Francia – “Brigitte Macron transgender”: la fake news finisce in Cassazione

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Lunedì 14 luglio, l’avvocato di Brigitte Macron ha confermato all’AFP che la Première Dame francese ha presentato ricorso contro l’assoluzione, avvenuta giovedì scorso, di Natacha Rey e Amandine Roy da parte della Corte d’Appello di Parigi. Le due donne erano state accusate di aver diffuso online la teoria complottista secondo cui Brigitte Macron sarebbe in realtà una persona transgender, e che in passato sarebbe stata suo fratello, Jean-Michel Trogneux. Anche quest’ultimo ha formalizzato il ricorso. A farlo sapere è stato l’avvocato Jean Ennochi, confermando un’informazione di France Info. La procura ha inoltre presentato un ricorso autonomo, secondo quanto risulta da documenti visionati dall’AFP.

La vicenda giudiziaria ha avuto origine nel 2021, quando Rey e Roy diffusero su YouTube una lunga “intervista” in cui, senza prove, sostenevano che Brigitte Macron non fosse mai esistita e che dietro la sua identità si celasse il fratello, dopo un’ipotetica transizione di genere. Durante il video — della durata di oltre quattro ore — vennero mostrate fotografie della famiglia Macron, ipotizzati interventi chirurgici, smentita la maternità dei tre figli di Brigitte e diffuse informazioni personali su Trogneux.

Nel settembre 2023, in primo grado, entrambe le donne erano state condannate a una multa di 500 euro con sospensione condizionale e al pagamento di un risarcimento di 8.000 euro a Brigitte Macron e 5.000 euro al fratello. Tuttavia, la Corte d’Appello ha assolto Rey e Roy da 18 dei 19 capi d’imputazione, ritenendo che le accuse, pur gravi, fossero riconducibili alla “buona fede” e non configurassero diffamazione punibile ai sensi della legge sulla stampa.

Il tribunale ha giudicato non perseguibile anche l’unico passaggio riferito alla presunta corruzione di minore.

La bufala su Brigitte Macron è riemersa regolarmente sui social media fin dall’elezione di Emmanuel Macron nel 2017, ma ha avuto nuova visibilità nel 2021 grazie al video di Roy e Rey. Negli ultimi mesi, la teoria ha trovato eco anche negli Stati Uniti, dove è stata rilanciata da figure dell’estrema destra, come Candace Owens, nel pieno della campagna presidenziale americana.

Secondo diverse analisi, queste teorie fanno parte di una più ampia strategia transfobica che ha già preso di mira altre figure pubbliche, tra cui Michelle Obama, Kamala Harris e Jacinda Ardern.