfare, pensioni e sanità da mantenere, se la gente non fa figli sono dolori veri.
La matematica non sarà un’opinione, ma il bilancio statale sì: e ultimamente racconta un film dell’orrore.
Come ho già avuto modo di scrivere, il declino demografico è globale: si salva un po’ l’Africa, ma tranquilli, arriveranno anche loro; la denatalità è come Netflix, prima o poi si abbonano tutti.
In Occidente si sta faticosamente cercando di provare a sanare i buchi attuali e futuri nelle scuole e nelle fabbriche (e soprattutto nella Previdenza) con l’immigrazione.
In Oriente, per ragioni storiche e culturali la filosofia è semplice: “stranieri? No grazie”.
Cina, Giappone: basta bussare, tanto non ti aprono.
Chiamatela pure xenofobia culturale, ma è così, punto e basta.
Ma veniamo al capolavoro: la Cina, l’antico Celeste Impero.
Oggi viaggia ad un eroico 1,0 figli per donna, roba che nemmeno in un convento di clausura.
E dire che nel 1979 il grande Deng Xiaoping, spaventato dai troppi nuovi cinesi che rischiavano di rallentargli il Pil in corsa, partorì la celebre politica del “figlio unico”.
Come la impose? Con gentilezza, carezze e fiorellini? Ma va’.
Con la cattiveria istituzionale, quella con timbro e protocollo, e prigione all’occorrenza.
I cinesi, obtorto collo, si adeguarono.
Poi però la demografia, che non è un Lego per bambini, né un giochino per dilettanti o apprendisti stregoni, ha presentato il conto: nascite a picco.
Così nel 2015 il Partito ha detto: “via libera al secondo figlio!”.
Applausi? No. Restò tutto nell’album dei buoni propositi.
Nel 2021 nuova svolta: tre figli!
Alla fine parto libero. Come dire: ragazzi dateci dentro che Xi Jinping è con voi!
Un vero “Black Friday” della natalità.
Vendita promozionale: “prendine uno, portane a casa tre”.
Risultato? Uguale. La gente continua a scegliere lavoro, carriera, vita privata.
Insomma: il capitalismo ha fatto più danni della politica del figlio unico.
Allora i leader cinesi hanno tirato fuori tutto l’armamentario che vediamo anche da noi: premi, nidi, congedi, pacche sulle spalle.
Risultati? Buh. Un soffio. Un sussurro. Una pernacchia statistica.
Ed ecco l’idea geniale, di quelle che solo un governo molto creativo o molto disperato può partorire: rendiamo più costosi i contraccettivi.
Dal 1° gennaio 2026, l’IVA su profilattici e pillole — tolta nel lontano 1993 — risale al 13%.
Perché? Perché dicono che sono metodi “antisociali”.
Traduzione: se non fate figli spontaneamente, vi tolgo pure la scusa.
Il cerchio si chiude, l’assurdo regna sovrano, e la burocrazia si illude di poter manipolare la biologia come fosse un file Excel.
Ma la verità arriva, puntuale come una risata: su Weibo, il Twitter cinese, un giovane ha scritto il commento definitivo, il più cinese dei commenti possibili, ma anche il più universalmente sensato: «Se un giovane non ha soldi per un condom, o per la pillola, difficile ne abbia per crescere un figlio».
Fine. Sipario. Non fa una piega.
E non servirà ad un beato cazzo neppure questa legge.
Potete metterci pure l’IVA al 200%: se la gente non vuole figli, non li fa.
Punto e a capo.













