Festival di Venezia, Julia Roberts e Guadagnino si mettono a nudo in After the Hunt

Julia Roberts arriva per la prima volta alla Mostra del Cinema di Venezia e lo fa con un ruolo che segna una nuova fase della sua carriera, guidata dallo sguardo sofisticato e mai banale di Luca Guadagnino. “After the Hunt”, presentato in anteprima mondiale al Lido, è un thriller psicologico che si muove tra le pieghe del potere accademico e le ombre del passato, dove la tensione non è fatta di azione ma di sguardi, silenzi e dialoghi taglienti. Roberts interpreta Alma, una professoressa di filosofia in un’università d’élite che si trova al centro di una crisi morale: quando una sua allieva denuncia un docente, l’equilibrio fragile tra verità, ricordi e responsabilità viene scosso, e l’ombra di un segreto personale torna a minacciarla. Al suo fianco un cast di grande impatto, da Andrew Garfield ad Ayo Edebiri, tutti abili nel restituire l’ambiguità di un mondo chiuso e competitivo.
Il debutto veneziano è stato accolto con calore: sei minuti di standing ovation hanno commosso Julia Roberts, che ha stretto in un abbraccio affettuoso Guadagnino e i colleghi di set. La diva di Hollywood, abituata ai riflettori ma non alle atmosfere rarefatte del Lido, ha scelto di presentarsi con eleganza, ma anche con un tocco di ironia, arrivando in laguna indossando un cardigan con il volto del regista, segno di una sintonia rara tra attrice e autore. La sua presenza ha attirato l’attenzione non solo per il glamour, ma per la forza di un’interpretazione che la critica ha definito intensa, sfumata e capace di restituire il peso di un personaggio in bilico tra colpa e dignità.
Il film stesso ha diviso, com’è naturale quando un’opera sceglie di affrontare temi brucianti come il #MeToo, la cultura del sospetto e le dinamiche del cosiddetto cancel culture. Guadagnino costruisce un racconto elegante, quasi glaciale, dove le parole sono lame sottili e la bellezza delle immagini contrasta con il malessere che scorre sotterraneo. Alcuni hanno parlato di un’opera troppo cerebralmente ambiziosa, che rischia di soffocare nel suo stesso rigore, altri invece hanno visto in questa misura la cifra di un cinema che rifiuta la semplificazione e chiede al pubblico di mettersi in gioco. Roberts stessa, in conferenza stampa, ha difeso con passione il progetto sottolineando come “l’umanità stia perdendo l’arte della conversazione” e come film di questo tipo servano proprio a riaccendere il confronto, senza timore delle fratture che possono generare.
“After the Hunt” esce dalle giornate veneziane come uno dei titoli destinati a far discutere nei prossimi mesi. Non solo per l’eleganza con cui Guadagnino ha saputo orchestrare una storia di potere e fragilità, ma per il modo in cui Julia Roberts ha scelto di mettersi in gioco, lontana dai ruoli rassicuranti che l’hanno resa celebre. La sua prima volta a Venezia è stata un incontro tra il carisma di una star e la ricerca di un autore che ama sondare le zone grigie dell’animo umano. Il risultato è un film che divide e affascina, e che conferma come la Mostra sia ancora il luogo privilegiato per accendere conversazioni destinate a non spegnersi facilmente.













