Le foreste tropicali australiane non respirano più: per la prima volta emettono più CO₂ di quanta ne assorbano

Le foreste pluviali dell’Australia settentrionale, considerate per decenni tra i polmoni verdi del pianeta, stanno esaurendo la loro capacità di assorbire anidride carbonica. Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Nature rivela che questi ecosistemi, paradisi di biodiversità finora ritenuti “pozzi di carbonio”, hanno iniziato a rilasciare più CO₂ di quanta ne immagazzinino.
La ricerca, condotta da un team internazionale guidato da Patrick Meir dell’Università di Edimburgo, ha analizzato quasi 50 anni di dati sulle foreste pluviali del Queensland. I risultati mostrano che, intorno al 2000, la decomposizione accelerata degli alberi morti ha superato la capacità di assorbimento del carbonio da parte della vegetazione in crescita, trasformando le foreste in emettitrici nette di gas serra.
“È la prima volta che questo fenomeno viene documentato in foreste naturali indisturbate e che si protrae per anni”, ha spiegato Meir, definendo la scoperta “molto preoccupante”. Le temperature estreme, la siccità e l’aumento dell’intensità dei cicloni — tutti effetti del cambiamento climatico — avrebbero alterato profondamente l’equilibrio degli ecosistemi tropicali.
Secondo David Bauman, dell’Istituto francese di Ricerca per lo Sviluppo, “la morte progressiva degli alberi ha ridotto la capacità di stoccaggio del carbonio della foresta più rapidamente del previsto”.
Gli studiosi avvertono che il fenomeno potrebbe presto interessare anche altre foreste tropicali, come quelle dell’Amazzonia, dove si osservano già segnali simili. “Sembra che tutte le foreste tropicali reagiscano in modo analogo, anche se con tempi e meccanismi diversi”, ha aggiunto Meir.
Per Melanie Zeppel, esperta di carbonio forestale e vicedirettrice della società australiana Pollination, i risultati “devono suonare un campanello d’allarme globale”. “L’impatto del cambiamento climatico sul carbonio forestale è più grave di quanto si pensasse. Serve un’azione immediata e prioritaria”, ha dichiarato all’AFP.
Il dato arriva in un contesto in cui l’Australia, nonostante sia tra i paesi più vulnerabili agli effetti del riscaldamento globale, continua a essere uno dei maggiori esportatori di carbone al mondo e a sostenere con sussidi le fonti fossili. Secondo l’Osservatorio europeo Copernicus, la media delle temperature globali nel biennio 2023-2024 ha già superato di 1,5°C i livelli preindustriali — una soglia simbolica che segna un punto di non ritorno nella storia del clima moderno.













