Ecco come i danni ambientali mettono a rischio lo stile di vita europeo

Lo stile di vita europeo è messo a rischio dal degrado ambientale, con il collasso climatico e la perdita di fauna selvatica che “stanno rovinando gli ecosistemi che sostengono l’economia”, avvertono i funzionari dell’UE.
Secondo l’Agenzia europea dell’ambiente, il continente ha compiuto “importanti progressi” nella riduzione dell’inquinamento che riscalda il pianeta, ma la morte della fauna selvatica e il degrado climatico stanno compromettendo le basi naturali su cui si regge l’economia europea. La settima edizione del rapporto, pubblicata ogni cinque anni dal 1995, ha evidenziato punti critici in più settori.
Tra i dati principali:
- Oltre l’80% degli habitat protetti versa in pessime condizioni, con modelli di consumo e produzione non sostenibili che causano la perdita di fauna selvatica.
- Il “pozzo di carbonio” dell’UE è diminuito di circa il 30% in un decennio a causa di disboscamento, incendi boschivi e parassiti.
- Le emissioni dei trasporti e dell’alimentazione sono rimaste pressoché invariate dal 2005, nonostante i progressi registrati in altri settori.
- Gli Stati membri non sono riusciti ad adattarsi alle condizioni meteorologiche estreme con la stessa rapidità con cui i rischi sono aumentati.
- Lo stress idrico colpisce già un europeo su tre e peggiorerà con i cambiamenti climatici.
“Stiamo lottando per raggiungere i nostri obiettivi per il 2030 in molti settori”, ha affermato Leena Ylä-Mononen, direttrice esecutiva dell’Agenzia europea dell’ambiente. “Questo mette a rischio prosperità, competitività e qualità della vita futura degli europei”.
L’avvertimento arriva in un momento in cui le norme ambientali arretrano: partiti di estrema destra che negano la scienza del cambiamento climatico guadagnano terreno e gli Stati Uniti spingono l’UE a acquistare combustibili fossili e ad allentare le regole anti-inquinamento sui beni importati. In un discorso alle Nazioni Unite, Donald Trump ha affermato, senza prove, che molti Paesi europei erano “sull’orlo della distruzione a causa del programma per l’energia verde”, attribuendo la perdita di posti di lavoro e la chiusura di fabbriche al calo del 37% delle emissioni europee dal 1990.
I tre principali funzionari UE responsabili della politica ambientale – Teresa Ribera, Jessika Roswall e Wopke Hoekstra – hanno utilizzato i dati del rapporto per sostenere l’urgenza di proseguire l’azione per il clima:
- Hoekstra: “I costi dell’inazione sono enormi. Il cambiamento climatico è una minaccia diretta alla competitività”.
- Ribera: “Ritardare gli obiettivi climatici aumenterebbe i costi, approfondirebbe le disuguaglianze e indebolirebbe la resilienza europea”.
Il rapporto traccia il quadro più completo dell’ambiente europeo, anche se i dati più recenti per alcune questioni risalgono al 2021. Tra gli indicatori:
- Solo 2 dei 22 obiettivi politici per il 2030 – emissioni di gas serra e sostanze che riducono lo strato di ozono – sono “ampiamente in linea con i tempi previsti”.
- 9 obiettivi sono “ampiamente fuori dai tempi previsti”.
- Gli altri mostrano andamento discontinuo.
Lo stato dell’ambiente naturale è considerato particolarmente preoccupante:
- L’UE non è riuscita a invertire la perdita di biodiversità entro il 2020.
- Nessun indicatore di biodiversità è sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi 2030.
- Una nota positiva: le aree protette sono cresciute al 26,1% della superficie terrestre e al 12,3% di quella marina nel 2022.
Anche i progressi verso un’economia circolare sono stati limitati: la quota di materiali soddisfatta dal riciclo è aumentata solo dal 10,7% nel 2010 all’11,8% nel 2023. Tobias Lung, coautore del rapporto, sottolinea: “Il vero campanello d’allarme sono i nostri consumi: sono troppo elevati”.
Negli ultimi anni, i leader UE hanno spostato l’attenzione dalla lotta climatica alla competitività economica, indebolendo le politiche verdi e concedendo flessibilità ai settori industriali e agli Stati membri contrari al ritmo della transizione.
Un aspetto positivo riguarda la qualità dell’aria, che ha portato a una diminuzione del 50% delle morti premature da polveri sottili dal 2005: “Stiamo salvando vite umane grazie a queste azioni – ha dichiarato Ylä-Mononen – è evidente che bisogna continuare così”.













